{"id":7170,"date":"2008-12-05T00:00:00","date_gmt":"2008-12-05T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7170"},"modified":"2008-12-05T00:00:00","modified_gmt":"2008-12-05T00:00:00","slug":"qualche-mese-e-poi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/qualche-mese-e-poi\/","title":{"rendered":"Qualche mese e poi…"},"content":{"rendered":"

Il piano anticrisi approvato del Governo ha tre componenti, che non devono essere mescolate se si vuole dare una valutazione obiettiva; e due momenti, a breve e a lungo termine, che pure non devono essere sovrapposti. I tre livelli non vanno confusi, anche se sono complementari, e non \u00e8 certo con i sostegni economici a chi ha un reddito bassissimo che si rilanceranno i consumi. Quello serve solo a salvare il salvabile. La prima componente \u00e8 di aiuto sociale alle fasce pi\u00f9 deboli della popolazione. Gli interventi di aiuto sono soprattutto la social card e i bonus, ma anche il ‘blocco’ delle tariffe per qualche mese e quello dei tassi sui mutui casa. Per molte famiglie, non povere ma in difficolt\u00e0, l’aumento dei tassi sui mutui casa sta diventando un problema e la ricontrattazione delle condizioni del mutuo con le banche, gi\u00e0 favorita dal Governo, non era sufficiente a disinnescare la miccia. In previsione della crescente disoccupazione, il Governo aumenta anche gli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori, non solo per quelli dipendenti. Gli interventi sul sistema del credito comportano due provvedimenti molto importanti. Lo Stato investe da 10 a 12 miliardi di euro per acquistare lungo tutto il 2009 obbligazioni bancarie ad un tasso da concordare. L’idea \u00e8 di dare liquidit\u00e0 alle banche affinch\u00e9 queste continuino ad erogare prestiti alle aziende senza per\u00f2 entrare nel capitale degli istituti di credito – ossia nazionalizzarli – come sta avvenendo all’estero, in particolare negli Usa. Le misure a sostegno dell’economia reale sono invece la spinta alle infrastrutture, per garantire occupazione con denaro pubblico e alleggerire l’arretratezza italiana rispetto ai concorrenti esteri. La contrazione della fatturazione \u00e8 un fenomeno che sta progressivamente diffondendosi. Anche le imprese pi\u00f9 sane hanno eliminato gli straordinari, rendendo inutile il provvedimento della loro detassazione. Grandi opere pubbliche possono tamponare questa crisi, con effetti benefici su tutto l’indotto. \u00c8 nei momenti di difficolt\u00e0 che vengono al pettine antichi errori e lentezze. Con un debito pubblico particolarmente alto, l’Italia pu\u00f2 intervenire meno sull’aumento della spesa pubblica. Se qualche Paese europeo si potr\u00e0 permettere di sfondare i parametri di Maastricht sul rapporto deficit-Pil per correre in aiuto ai consumi e alle imprese, per l’Italia sar\u00e0 pi\u00f9 difficile. Non aver predisposto per tempo un sistema di tutela sociale per molti lavoratori di nuovo tipo, li espone oggi alla furia delle intemperie. Non aver costruito nel tempo un sistema a sostegno delle famiglie, basato su pi\u00f9 voci e soprattutto sul quoziente familiare, le rende oggi pi\u00f9 vulnerabili. Ma proprio qui assume importanza la distinzione tra i diversi piani del decreto. In questa situazione tutto \u00e8 molto provvisorio. Tuttavia, mentre gli interventi a sostegno del credito e dell’economia reale vorrebbero avere un respiro lungo – andamento della crisi internazionale permettendo – quelli di intervento sociale hanno una durata di qualche mese. Ci\u00f2 non \u00e8 dovuto tanto alla speranza che tra qualche mese la crisi si risolva, quanto ai vincoli di bilancio italiani ed europei. Eppure tutti sanno che tra qualche mese bisogner\u00e0 affrontare strutturalmente i problemi della povert\u00e0, della tutela dei disoccupati, della famiglia. Il Governo ha davanti tutto il 2009, il secondo della legislatura e, quindi, un anno molto importante, per fare proprio questo. Stefano Fontana<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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