{"id":7103,"date":"2008-11-14T00:00:00","date_gmt":"2008-11-14T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7103"},"modified":"2015-06-18T14:44:36","modified_gmt":"2015-06-18T12:44:36","slug":"tutti-responsabili-dei-talenti-che-dio-ci-ha-dato","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/tutti-responsabili-dei-talenti-che-dio-ci-ha-dato\/","title":{"rendered":"Tutti responsabili dei talenti che Dio ci ha dato"},"content":{"rendered":"
Tutti siamo convinti che, venendo al mondo, abbiamo ricevuto dei “talenti” da trafficare e da spendere. La parola “talento” \u00e8 divenuta sinonimo di qualit\u00e0 intellettuali e pratiche che fanno di ciascuno una persona geniale e singolare. L’uso di questo vocabolo, derivato dal Vangelo, dice quanto abbia inciso la cultura cristiana sul nostro linguaggio. La parabola che oggi Ges\u00f9 ci racconta parla del rendiconto finale, quando egli chieder\u00e0 a ciascuno come abbiamo utilizzato i talenti ricevuti. L’evangelista Matteo ha inserito il suo racconto nell’annuncio della seconda venuta di Ges\u00f9 alla fine dei tempi. Siamo alla penultima domenica dell’anno liturgico e la Chiesa ci ricorda l’incontro finale con Ges\u00f9 che verr\u00e0 nella sua gloria a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Egli aveva annunciato quest’evento finale come il tempo della mietitura, quando il buon grano sar\u00e0 separato dalla zizzania (Mt<\/em> 13,36-43), o come la conclusione del lavoro del pescatore che, sulla spiaggia, fa la cernita del suo pescato (13,47-50).<\/p>\n \u00c8 un ricordo salutare, che deve nutrire la nostra speranza e stimolare il nostro impegno di fede. Non consente illusioni: Dio non concede sconti ai fannulloni. Ognuno raccoglier\u00e0 i frutti del proprio impegno umano e cristiano. Il salario sar\u00e0 uguale per tutti, come nella parabola degli operai della vigna (Mt<\/em> 20,8-18). Sar\u00e0 il premio della vita eterna, che consente a tutti di “prendere parte alla gioia del Signore”. Questo, anche se il lavoro e l’impegno sono stati diversi “secondo le capacit\u00e0 di ciascuno”. Quello descritto da Ges\u00f9 \u00e8 un episodio basato sulla fiducia incondizionata che il padrone accorda ai suoi servi. In procinto di partire per un lungo viaggio che lo vedr\u00e0 assente per molto tempo, affida loro la gestione di tutti i suoi beni. Il racconto diviene subito allegoria trasparente, perch\u00e9 il Signore che parte \u00e8 chiaramente lo stesso Ges\u00f9 che ascende in cielo e che un giorno torner\u00e0. Egli affida la sua Chiesa nelle mani dei servi, apostoli e fedeli, impegnati a consolidare e ampliare la sua opera. Sa di rischiare molto, ma ha fiducia in tutti noi credenti. Le somme affidate sono volutamente favolose, tanto che quei servi possono essere paragonati ai governatori di province che amministrano una grande ricchezza. Ma i beni spirituali che Dio ci ha donati sono inestimabili.<\/p>\n Un talento poteva essere d’oro o d’argento e pesava circa 43 kg. Al cambio valeva 6 mila denari, lo stipendio di un operaio per 20 anni di lavoro. Anche un solo talento era dunque una somma enorme, che solo i ricchi possedevano. Dieci o cinque talenti erano una somma da capogiro. Siccome poi i talenti sono stati attribuiti ai singoli secondo le loro capacit\u00e0, ciascuno si deve impegnare al meglio delle sue possibilit\u00e0. Matteo ricorda ai cristiani di ieri e di oggi che Dio concede doni diversi all’interno della sua Chiesa, ma tutti si devono sentire responsabili a mettere a frutto ci\u00f2 che hanno ricevuto. Il cuore della parabola non \u00e8 per\u00f2 nella distribuzione diversa dei talenti, ma nel ritorno del padrone che chiama a rendiconto i suoi servi. Possiamo notare chiaramente che l’incontro del padrone appena tornato \u00e8 descritto con una forte nota di serenit\u00e0 e di ottimismo. La fiducia del padrone \u00e8 stata ben riposta, infatti i due terzi dei servi si sono impegnati in modo lodevole.<\/p>\n Il padrone elogia e premia coloro che sono stati diligenti, perch\u00e9 capaci di far fruttare al meglio il loro capitale. Lo hanno infatti raddoppiato. Era il meglio che potessero fare, in misura di quanto hanno ricevuto. Anche se hanno prodotto risultati diversi, si sentono rivolgere l’identico elogio: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco: ti dar\u00f2 potere su molto. Prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Qui Ges\u00f9 assicura a coloro che si sono impegnati per lui la partecipazione alla sua signoria divina, alla festa del regno dei cieli. Questo \u00e8 presentato come il luogo delle felicit\u00e0 piena, perch\u00e9 comunione gioiosa con Dio, meta finale della vita. Il centro della parabola \u00e8 costituito anche dall’incontro del padrone con il servo che ha seppellito il suo talento in una buca del terreno per metterlo al sicuro dai ladri. Ora che il padrone \u00e8 tornato, lo tira fuori e lo restituisce integro come lo ha ricevuto. Accompagna per\u00f2 il suo gesto con un discorso dal tono offensivo. Confessa che ha considerato il suo padrone come uno sfruttatore duro e senza scrupoli, che specula sull’impegno dei servi. Ha avuto perci\u00f2 paura di lui e ha messo al sicuro il suo talento. Ha scelto un buon paravento per coprire la sua pigrizia, pensando che la migliore difesa sia proprio l’offesa. Non ha capito che il dono del talento ricevuto era un atto di amore e di fiducia, non un tentativo di sfruttamento alle sua spalle.<\/p>\n \u00c8 importante notare che il padrone assume come criterio di giudizio proprio la convinzione che ha guidato il comportamento del servo. Ci\u00f2 vuol dire che Dio ci giudicher\u00e0 anche in base all’idea sbagliata che si siamo fatti di lui. Saremo noi stessi a fornirgli la misura del giudizio nei nostri confronti. A questo punto il giudizio del padrone \u00e8 severo e tagliente: “Toglietegli il talento… e il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; l\u00e0 sar\u00e0 pianto e stridore di denti”. Il talento tolto al servo pigro \u00e8 dato a chi si \u00e8 impegnato di pi\u00f9 e ha corso il rischio maggiore. Dove il dono ha prodotto frutto, sovrabbonda la generosit\u00e0 di Dio; dove si \u00e8 dimostrato sterile, tutto \u00e8 perduto. \u00c8 il fallimento totale della vita. Il giudizio ognuno se lo porta dentro e risulta dalla sua condotta di vita. Il risultato di una vita sbagliata \u00e8 l’esclusione dal banchetto celeste, come nella parabola della grande cena (Mt<\/em> 22,13). La singolare conclusione dice che il servo indegno viene messo in prigione e non gli resta che il pianto e la rabbia per il suo fallimento.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Tutti siamo convinti che, venendo al mondo, abbiamo ricevuto dei “talenti” da trafficare e da spendere. La parola “talento” \u00e8 divenuta sinonimo di qualit\u00e0 intellettuali e pratiche che fanno di ciascuno una persona geniale e singolare. L’uso di questo vocabolo, derivato dal Vangelo, dice quanto abbia inciso la cultura cristiana sul nostro linguaggio. 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