{"id":7208,"date":"2009-01-02T00:00:00","date_gmt":"2009-01-02T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7208"},"modified":"2022-03-26T22:36:57","modified_gmt":"2022-03-26T20:36:57","slug":"la-voce-in-dialogo-con-il-mondo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-voce-in-dialogo-con-il-mondo\/","title":{"rendered":"La Voce in dialogo con il mondo"},"content":{"rendered":"

La voglia d’essere organici, capaci di sintonia, non \u00e8 solo la linea editoriale del giornale delle otto Chiese sorelle dell’Umbria, ma uno stile di dialogo tra la comunit\u00e0 ecclesiale e il territorio. Potrebbe persino diventare un modo d’essere, dove la ricchezza delle diversit\u00e0 viene valorizzata, senza venir meno al bisogno di rispondere alle necessit\u00e0 del tempo che stiamo vivendo. Uno degli elementi che hanno indotto pi\u00f9 larga riflessione, a seguito del recente convegno sulla comunicazione tenutosi a Perugia, \u00e8 la ricerca che l’Universit\u00e0 ha fatto per noi. Ci \u00e8 stato chiesto di aggregare la stessa informazione, se vogliamo che passi, che diventi comunicazione della Chiesa. Le rivalit\u00e0, i campanili appartengono al Medioevo.<\/p>\n

Il futuro sempre pi\u00f9 ha bisogno di segnali essenziali e univoci. La Chiesa ha il dovere di rendere alcuni servizi alla societ\u00e0, se non vuole venir meno alla sua natura. La speranza va tenuta viva, come il fuoco delle Vestali nell’antica Roma. La carit\u00e0, che esprime il Vangelo e la voglia di concretezza degli umbri, \u00e8 il linguaggio con il quale interloquire con la realt\u00e0 di questa Regione. Attorno a noi vi \u00e8 una societ\u00e0 articolata e mossa, spesso piena di sofferenze pi\u00f9 o meno nascoste, alla ricerca del senso delle cose, travolta dalla corsa continua che \u00e8 il male del secolo. ‘Stare per comprendere’, scriveva Papa Ratzinger quarantatr\u00e8 anni fa. Non basta informare, adeguandosi alla giostra delle vanit\u00e0. Occorre indurre il lettore a pensare, per aiutarlo a capire. La Chiesa ha il dovere della profezia, la necessit\u00e0 di riproporre il mondo degli ideali, la dimensione della fede.<\/p>\n

Quand’ero giovane studente della Gregoriana, all’epoca della prima applicazione del Vaticano II, mi incantava l’intuizione del grande Alszeghy di presentarci Francisco de Victoria, teologo spagnolo del secolo d’oro, che collocava i giornali tra i suoi ‘loca theologica’, dopo la Bibbia, i Padri e il Magistero. Se la Chiesa non sa comunicare vanifica perfino l’evento del Natale di Betlemme. La gente ha il diritto di sapere i commenti dei cristiani ai fatti del giorno.<\/p>\n

Ci\u00f2 che conta per la Chiesa non \u00e8 soltanto la miriade di piccoli fatti religiosi che si verificano in Umbria, ma avvalersi degli eventi per fare formazione. Un buon esempio di questo stile \u00e8 quello che i padri fondatori di Caritas italiana chiamarono pedagogia dei fatti. I santi Benedetto e Francesco, colossi della cultura umbra, seguitano ad esprimere il loro messaggio di fede e la loro visione del mondo dopo secoli, appunto per la capacit\u00e0 che ebbero di passare dal particolare all’universale; di fare delle loro personali, piccole vicende dei paradigmi, perch\u00e9 generazioni intere, dopo di loro, riuscissero a cogliere l’intuizione generale, la visione del mondo, che loro appartenne. La logica dei ‘fioretti’ esprime una nota irrinunciabile dell’identit\u00e0 umbra, ma non \u00e8 tutto; spesso rischia di far travisare ci\u00f2 che pi\u00f9 conta.<\/p>\n

Quella di venticinque anni fa, la scelta di rinnovare la linea editoriale de La Voce, si colloca nel contesto delle cose dette. Espresse in questa Regione il bisogno di favorire il dialogo Chiesa-mondo, voluto dal Vaticano II; la dignit\u00e0 della Chiesa che si pone con serena franchezza sulla piazza mediatica; la prospettiva di ‘pedalare’ tutti e otto insieme, come in un inedito tandem, per correre meglio e pi\u00f9 lontani. Fu un’operazione difficile e faticosa. Fu una scelta di cultura, nella prospettiva del bene comune. Ancora dopo cinque lustri occorre resistere alla tentazione di trasformare il giornale dei Vescovi in un’accozzaglia di bollettini. Le notizie sono il pane che nutrono il giornalismo, ma esso stesso non vive di solo pane.<\/p>\n

C’\u00e8 bisogno di riflessione; c’\u00e8 voglia di tener vivo il ruolo secolare della Chiesa in Umbria, d’essere animatrice di cultura. Mons. Elio Bromuri, come un capitano di lungo corso delle antiche marinerie, ha retto al timone l’impeto di molti marosi. La sua esperienza, la sua capacit\u00e0 oggettiva si sommano, finalmente, alle forze giovani delle Chiese umbre, che sanno cogliere, nell’ambito della comunicazione, un campo fecondo di servizio al Vangelo. A questa larga compagine di possibili operatori di cultura nel giornalismo piace la fortezza non pavida dell’esperto capitano e si preparano a far la loro parte, senza temere i fortunali oltre l’orizzonte. I nostri pi\u00f9 giovani sono sicuri che la cometa dei Magi \u00e8 ancora capace di condurre a Ges\u00f9, anche se sar\u00e0 necessario traversare deserti e valicare impervi sentieri.<\/p>\n

Forse il punto pi\u00f9 alto dell’insegnamento di Giovanni Paolo II fu quella citazione lucana del duc in altum<\/em>, con cui, al termine del Giubileo del Terzo Millennio, seppe affidare la Chiesa alla generazione nova, senza paure: e rimase in mezzo a loro finche pot\u00e9.<\/p>\n

Riccardo Fontana
\n<\/strong>Arcivescovo di Spoleto-Norcia
\nDelegato Ceu per le Comunicazioni Sociali<\/strong><\/p>\n

—–<\/p>\n

Molte cose in questi 25 anni sono cambiate, ma l’impianto generale risulta ancora valido ed attuale<\/h1>\n

Venticinque anni fa iniziava una nuova stagioneVenticinque anni fa i vescovi dell’Umbria decisero di dare una svolta al settimanale La Voce, come si pu\u00f2 constatare dalla pagina di copertina del 1 gennaio 1984, riportata accanto.<\/p>\n

Una svolta nell’impostazione e nel personale che avrebbe dovuto realizzare il progetto ben caratterizzato dalla Conferenza episcopale umbra: un settimanale che fosse legato al territorio, di sostegno alla pastorale delle otto diocesi, protagoniste e responsabili di pagine di informazione specifica, aperto alle problematiche della popolazione, da quelle culturali e religiose a quelle economiche e sociali, di stile dialogico e aperto alla voce delle molteplici componenti della societ\u00e0.<\/p>\n

A questo scopo fu scelta una redazione centrale e delle redazioni locali per ogni singola diocesi, ad eccezione della diocesi di Foligno che poteva vantare un proprio settimanale, La Gazzetta di Foligno<\/em>, fin dal 1886.<\/p>\n

Nella redazione centrale, con sede a Perugia in via della Gabbia, figuravano don Elio Bromuri<\/strong> in qualit\u00e0 di direttore, don Antonio Santantoni<\/strong> di Perugia, come capo redattore, Luca Diotallevi<\/strong> di Terni, Maurizio Maio<\/strong> di Citt\u00e0 di Castello, Marco Tarquinio<\/strong> di Assisi, cui si \u00e8 aggiunto successivamente Daris Giancarlini<\/strong>.<\/p>\n

Ad assistere e coprire dal punto di vista legale il direttore sprovvisto di iscrizione all’albo dei giornalisti fu don Remo Bistoni<\/strong>, giornalista e scrittore, gi\u00e0 co-fondatore del settimanale e da sempre, fino ad oggi, apprezzato collaboratore. Le persone in seguito sono cambiate, hanno preso strade professionali anche molto prestigiose ed altri giovani si sono inseriti con un flusso continuo di entrate e uscite in un cambio che ha dato luogo alla formazione di un’ampia rete di collaboratori e amici che costituisce la famiglia de La Voce<\/em>.<\/p>\n

Il senso di fondo dell’operazione sta nella costituzione di una mentalit\u00e0 di comunione tra le Chiese sorelle dell’Umbria che, attraverso una comunicazione congiunta e condivisa, possono stringere pi\u00f9 facilmente legami di fraternit\u00e0 e sinergie pastorali rese indispensabili in una realt\u00e0 ristretta come \u00e8 l’Umbria.<\/p>\n

Anche con la diocesi di Foligno si sono tenute presenti le necessarie informazioni e gli scambi di attenzione e di interesse. Durante questi venticinque anni si \u00e8 cambiata anche la grafica per rendere pi\u00f9 agevole la lettura degli articoli ed evidenziare l’importanza delle informazioni, considerando la difficolt\u00e0 che oggi si riscontra di fronte alla lettura di testi lunghi e laboriosi.<\/p>\n

Anche i lettori, durante questi anni, si sono trasformati. Alcuni sono sono venuti meno e altri si sono aggiunti, come in un’onda che va e viene lungo la riva dello stesso mare. Purtroppo l’onda \u00e8 sempre uguale e sarebbe auspicabile che quella che viene superi di molto quella che va, e non solo per il giornale.<\/p>\n

Ma comunque La Voce<\/em> \u00e8 qui, presente nel territorio umbro, e non sar\u00e0 facile farla tacere anche fosse in un deserto. Nel frattempo altre iniziative giornalistiche similari sono sorte nel territorio ed hanno concluso in breve il loro arco di esistenza.<\/p>\n

L’aiuto di Dio, il sostegno dei lettori, l’incoraggiamento dei vescovi e l’apprezzamento della opinione pubblica ci hanno consentito di varcare anche questa soglia e di aprirci ad un futuro pieno di idee, impegni e speranze.<\/p>\n

La Voce<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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