{"id":7218,"date":"2009-01-02T00:00:00","date_gmt":"2009-01-02T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7218"},"modified":"2015-06-17T16:13:25","modified_gmt":"2015-06-17T14:13:25","slug":"il-primogenito-di-tutti-i-figli-amati-dal-padre","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-primogenito-di-tutti-i-figli-amati-dal-padre\/","title":{"rendered":"Il primogenito di tutti i figli amati dal Padre"},"content":{"rendered":"

Il Giordano \u00e8 il fiume di confine tra l’\u00e8ra ebraica e quella cristiana: lo attravers\u00f2 per primo Ges\u00f9 per introdurci nella terra nuova di Dio. Il suo battesimo segn\u00f2 l’inizio di una generazione nuova, quella dei figli di Dio, che non sono nati n\u00e9 dalla carne, n\u00e9 dal sangue, n\u00e9 da volont\u00e0 umana, ma da acqua e Spirito santo (Gv<\/em> 1,13; 3,5). Lo proclam\u00f2 lo stesso Battista: “Io vi ho battezzato con acqua, ma lui (Ges\u00f9) vi battezzer\u00e0 in Spirito santo”. Segn\u00f2 cos\u00ec l’abissale differenza tra il suo battesimo e quello cristiano. Ogni anno la liturgia ci invita a riscoprire il nostro battesimo, presentandoci Ges\u00f9 al Giordano. Da quel fiume inizi\u00f2 la sua missione, da quel fiume inizia il nostro cammino di credenti: tutti l\u00e0 siamo nati.<\/p>\n

Le folle giudee correvano verso il fiume per esprimere il pentimento dei loro peccati e la volont\u00e0 di riscattarsi; le folle cristiane iniziano il loro cammino dal battesimo in Spirito per annunciare a tutti la bella notizia del Vangelo, quella dell’amore di Dio per il mondo. E pensare che ci sono cristiani che chiedono lo “sbattezzo”, cio\u00e8 la cancellazione del loro nome dai registri parrocchiali, perch\u00e9 si vergognano di essere figli di un Dio che hanno rinnegato. Fa pena solo a pensarlo! Chiedono a Dio una cosa impossibile: di non ritenerli pi\u00f9 suoi figli e di non amarli pi\u00f9 come tali. Noi, che crediamo all’amore immutabile di Dio, torniamo oggi alla lezione di catechesi battesimale che Dio ci dona sulle rive del Giordano.<\/p>\n

Tra l’Epifania appena celebrata e la scena oggi descritta c’\u00e8 un intervallo di tempo di circa trenta anni, che noi scavalchiamo in pochi giorni. L’evangelista ce lo ricorda dicendo che “Ges\u00f9 venne da Nazareth in Galilea”, dove ha trascorso trenta anni di nascondimento, immerso nel quotidiano di una vita uguale a quella di tutti. Ora che \u00e8 adulto, ha deciso di uscire allo scoperto, rivelando il mistero nascosto in lui sotto le vesti di ogni giorno. Mostra a tutti che il mistero di Dio, la sua presenza gloriosa, fa irruzione nella vita umana quotidiana. In fin dei conti questa \u00e8 la realt\u00e0 del nostro battesimo: siamo figli di Dio in formato umano; nascondiamo Dio nel velo della nostra carne mortale, come tabernacoli viventi. Siamo stati coniati come monete che hanno due facce: una faccia umana e una divina. Basta rigirarsi per scoprirle tutt’e due.<\/p>\n

Marco non descrive il battesimo di Ges\u00f9 da parte del Battista, lo d\u00e0 per scontato. Ci racconta invece ci\u00f2 che avvenne dopo, quando Ges\u00f9 risal\u00ec a riva, fuori del fiume. Questo per distinguere bene e non confondere i due battesimi, quello di Giovanni e quello di Ges\u00f9. La descrizione \u00e8 molto sintetica, ma ricca di riferimenti biblici. I primi cristiani, che conoscevano bene la Bibbia ebraica, sapevano fare collegamenti rapidi e puntuali con i testi profetici riguardanti Ges\u00f9. Marco dice che Ges\u00f9 “uscendo subito dall’acqua, vide squarciarsi i cieli”. Si form\u00f2 uno strappo (in greco: schiz\u00e8<\/em>) nel cielo, come se Dio spalancasse forzatamente le porte di casa sua e rompesse il silenzio durato quattro secoli, da quando l’ultimo profeta, Malachia, era morto. Da allora un grido erompeva dal cuore dei veri credenti: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is<\/em> 63,19). Il grido nasceva dal ricordo nostalgico dell’Esodo: “Dov’\u00e8 Colui che fece uscire dall’acqua del Nilo il pastore del suo gregge, dov’\u00e8 Colui che gli pose nell’intimo il suo santo Spirito?” (Is<\/em> 63,11).<\/p>\n

Ora il nuovo Mos\u00e8 era risalito dalle acque e poteva riprendere il nuovo cammino del popolo di Dio: Dio aveva squarciato i cieli ed era di nuovo tra noi, era il Dio con noi. Ebbe lo stesso significato ci\u00f2 che si verific\u00f2 al momento della morte di Ges\u00f9 in croce: “Il velo del tempio si squarci\u00f2” (schiz\u00e8<\/em>). Ormai il cielo di Dio \u00e8 aperto, a tutti i credenti \u00e8 stata data la chiave di casa. A questo punto, l’evangelista costruisce il suo racconto come un dialogo del Padre col Figlio e lo descrive come una visione e come un oracolo: lo Spirito scende su Ges\u00f9 sotto forma di colomba e Dio parla direttamente a suo Figlio. La discesa dello Spirito dal cielo era indicata come il segno dei tempi nuovi, l’\u00e8ra nuova della salvezza. Pietro lo spiegher\u00e0 il giorno di Pentecoste (At<\/em> 2,16-21). La sua discesa sul Messia costituiva la sua consacrazione alla missione che doveva svolgere (Is<\/em> 11, 2; 42,2).<\/p>\n

La colomba \u00e8 l’uccello pi\u00f9 citato dalla Bibbia, con diverse sfumature di senso: \u00e8 un abitatore del cielo, come lo Spirito; \u00e8 segno della potenza creatrice di Dio (Gn<\/em> 1,2); simbolo della pace tra Dio e la creazione (Gn<\/em> 8,8s), immagine dell’amore di Dio (Cant<\/em> 2,14). Tutti attributi adatti a descrivere lo Spirito di Dio donato a Cristo e a tutti i figli di Dio dopo di lui. Ma dal cielo viene anche una voce che chiarisce la visione: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”. \u00c8 il duplice segnale di via per la sua missione nel mondo. L’oracolo \u00e8 composto di tre citazioni bibliche, che lo autenticano come parola di Dio. \u00c8 la novit\u00e0 inserita nella continuit\u00e0 della rivelazione. Il primo richiamo ci ricorda il Salmo 2, dove al re davidico appena incoronato viene data questa assicurazione: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” (Sl<\/em> 2,7). Iniziava cos\u00ec ufficialmente la missione del re, figlio di Davide, nei confronti del suo popolo. Queste parole indicano la svolta che si \u00e8 verificata nella vita di Ges\u00f9, uscito definitivamente da Nazareth per iniziare il suo ministero pubblico. Dio lo presenta come suo vero Figlio al momento di inviarlo nel mondo.<\/p>\n

La stessa espressione sar\u00e0 udita sul Tabor al momento della trasfigurazione, ma l\u00ec sar\u00e0 diretta agli apostoli e quindi declinata in terza persona: “Questi \u00e8 il Figlio mio, l’amato; ascoltatelo” (9,7). La seconda allusione biblica richiama la figura di Isacco, il figlio amato e unico di Abramo. Vi viene annunciato il suo sacrificio: “Prendi il tuo figlio, il tuo unico figlio che ami e offrilo in olocausto su un monte che io ti indicher\u00f2” (Gn<\/em> 22,2). Quel sacrificio allora fu solo annunciato ma non eseguito, ora viene annunciato e sar\u00e0 eseguito. Ges\u00f9 inizia qui il suo cammino di croce, che fa parte della missione appena affidatagli.<\/p>\n

\u00c8 la missione del Servo del Signore, a cui fa riferimento la terza allusione biblica: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio amato di cui mi compiaccio. Ho posto il mio Spirito su di lui” (Is<\/em> 42,1). Sulle quattro strofe di questo canto del Servo del Signore composto da Isaia, e che inizia con le parole citate, Ges\u00f9 baser\u00e0 la sua missione di redentore del mondo. Ma nelle parole pronunciate dal Padre sul suo Figlio al Giordano c’\u00e8 gi\u00e0 tutta la dignit\u00e0 e la responsabilit\u00e0 di noi futuri figli, nati dall’acqua e dallo Spirito. Figli di Dio inviati a rendere il servizio d’amore agli uomini, offrendo se stessi come sacrificio spirituale a Dio gradito. \u00c8 la lezione del nostro battesimo!<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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