{"id":7303,"date":"2009-02-13T00:00:00","date_gmt":"2009-02-13T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7303"},"modified":"2009-02-13T00:00:00","modified_gmt":"2009-02-13T00:00:00","slug":"noi-fatti-per-la-vita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/noi-fatti-per-la-vita\/","title":{"rendered":"Noi, fatti per la Vita"},"content":{"rendered":"
Di fronte alla sofferenza, al dolore, alla morte, quante volte abbiamo sentito dire che vane sono state le preghiere? L’angoscia e il dubbio lentamente trovano spazio e ci domandiamo: perch\u00e9 Dio ha voluto questo? \u00c8 davvero questa la Sua volont\u00e0? Domande, interrogativi che Papa Benedetto mette in evidenza nella sua riflessione domenicale, dedicata alla Giornata mondiale del malato, 11 febbraio. E questo perch\u00e9 nella cultura del nostro tempo il tema della sofferenza e della morte \u00e8 praticamente rimosso: se ne parla solo occasionalmente. Gli ultimi giorni dell’esistenza terrena si consumano quasi sempre in ospedale, certo per dare migliori cure alla persona cara. Ma \u00e8 indubbio che essendo il malato ‘lontano’ da casa, la malattia diventa un qualcosa di ‘lontano da noi’. E poi la medicina con le sue sempre nuove capacit\u00e0 ci porta a considerare la malattia un incidente di facile soluzione, prospettandoci quasi una sorta di immortalit\u00e0 fisica. Salvo poi accorgerci che non \u00e8 sempre cos\u00ec. Per questo la civilt\u00e0 di una societ\u00e0 si misura anche dalla sua capacit\u00e0 di salvaguardare, accompagnare e proteggere colui che ha bisogno di cure e di assistenza, soprattutto le persone pi\u00f9 deboli e coloro che sono maggiormente in difficolt\u00e0. Ges\u00f9 \u00e8 il Dio della vitaNell’Angelus domenicale Benedetto XVI ricorda come nei Vangeli ci viene presentata l’esperienza della guarigione di molti malati da parte di Cristo. Ed \u00e8 proprio attraverso queste guarigioni che Cristo ci invita a riflettere sul senso e sul valore della malattia, in ogni situazione in cui l’essere umano pu\u00f2 trovarsi.’Nonostante che la malattia faccia parte dell’esperienza umana, ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perch\u00e9 a volte diventa veramente pesante e grave, ma essenzialmente perch\u00e9 siamo fatti per la vita, per la vita completa’. Cos\u00ec, quando ci troviamo di fronte alla morte o alla sofferenza, non troviamo quasi le parole, e non ci basta pensare a Dio come pienezza di vita. Ma Ges\u00f9 non lascia dubbi, dice il Papa: Dio ‘\u00e8 il Dio della vita, che ci libera da ogni male. I segni di questa sua potenza d’amore sono le guarigioni che compie: dimostra cos\u00ec che il regno di Dio \u00e8 vicino, restituendo uomini e donne alla loro piena integrit\u00e0 di spirito e di corpo’. Ma queste guarigioni sono segni da interpretare; segni che ci guidano verso Dio ‘e ci fanno capire che la vera e pi\u00f9 profonda malattia dell’uomo \u00e8 l’assenza di Dio, della fonte di verit\u00e0 e di amore. E solo la riconciliazione con Dio pu\u00f2 donarci la vera guarigione, la vera vita, perch\u00e9 una vita senza amore e senza verit\u00e0 non sarebbe vita’.Dietro la sofferenza c’\u00e8 sempre un volto di uomo e di donna, un volto segnato dal dolore, rigato dalle lacrime; il volto di un padre, di una madre, di un marito, di una moglie, di un figlio, di un amico. Ma la morte resta, esiste. Tutti gli esseri umani devono morire. ‘Perch\u00e9 Dio lo vuole?’ si chiede il card. Carlo Maria Martini nelle sue Conversazioni notturne a Gerusalemme. E spiega: ‘Con la morte di suo Figlio avrebbe potuto risparmiare la morte agli altri uomini. Soltanto in seguito un concetto teologico mi \u00e8 stato di aiuto nel mio travaglio: senza la morte, non saremmo in grado di dedicarci completamente a Dio. Terremmo aperte delle uscite di sicurezza, non sarebbe vera dedizione. Nella morte, invece, siamo costretti a riporre la nostra speranza in Dio e a credere in lui. Nella morte spero di riuscire a dire questo s\u00ec a Dio’. I piccoli al primo postoLa morte, la sofferenza. Le cronache di questi giorni ci portano storie di vite spezzate, violate; ci dicono di uomini che per gioco bruciano un altro uomo; ci raccontano, infine, della lotta silenziosa di una donna che, da 17 anni in coma, aveva continuato a lungo a dare piccoli segni di vita. Dice il Papa: ‘Preghiamo per tutti i malati, specialmente per quelli pi\u00f9 gravi, che non possono in alcun modo provvedere a se stessi, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui: possa ciascuno di loro sperimentare, nella sollecitudine di chi gli \u00e8 accanto, la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della sua grazia che ci salva’. Angelus, dicevamo, che ricorda la Giornata del malato; e quest’anno, nel Messaggio, il Papa mette in primo i bambini, le creature pi\u00f9 deboli e indifese. Piccoli esseri umani malati e sofferenti, ‘che portano nel corpo le conseguenze di malattie invalidanti’ e che lottano con mali ancora inguaribili. Bambini feriti nel corpo e nell’anima ‘a seguito di conflitti e guerre’, vittime innocenti dell’odio di insensate persone adulte. I ragazzi di strada, ‘privati del calore di una famiglia e abbandonati a se stessi’; bambini violati nella loro innocenza ‘da gente abietta’; bambini, ancora, ‘che muoiono a causa della sete, della fame, della carenza di assistenza sanitaria, come pure i piccoli esuli e profughi dalla propria terra’. Se Dio \u00e8 il Dio della vita che ci libera da ogni male, questo significa che non abbandona mai i suoi figli nella prova, ‘ma sempre li rifornisce di mirabili risorse di cuore e di intelligenza per essere in grado di fronteggiare adeguatamente le difficolt\u00e0 della vita’. Allora \u00e8 importante affermare con forza ‘l’assoluta e suprema dignit\u00e0 di ogni vita umana’. Di qui, infine, la preghiera del Papa, all’Angelus, per ‘tutti i malati, specialmente per quelli pi\u00f9 gravi, che non possono in alcun modo provvedere a se stessi, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui: possa ciascuno di loro sperimentare, nella sollecitudine di chi gli \u00e8 accanto, la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della Sua grazia che salva’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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