di Papa Francesco per questa Giornata mondiale delle comunicazioni. Che ci dice \u2013 con le parole di Ges\u00f9 \u2013 perch\u00e9 non basta andare, non basta vedere, non basta ascoltare; se non lo facciamo con il cuore in mano. \u201cBeati i puri di cuore perch\u00e9 vedranno Dio\u201d.<\/span><\/p>\n In un tempo smaliziato, che esalta la durezza come mezzo per scalfire la verit\u00e0, il Papa ci dice che la via \u00e8 un\u2019altra; se davvero vogliamo capire. Ed \u00e8 una via semplice. Che nella societ\u00e0 della tecnica non ha nulla a che fare con la tecnica. Che nella societ\u00e0 dell\u2019apparenza non ha nulla a che fare con la forma, perch\u00e9 ha a che fare con la sostanza.<\/span><\/p>\nSolo i puri di cuore possono vedere la verit\u00e0 nell\u2019amore in cui tutto sussiste. Solo chi ama bene pu\u00f2 dire bene. Sembrerebbe una via che non riguarda i professionisti. Sembrerebbe\u2026 se non fosse che il patrono dei giornalisti, san Francesco di Sales, era convinto che \u201cbasta amare bene per dire bene\u201d.<\/span><\/p>\n E se non fosse che uno dei pi\u00f9 grandi giornalisti del tempo recente raccomandava anche lui la stessa cosa: l\u2019empatia, quel comune sentire che nasce dalla sintonia dei cuori, dall\u2019empatia, senza la quale \u00e8 impossibile sentire davvero.<\/span> Per fare buon giornalismo \u2013 diceva questo straordinario reporter \u2013 si deve essere innanzitutto uomini buoni, o donne buone: buoni esseri umani.<\/span><\/p>\n \u201cLe persone cattive non possono essere dei bravi giornalisti. Solo se si \u00e8 una buona persona si pu\u00f2 tentare di capire gli altri, le loro intenzioni, la loro fede, i loro interessi, le loro difficolt\u00e0, le loro tragedie. E diventare immediatamente, fin dal primo momento, parte del loro destino\u201d.<\/span><\/p>\nMi \u00e8 capitato spesso di citare questa riflessione di Kapuscinski, perch\u00e9 smentisce clamorosamente la falsa verit\u00e0 secondo la quale un buon giornalista per fare bene il suo mestiere non dovrebbe guardare in faccia nessuno. Perch\u00e9 ci dice senza mezzi termini che, non guardando in faccia nessuno, si rischia di rimanere prigionieri dei propri teoremi, dei propri pregiudizi, del proprio cuore malato; si sfugge dalle proprie responsabilit\u00e0, si perde la possibilit\u00e0 stessa di verificare.<\/span><\/p>\n Scriveva molti anni fa il cardinale Martini, immaginando la deriva che stava prendendo questo modo senza cuore di intendere l\u2019informazione, che tutto nasce dalla volont\u00e0 di \u201csuscitare sensazioni forti ed eccitanti per \u2018vendere\u2019 meglio e pi\u00f9 di altri le informazioni\u201d: \u201cPuntando sul sensazionale, calcando sui particolari che suscitano attrazione, disgusto, ribrezzo, piet\u00e0 \u2013 affermava \u2013 si genera una inflazione dei sentimenti e nello stesso tempo un accresciuto bisogno di emozioni sempre pi\u00f9 elettrizzanti\u201d.\u00a0<\/span> Ma la cosa \u2013 commentava \u2013 diviene pi\u00f9 preoccupante quando la \u201ccassa di risonanza\u201d appare legata a interessi forti e occulti.<\/span><\/p>\nPer questo, credo, con il suo messaggio Papa Francesco ci invita a guardare dentro il nostro cuore e ci ammonisce a tornare alla radice della vocazione del giornalista e del comunicatore: cercare la verit\u00e0 con la saggezza del cuore puro, senza pregiudizi; fare i conti con la propria coscienza, saper discernere nella confusione, nelle contraddizioni, nel chiacchiericcio, la verit\u00e0 oltre l\u2019apparenza.\u00a0<\/span> E condividerla, per farla crescere nel dialogo, nella relazione.<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"di Paolo Ruffini C\u2019\u00e8 una beatitudine che spiega bene il Messaggio di Papa Francesco per questa Giornata mondiale delle comunicazioni. 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