{"id":7141,"date":"2008-11-28T00:00:00","date_gmt":"2008-11-27T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7141"},"modified":"2015-07-24T14:12:00","modified_gmt":"2015-07-24T12:12:00","slug":"ricominciamo-di-nuovo-da-capo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/ricominciamo-di-nuovo-da-capo\/","title":{"rendered":"Ricominciamo di nuovo da capo"},"content":{"rendered":"

L’Avvento \u00e8 il periodo di tempo dedicato all’attesa del Natale. Comprende quattro settimane di preparazione alla festa cristiana istituita nel V secolo. Circa cento anni dopo fu istituito questo tempo liturgico di preparazione, con carattere ascetico e penitenziale, da dedicare alla preghiera e alla mortificazione. Oggi, in tempi di raffreddamento spirituale, esso finisce per avere solo significato liturgico, da pochi compreso e ricordato solo nella celebrazione domenicale. Adventus<\/em> \u00e8 una parola latina che significa “venuta”, una triplice venuta di Ges\u00f9: quella storica del Natale, quando il Figlio di Dio si fece uomo e venne ad abitare fra noi, uomo fra gli uomini, per salvarci con la sua morte e risurrezione; la venuta finale di Ges\u00f9 sulle nubi del cielo con potere e gloria, per portare a compimento la sua opera di salvezza.<\/p>\n

Tra queste due venute, quella iniziale e quella finale, se ne colloca una terza intermedia, quella sacramentale, che interessa la vita della Chiesa e quella di ciascuno di noi. \u00c8 il nostro incontro con Ges\u00f9 che ci accompagna dalla nascita alla morte, sempre presente, ma anche sempre atteso, finch\u00e9 busser\u00e0 definitivamente alla nostra porta per introdurci nel suo regno definitivo. Con l’inizio del nuovo anno liturgico riprendiamo il cammino spirituale verso questo incontro antico e sempre nuovo: facciamo memoria con riconoscenza infinita della prima visita del Salvatore a Natale, siamo in ascolto del Ges\u00f9 che bussa continuamente alla porta del nostro cuore nell’incontro di fede, siamo in attesa dell’incontro faccia a faccia nella sua ultima venuta che rende definitiva e sicura la nostra salvezza.<\/p>\n

In questo nuovo anno liturgico la catechesi \u00e8 affidata al Vangelo di Marco, il pi\u00f9 breve dei quattro, ma anche il pi\u00f9 antico. In queste pagine ritroviamo la voce viva di Pietro, di cui Marco fu segretario e interprete specialmente a Roma. La brevit\u00e0 e la vivacit\u00e0 dei racconti tradiscono la preoccupazione dell’apostolo di essere essenziale ed incisivo nella sue catechesi su Ges\u00f9; ma comunicano anche l’amore e la fede viva che egli portava al suo maestro, fino a dare la vita per lui. Leggendo ci\u00f2 che Marco ha scritto, lo scopriremo facilmente. In questa prima domenica di Avvento, Marco ci invita a guardare lontano, oltre il Natale e oltre l’orizzonte della nostra vita terrena, per dirci che il nostro cammino e la nostra attesa non finiscono qui. La storia della nostra salvezza cammina fino alla tappa finale del compimento di tutte le cose. \u00c8 un richiamo a volgere lo sguardo alla vera meta della nostra vita: la venuta finale di Ges\u00f9, nostra gloria.<\/p>\n

\u00c8 un invito ad aprire gli occhi e non vivere nel sonno dell’oblio, come gli animali che non capiscono. Il brano di oggi inizia con due verbi che catturano la nostra attenzione: “Aprite ben gli occhi” (in greco: bl\u00e8pete<\/em>) e “rimanete svegli” (in greco: gregor\u00e8ite<\/em>). Il secondo verbo addirittura \u00e8 ripetuto ben quattro volte nel brano del nostro Vangelo, e questo gi\u00e0 dice l’importanza che Ges\u00f9 vi annette. Chi dobbiamo guardare attentamente e chi stiamo aspettando ad occhi ben aperti? Il Signore Ges\u00f9 che viene nella nostra vita, che bussa alla nostra porta per essere accolto con gioia. E questo non solo a Natale, ma anche a conclusione della nostra vita. Perch\u00e9 per noi l’ultima venuta di Ges\u00f9, l’escatologia, coincider\u00e0 con la morte, quando lo vedremo faccia e faccia ed entreremo nella sua gioiosa casa. Questo ultimo incontro \u00e8 certo come quello dei pastori e dei magi a Natale.<\/p>\n

L’Avvento ci invita a camminare verso questa direzione con il Battista e con Maria, che hanno atteso e annunciato la prima venuta del Signore. Sono due le immagini che Ges\u00f9 usa per annunciare questo secondo avvento: quella dei “servi” ai quali il padrone in partenza affida tutti i suoi beni, e quella del “portinaio” pronto ad aprire a qualsiasi ora il portone di casa, quando il padrone torner\u00e0. L’ambiente descritto da Ges\u00f9 \u00e8 quello di una casa signorile palestinese, dove il padrone ha a disposizione molti schiavi (do\u00f9loi<\/em>). Un giorno il signore decide di partire per un lungo viaggio e lascia il suo palazzo e le sue propriet\u00e0 totalmente in mano ai suoi servi, distribuendo gli incarichi di responsabilit\u00e0 a ciascuno secondo le sue capacit\u00e0 e il suo ruolo. In modo particolare raccomanda al portinaio di vigilare e farsi trovare sveglio al suo ritorno per aprirgli il portone.<\/p>\n

Era difficoltoso e pesante portarsi dietro le grosse chiavi del portone di casa. Questo in genere si apriva dal di dentro togliendo i catenacci di sicurezza che lo bloccavano. Le immagini allegoriche traducono in modo chiaro la situazione della Chiesa al tempo dell’evangelista. Ges\u00f9 era asceso al cielo e non aveva dato nessuna indicazione precisa per il tempo del suo ritorno. Qualunque momento era buono. Partendo, aveva detto: “Non sapete quando \u00e8 il tempo (kair\u00f2s<\/em>)”. Non si trattava solo di una data del calendario (chr\u00f2nos<\/em>), ma del tempo di Dio, quello della salvezza, il tempo della fine, quello che introduce nell’eternit\u00e0 divina. Tempo ignoto all’uomo, fuori di ogni previsione. Aveva dato per\u00f2 precise indicazioni sul comportamento e sulle responsabilit\u00e0 all’interno della comunit\u00e0 cristiana. Prima di tutto il servizio da rendere ai fratelli di fede. Ges\u00f9 voleva che nessuno dei suoi cristiani si sentisse padrone della comunit\u00e0 dei credenti; tutti dovevano sentirsi servi gli uni degli altri, anche se con precise e specifiche responsabilit\u00e0 individuali.<\/p>\n

La diversit\u00e0 dei compiti rendeva tutti impegnati e complementari nel servizio. Aveva detto: “Se uno vuol essere il primo si consideri l’ultimo e il servo di tutti” (9,35)”chi vuol essere grande tra voi si faccia vostro schiavo e chi vuol essere il primo si faccia vostro servo, come il Figlio dell’uomo, che non \u00e8 venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita per tutti” (10,44s). Nessun seguace di Ges\u00f9 deve sentirsi estraneo e inutile nella sua Chiesa, a tutti Ges\u00f9 ha detto di essere testimoni attivi e credibili del suo Vangelo. Ognuno dovr\u00e0 rendere conto al Signore del suo servizio, del come abbia messo a frutto i talenti ricevuti (Mt<\/em> 25,14-29).<\/p>\n

\u00c8 un monito alle autorit\u00e0 a non spadroneggiare, ma anche un monito ai laici a non addormentarsi in un comodo disimpegno. Bando quindi all’abuso fanatico del potere, ma bando anche all’indifferenza e all’apatia che caratterizza tanta parte dei battezzati, che non si sentono pi\u00f9 Chiesa di Dio. Anche l’immagine del portinaio, a cui Ges\u00f9 d\u00e0 risalto, ci riguarda da vicino. Ciascuno deve sentirsi a guardia della propria vita, perch\u00e9 non vengano ladri a rubarci la nostre cose pi\u00f9 preziose, come la fede. Siamo anche in attesa del Signore che verr\u00e0 a bussare alla nostra porta, pronti ad aprirgli come ad un amico. Non sappiamo quando, ma sappiamo che verr\u00e0. Non ci facciamo sorprendere nel sonno della morte.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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