{"id":7056,"date":"2008-10-31T00:00:00","date_gmt":"2008-10-31T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7056"},"modified":"2015-06-18T14:49:56","modified_gmt":"2015-06-18T12:49:56","slug":"i-santi-di-casa-nostra-ci-precedono-in-cielo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/i-santi-di-casa-nostra-ci-precedono-in-cielo\/","title":{"rendered":"I santi di casa nostra ci precedono in Cielo"},"content":{"rendered":"

Dei tre formulari del Messale proposti oggi dalla liturgia ho scelto il terzo, perch\u00e9 collega direttamente la solennit\u00e0 di oggi a quella di Tutti i santi celebrata ieri. Delle tre celebrate in questa giornata, questa sar\u00e0 probabilmente la messa pi\u00f9 affollata. Il collegamento stabilito dal Vangelo con la festa di tutti i santi dona alla nostra celebrazione un senso cristiano di festa che sovrasta quello del lutto.<\/p>\n

\u00c8 la celebrazione della speranza cristiana, quella che lenisce il doloroso ricordo di parenti e amici che ci hanno lasciato e che andiamo a visitare nel cimitero. Quella folla variegata che affolla oggi il camposanto, con mazzi di fiori in mano, e con la preghiera sulle labbra, muta e pensosa, \u00e8 la carovana di pellegrini in viaggio verso la patria vera, quella che i loro cari hanno gi\u00e0 raggiunto. Qualcuno ha le lacrime agli occhi per un ricordo non ancora sbiadito, qualche altro smorza i toni del suo parlare, timoroso di disturbare coloro che dormono, e concentrato sul pensiero della morte che almeno oggi reclama la sua attenzione. C’\u00e8 chi appare impacciato e smarrito, perch\u00e9 ha perso i contatti con Dio e con l’aldil\u00e0 e a stento riesce a ritrovare spezzoni di preghiere imparate da bambino e poi dimenticate.<\/p>\n

Questo silenzioso pellegrinaggio ci dice che tutti abbiamo i nostri santi in paradiso. Sono i nonni, i genitori, i fratelli, i figli che ci hanno preceduto nel passaggio da questa terra al cielo e ora vivono pi\u00f9 vicini a Dio in una festa senza fine. Nell’attesa che anche noi li raggiungiamo, essi pregano per noi, ci invitano a pensare a loro con serenit\u00e0, senza disperazione, perch\u00e9 la loro vita non \u00e8 tolta, ma trasformata in meglio. Ho gi\u00e0 commentato le beatitudini (che riascoltiamo in tempi cos\u00ec ravvicinati, in due feste successive che si rincorrono) nella IV domenica del Tempo ordinario del 3 febbraio scorso. Chi vuole pu\u00f2 rileggersi le cose che ho scritto allora. Qui vorrei commentare il Vangelo alla luce del collegamento liturgico tra la festa dei santi e la commemorazione dei defunti. Esso non \u00e8 fatto a caso. Nasce dalla certezza di fede che i nostri morti fanno parte della grandissima schiera di santi accolti da Dio nella sua casa del cielo. Non abbiamo ascoltato pi\u00f9 volte che “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio unigenito, perch\u00e9 chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”? Che “Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perch\u00e9 il mondo si salvi per mezzo di lui”? La volont\u00e0 di Dio non cade nel vuoto come tante nostre buone intenzioni.<\/p>\n

Dio realizza ci\u00f2 che promette, non concepisce progetti velleitari. Dunque la stragrande maggioranza dei nostri morti \u00e8 stata salvata da Dio e introdotta nella vita eterna. L’Apocalisse di Giovanni ieri descriveva cos\u00ec quel grande popolo cosmopolita di salvati: “Vidi una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, trib\u00f9, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono e all’Agnello” (Ap<\/em> 7,9s). Le beatitudini ci dicono che Dio non ha garantito il regno dei cieli solo agli eroi della testimonianza cristiana, quelli registrati nei nostri calendari, ma l’ha assicurato anche a tutti quei credenti anonimi che ha elencato sul monte di Galilea. \u00c8 un catalogo esemplificativo composto di otto categorie di persone umili e di semplici che non hanno fatto parlare di s\u00e9 i giornali o le televisioni, ma hanno vissuto con impegno e con amore una vita per tutti difficile e faticosa, la nostra vita quotidiana. Sono loro ad affollare il paradiso, per niente a disagio o in soggezione davanti a san Pietro, san Paolo, san Benedetto, san Francesco, santa Chiara, santa Teresa e i grandi martiri di tutti i tempi, nemmeno quelli sepolti nelle nostre cattedrali medioevali, che hanno fondato le nostre Chiese.<\/p>\n

Scorrendo le beatitudini ci si rende conto che esse oltrepassano i confini della cristianit\u00e0, perch\u00e9 alla loro base Ges\u00f9 non mette nessuna motivazione di fede. Non dice, per esempio: beati i poveri in spirito cio\u00e8 coloro che abbracciano la povert\u00e0 per amore di Dio o la sopportano con spirito di fede. Dice semplicemente che Dio proclama beato, e quindi candidato al suo paradiso, chiunque viva la povert\u00e0 o come scelta di vita umile o come situazione dolorosa; chi non rincorre la ricchezza ad ogni costo, ma si contenta di ci\u00f2 che guadagna onestamente; valorizza chiunque \u00e8 afflitto e sopporta la sua situazione con pazienza o vive la sofferenza per solidariet\u00e0 con il prossimo nel dolore; ama chiunque \u00e8 mite perch\u00e9 ha scelto come arma di offesa o di difesa la non violenza e si \u00e8 proposto di fare sempre del bene e di non far soffrire nessuno con il proprio agire.<\/p>\n

Ges\u00f9 prende in affettuosa considerazione chiunque ha fame e sete di giustizia, perch\u00e9 si impegna e si schiera fattivamente a difesa del pi\u00f9 debole nella lotta all’ingiustizia, da qualunque parte venga. Egli chiama beati i misericordiosi disposti ad aiutare chi ha bisogno e a perdonare i torti o le offese senza coltivare sentimenti di odio o di vendetta, anche se non sanno che, cos\u00ec facendo, imitano Dio e sono suoi figli. Proclama beati i puri di cuore, pensando a tutti coloro che vivono con onest\u00e0 e rettitudine i loro rapporti umani, a qualunque categoria, religione o razza appartengano, perch\u00e9 l’onest\u00e0 non ha colore. Dichiara beati gli operatori di pace come costruttori della convivenza umana sia a livello familiare che a livello sociale e internazionale, perch\u00e9 sanno tessere armonia e concordia in maniera disinteressata; gente umile, silenziosa, instancabile che sa avere pazienza per attendere e per sperare anche quando sembra impossibile rimuovere gli ostacoli, i risentimenti, gli odi inveterati.<\/p>\n

Infine Ges\u00f9 proclama beati tutti i perseguitati per amore della giustizia, cio\u00e8 tutti i martiri che cadono vittime dell’intolleranza religiosa e politica; coloro che sono discriminati per ragioni di fede, di razza, di nazionalit\u00e0, colpevoli solo di essere diversi nel pensare e nell’agire, perci\u00f2 calunniati, malvisti, insultati, emarginati. Tutta questa gente numerosa ha camminato con noi sulle strade scomode e dissestate di questo mondo, e ora riposa nei nostri cimiteri (“cimitero” \u00e8 parola greca che significa “dormitorio”) in attesa della risurrezione finale, quando apparir\u00e0 la grandezza e la gloria di ognuno. Intanto essi sono nel mondo di Dio, a un passo dal nostro, dove godono la gioia della loro beatitudine. L\u00ec ci aspettano trepidanti, ansiosi di riunirsi a noi per ricostruire la loro famiglia spezzata in terra dalla morte.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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