{"id":7004,"date":"2008-10-10T00:00:00","date_gmt":"2008-10-10T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=7004"},"modified":"2015-06-18T14:59:31","modified_gmt":"2015-06-18T12:59:31","slug":"il-festoso-incontro-con-dio-un-festino-di-nozze","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-festoso-incontro-con-dio-un-festino-di-nozze\/","title":{"rendered":"Il festoso incontro con Dio un festino di nozze"},"content":{"rendered":"
Chi non conosce la gioia chiassosa ed esuberante di un festino di nozze? \u00c8 uno dei momenti pi\u00f9 importanti e pi\u00f9 belli nella storia di ogni famiglia. Ges\u00f9 non poteva mancare di comporci una parabola, visto che aggancia spesso il suo insegnamento alle esperienze pi\u00f9 significative della vita. Paragonare il regno dei cieli ad un festino di nozze significava far capire agli ascoltatori quanto sia bello e gioioso l’incontro con Dio e la familiarit\u00e0 con lui. Non \u00e8 la prima volta che Ges\u00f9 descrive la festa di Dio nell’accogliere l’uomo che ama. Semmai \u00e8 la diffidenza umana a rendere problematico questo incontro familiare gioioso. Facciamo difficolt\u00e0 ancora a credere all’amore incondizionato di Dio, siamo troppo figli del paganesimo, dove dominava la paura delle divinit\u00e0 capricciose.<\/p>\n
La storia raccontata in questa parabola \u00e8 la nostra storia, riflettiamoci sopra. Da tempo gli esegeti considerano questo racconto come la fusione di due parabole distinte: quella appunto del banchetto di nozze e quella dell’abito nuziale. Di questa seconda non c’\u00e8 traccia nel racconto parallelo di Luca (14,15-24). Ci\u00f2 non si spiegherebbe, se la tradizione orale apostolica le avesse abbinate nella fase che precedette i Vangeli scritti. Chiaramente, Matteo ha unito le due parabole per affinit\u00e0 di argomento e per ragioni catechetiche. Appare poco comprensibile infatti che il re esiga l’abito di nozze dagli straccioni che ha raccolto ai crocicchi delle strade, dove chiedevano l’elemosina. Anche perch\u00e9 l’invito era senza condizioni: nessuno ha chiesto loro un abbigliamento particolare all’ingresso in sala.<\/p>\n
Il banchetto iniziale \u00e8 presentato come una festa, non come una chiamata in giudizio. Appare chiaro poi che i servi non sono pi\u00f9 quelli di prima, designati come “schiavi” (do\u00f9loi<\/em>); quelli chiamati in seguito dal re sono semplicemente “camerieri” (di\u00e0konoi<\/em>). Allora perch\u00e9 Matteo ha unito le due parabole? La sala di nozze indicava ormai la Chiesa affollata di giudei e di pagani, “buoni e cattivi”. Nessuna selezione previa come nel campo infestato dalla zizzania o nella rete a strascico che raccoglie ogni sorta di pesci (Mt<\/em> 13,24-30.36-43. 47-50). L’evangelista voleva avvertire questa folla eterogenea, specie i suoi lettori giudeo-cristiani, che non bastava aver accettato l’invito ad entrare nella comunit\u00e0 cristiana, bisognava essere degni di starci. La Chiesa non \u00e8 una giostra di persone allegre e spensierate che si divertono, mangiano e bevono.<\/p>\n Nessun credente ha la polizza di assicurazione gratuita sulla vita eterna, deve meritarsela con una degna condotta di vita. Alla fine tutti devono passare alla cassa a ritirare lo scontrino finale, tutti sono soggetti al giudizio di Dio che non fa preferenze di persone, e non d\u00e0 la licenza a nessuno di comportarsi male. \u00c8 un invito anche a tutti noi a controllare se siamo cristiani degni del nome che portiamo. La seconda parabola non toglie nulla alla gioia inculcata dal festino di nozze della prima, vuole solo richiamare alla responsabilit\u00e0 di una festa che non consente sbracamenti e sguaiatezze. La gioia vera \u00e8 serena e composta, il resto \u00e8 goliardia in vacanza. La parabola richiama chiaramente la storia della salvezza messa in atto da Dio, iniziata con Israele e finita con i popoli pagani. L’invio dei servi-messaggeri indica la missione dei profeti inviati in tempi diversi, e tutti finiti male.<\/p>\n Il grande rifiuto secolare \u00e8 punito da Dio con la distruzione della citt\u00e0 di Gerusalemme. Al posto dei primi invitati, Dio ha chiamato i popoli pagani, che al tempo di Matteo gi\u00e0 affollavano la Chiesa. Sono questi in prevalenza a fare festa con Dio, come aveva insegnato Ges\u00f9 in risposta alla fede del centurione romano di Caf\u00e0rnao, strettamente parallela ai nostri due racconti (8,11s). Quel banchetto festoso \u00e8 l’anticipo delle nostre assemblee domenicali, che gi\u00e0 i cristiani di Matteo celebravano nella santa cena. Il nostro evangelista ha accentuato di pi\u00f9 questo significato ecclesiale, perch\u00e9 l’ha descritto come un festino organizzato da un re per suo figlio. In Luca a celebrare il festino \u00e8 appena un ricco signore, che invita gli amici a fare festa con lui per il matrimonio di suo figlio; tutto avviene nell’ambito di famiglie altolocate, dove il rifiuto diventa un affronto personale da vendicare in una specie di faida. Matteo ha dato al racconto una chiara tinta regale, e quindi un respiro pi\u00f9 ampio di Chiesa. Quel re che invita \u00e8 Dio, che apre la sua casa a tutti e vuole che tutti siano felici con lui.<\/p>\n Il Vangelo \u00e8 “lieto annuncio” di questa familiarit\u00e0 con Dio, presente e futura. Sullo sfondo c’\u00e8 sicuramente anche il banchetto escatologico, immagine classica del paradiso. Siamo collocati tra il passato della venuta di Cristo nel suo matrimonio con l’umanit\u00e0, costituito dall’Incarnazione, e la conclusione finale della storia, quando Dio accoglier\u00e0 i suoi eletti nella dimora definitiva, cio\u00e8 nella sua famiglia celeste. Il libro dell’Apocalisse di san Giovanni contiene un grido che fa sicuro riferimento alla nostra parabola: “Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!” (19,9). Esso richiama la fine dei tempi (personali o collettivi), quando Dio trasformer\u00e0 il mondo in una grande sala di nozze, in una festa senza fine per la felicit\u00e0 di tutti. Allora “egli sar\u00e0 il Dio-con-loro, e terger\u00e0 ogni lacrima dai loro occhi; non ci sar\u00e0 pi\u00f9 la morte, n\u00e9 lutto, n\u00e9 lamento, n\u00e9 affanno” (Ap<\/em> 21,4).<\/p>\n Fa riflettere l’apparente insuccesso iniziale descritto dal nostro racconto: i primi invitati rifiutano un messaggio tanto vantaggioso per loro, non se ne curano, presi come sono dai loro interessi personali: “Andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari”. Non hanno tempo per Dio, spesso sono ostili a lui, ed Egli deve concludere: “Gli invitati non erano degni”. Il re rimedia a questo fallimento iniziale chiamando i poveri e gli emarginati ai crocicchi delle strade, buoni e cattivi, e la sala di nozze si riemp\u00ec di commensali. Nella parabola dei due figli, letta due domeniche fa, Ges\u00f9 ammoniva i suoi ascoltatori: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” (21,31). Qui conclude in maniera analoga: “Molti sono chiamati, ma pochi eletti”, cio\u00e8 pochi sono quelli che apprezzano e accolgono l’invito di Dio alla vera felicit\u00e0. Molti gettano al vento ci\u00f2 che pi\u00f9 conta. \u00c8 il gioco pi\u00f9 pericoloso.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Chi non conosce la gioia chiassosa ed esuberante di un festino di nozze? \u00c8 uno dei momenti pi\u00f9 importanti e pi\u00f9 belli nella storia di ogni famiglia. Ges\u00f9 non poteva mancare di comporci una parabola, visto che aggancia spesso il suo insegnamento alle esperienze pi\u00f9 significative della vita. 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