{"id":6930,"date":"2008-09-12T00:00:00","date_gmt":"2008-09-12T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6930"},"modified":"2021-12-02T19:01:23","modified_gmt":"2021-12-02T17:01:23","slug":"e-stato-un-fruttuoso-camminare-insieme","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/e-stato-un-fruttuoso-camminare-insieme\/","title":{"rendered":"\u00c8 stato un fruttuoso ‘camminare insieme’"},"content":{"rendered":"

l Sinodo pu\u00f2 dirsi concluso. Ora i documenti, approvati all’unanimit\u00e0 dall’assemblea sinodale nella votazione finale e con alcuni ‘Non placet’ nelle singole votazioni, sono nelle mani del Vescovo per la promulgazione, in programma il 28 settembre festa della Chiesa diocesana. C’era aria di festa e anche, un po’, di tristezza, venerd\u00ec 5 settembre al Centro Mater Gratiae di Montemorcino dove si sono tenute tutti gli incontri sinodali, pensando all’esperienza di comunione ecclesiale che si stava concludendo. I due vescovi al tavolo della presidenza, l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti e il vescovo eletto di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi ancora nel pieno della funzione di Segretario generale del Sinodo, hanno rivolto parole di gratitudine a Dio e ai sinodali e di incoraggiamento alle diverse componenti della Chiesa diocesana che si apprestano a compiere insieme il cammino della ‘nuova evangelizzazione’. Un lungo applauso, da parte dei circa 200 sinodali presenti, ha accolto gli interventi nei quali i due presuli hanno riassunto l’arduo lavoro del Sinodo iniziato nell’autunno del 2006 e hanno messo in evidenza le tematiche del cammino post-sinodale della Chiesa, frutto di un ampio ed approfondito discernimento. Tematiche forti e di sfida, che impegneranno nei prossimi anni sacerdoti e laici nella ‘nuova evangelizzazione’, i cui contenuti testimoniano la vitalit\u00e0 della Chiesa locale che, in due anni di Sinodo, si \u00e8 confrontata al suo interno facendo emergere anche le sue differenze, ma nell’insieme ha dato corpo a quell”unit\u00e0 plurale’ che ha caratterizzato i lavori sinodali. Nel contempo, la Chiesa perugino-pievese ha rimarcato la sua sensibilit\u00e0 ed attenzione al mondo esterno, sottolineando la necessit\u00e0 di un maggiore dialogo-incontro, nel rispetto reciproco, con le altre culture in un’epoca di grandi cambiamenti. Sigismondi:lo sguardo volto al futuroNel suo ultimo discorso al Sinodo mons. Gualtiero Sigismondi guarda, ed invita a guardare, al futuro. Lo fa con molte immagini che evocano il cammino percorso in questi due anni ma avverte il rischio della tentazione, una su tutte, quella di ‘volgersi indietro, dimenticando per\u00f2 che la nostalgia \u00e8 la tomba della profezia’. ‘L’impegno dell’evangelizzazione \u00e8 esigente, – aggiunge – non solo perch\u00e9 l’unit\u00e0 \u00e8 il sigillo di credibilit\u00e0 della missione, ma anche perch\u00e9 lo sforzo della memoria si salda con la costruzione del futuro’. Guarda al cammino post-sinodale e suggerisce, citando Guardini, gli atteggiamenti con cui affrontarlo: ‘disponibilit\u00e0, vigilanza, pazienza’ di fronte al seme che Dio ‘depone, che accestisce quando \u00e8 l’ora; inserisce nel profondo una forma, che poi si apre la strada lentamente. Cos\u00ec procedono le cose di Dio’ Silenziosamente, senza violenza. Questo non vuol dire che tutto venga da s\u00e9. Dio esige molto: prontezza, superamento, sacrificio e costanza nel lavoro. Quel tocco vivo, quella crescita e quella maturazione richiedono tempo, e perci\u00f2 hanno bisogno di disponibilit\u00e0, vigilanza e pazienza’. Chiaretti:la parrocchia protagonista della nuova evangelizzazioneAl termine dell’assemblea abbiamo chiesto a mons. Chiaretti di tracciare un primo bilancio del sinodo sia come esperienza ecclesiale che per i documenti prodotti. ‘Dal primo punto di vista mi pare pienamente riuscito – ha detto mons. Chiaretti – lo dicono la contentezza e la gioia dei sinodali i quali hanno partecipato con continuit\u00e0 a tutti i lavori in maniera cos\u00ec intensa ed hanno anche, questa sera, espresso i loro convincimenti che sono di piena adesione sia al sinodo in quanto tale sia ai suoi contenuti. Il popolo di Dio ha preso coscienza di questo suo diritto dovere di collaborare con il vescovo per una migliore organizzazione della pastorale diocesana ed ha prestato il suo aiuto, lo ha prestato anche con un po’ di coraggio perch\u00e8 le ipotesi presentate durante i lavori sono anche incoraggianti, non vorrei dire ardite, ma certo non di carattere routinario, mi sembra che siano indicazioni significative’. Dal punto di vista dei contenuti? ‘Il sinodo \u00e8 un contenuto anche nuovo perch\u00e8 abbiamo preso di petto un argomento sul quale solitamente si scivola via, vale a dire la nuova evangelizzazione oggi e non soltanto un’evangelizzazione fatta da piccoli gruppi ma una nuova evangelizzazione fatta dalla comunit\u00e0 parrocchiale in quanto tale’. Non \u00e8 un facile cambiamento”Non a caso ho letto un canone del Codice di diritto canonico in cui si dice che uomini e donne, non soltanto preti, sono chiamati ad esercitare il ministero della parola e esercitarlo con pari diritti e pari ugualianza. Per dire che nessuno pu\u00f2 dire ‘io non mi ritengo capace di fare questo servizio’. Chiunque pu\u00f2 farlo, l’importante \u00e8 che sia un cristiano serio, ovvero consapevole, fedele alla Chiesa, che si avvale di questa sua conoscenza per aiutarla a parlare di Ges\u00f9 Cristo. L’evangelizzazione non \u00e8 tanto in funzione della Chiesa, di aumentarla, quanto in funzione delle singole persone e della loro conoscenza di Cristo, perch\u00e8 questo \u00e8 l’oggeto della nostra fede, non ne abbiamo altro. Quindi \u00e8 importante la testimonianza fatta con la carit\u00e0, con la testimonianza personale, con l’incontro, la parola e tante altre cose, tutto quello che significa l’apostolato cristiano’. All’inizio del sinodo le chiesi che senso poteva avere fare un sinodo ora che lei dovr\u00e0 lasciare la diocesi. Lei ne parl\u00f2 come di compimento di un percorso. \u00c8 stato cos\u00ec? ‘Stasera ho ricordato alcune tappe di questo itinerario, dal congresso eucaristico, l’anno del giubileo, la riorganizzazione interna della diocesi, la visita pastorale che \u00e8 durata cinque anni, e dalla quale sono venute le premesse per poter arrivare poi al sinodo che \u00e8 stato un fatto conclusivo, cio\u00e8 ha preso atto dell’esistente, e allo stesso tempo propositivo. Certo ci sono problemi che sono affiorati in questi ultimissimi tempi, e mi riferisco all’Universit\u00e0, ma non perch\u00e8 non ci fosse attenzione in precedenza, solo che ora abbiamo verificato che l’universit\u00e0 \u00e8 un problema che riguarda tutta la citt\u00e0 perch\u00e8 abbiamo ormai una universit\u00e0 policentrica dove ci sono almeno cinque centri universitari. Ci stiamo rendendo conto che per questo tipo di universit\u00e0 bisogna pensare a dei centri pastorali universitari veri e propri perch\u00e8 gli universitari sono dispersi un po’ dappertutto, quindi bisogner\u00e0 studiare queste iniziative. L’aver gi\u00e0 evidenziato questi problemi credo sar\u00e0 un grosso vantaggio per chi viene dopo’. Le esperienze dei moderatori’Le indicazioni pastorali possono anche essere ovvie, ma l’amore per la Chiesa \u00e8 stato superiore ad ogni previsione. E quest’amore certamente rimarr\u00e0’. Sono parole che giungono alla fine del discorso che mons. Giuseppe Chiaretti ha rivolto ai sinodali venerd\u00ec pomeriggio, a conclusione delle operazioni di voto dei documenti. Poi rivela che proprio per questo sta pensando ‘che l’intera assemblea sinodale pu\u00f2 essere il nuovo Consiglio pastorale diocesano per i tre o cinque anni successivi che devono porre in attuazione gli indirizzi pastorali e organizzativi proposti dal Sinodo’. Un grande consiglio pastorale che sarebbe sostenuto dall’esperienza appena vissuta e che i partecipanti confermano come positiva soprattutto nella comunione che si \u00e8 sperimentata. Al temine dell’assemblea abbiamo raccolto la voce di alcuni tra i protagonisti del sinodo: il moderatore don Fausto Sciurpa, una componente del comitato di redazione, Anna Rita Caponera, i moderatori dei gri gruppi Piergiorgio Sensi, Cristina Merini e Paolo Valigi. don Fausto Sciurpa’Come esperienza sinodale \u00e8 stata sostanzialmente positiva perch\u00e8 ha permesso di incontrarsi tra sensibilit\u00e0 e esperienze diverse e in concreto vi \u00e8 stata una risposta di fedelt\u00e0 e continuit\u00e0 delle persone che in questi due anni hanno partecipato e si sono impegnati. I documenti, che sono stati sistemati dal comitato di redazione ma che hanno conservato la sostanza emersa dai vari gruppi, mi sembra che offrano buoni spunti su cui lavorare. Non ci sono indicazioni concrete di scelte specifiche ma orizzonti e obiettivi da portare avanti e saranno uno strumento importante anche per chi verr\u00e0 dopo nella nostra diocesi’. Anna Rita Caponera ‘Il comitato di redazione in realt\u00e0 ha lavorato negli ultimi sei mesi, da quando si \u00e8 cominciato a lavorare sui documenti provenienti dai diversi gruppi. \u00c8 stata un’esperienza molto positiva perch\u00e8 con Isabella Farinelli e con i segretario generale don Gualtiero Sigismondi abbiamo lavorato in sinergia, scambiandoci continuamente le nostre riflessioni sui documenti che arrivavano e sempre cercando di mantenere il cuore del documento, senza stravolgerli, cercando di mantenerne la peculiarit\u00e0. Il nostro compito era di omogeneizzare il tutto cercando di farne un documento unico fruibile per la lettura, partendo dallo stile dei diversi redattori non erano omogenei. Penso, per\u00f2, che alla fine abbiamo fatto un buon lavoro’. Piergiorgio Sensi ‘Il nostro compito era di favorire pi\u00f9 possibile il confronto e non costringerlo entro schemi prefissati. Il lavoro del gruppo e la sintonia con l’altro moderatore ci hanno permesso di lavorare bene. Credo che il sinodo sia stato un’esperienza fortemente positiva perch\u00e8 abbiamo visto la nostra chiesa locale aprirsi, discutere, confrontarsi, mettendo in campo soggettivit\u00e0 che erano ai margini della vita diocesana. Credo che sia stato un forte segno di influenza dello Spirito e quindi da questo punto di vista ne esco stanco ma molto soddisfatto’. Cristina Merini’\u00c8 stata una bella esperienza, molto partecipata come gruppo e siamo statai molto contenti di questo camminare insieme che ha rinvigorito alcuni aspetti della pastorale su cui avevamo lavorato in questi anni e che dal sinodo hanno ricevuto uno sviluppo ulteriore. Ora si apre la seconda fase , che \u00e8 quella pi\u00f9 importante, l’attuazione del camminare insieme e speriamo che il Signore ci possa guidare in questa nuova fase della Chiesa perugino pievese’. Paolo Valigi’\u00c8 stata un’esperienza di comunione. Al di l\u00e0 delle proposizioni scritte nei documenti \u00e8 stata un’esperienza di costruzione della Chiesa dal basso. Laici e sacerdoti si sono trovati a parlare, hanno costruito rapporti di amicizia e di spiritualit\u00e0. Essere moderatore in coppia con mia moglie ci ha consentito di portare negli incontri l’espereinza delle difficolt\u00e0 della vita quotidiana delle famiglie insieme alla ricchezza e la bellezza. La fatica aggiuntiva del coordinamento era parte di questa fatica quitidiana del vivere insieme. IL VOTO FINALE IIl voto finale dei documenti si \u00e8 svolto con la formula ‘Placet’ oppure ‘Non placet’, ovvero era richiesto un s\u00ec o un no. Non era previsto, dunque, un voto ‘con riserva’ n\u00e8 dichiarazioni di voto. Naturalmente il voto era libero e ciascuno ha scelto secondo coscienza. La votazione non ha sempre raggiunto l’unanimit\u00e0, salvo che per la votazione sul complesso dei documenti. Tra i ‘Non placet’ manifestati c’erano quelli di Francesco D’Andola dell’associazione ‘Famiglie numerose’e Simone Pillon presidente del Forum delle famiglie, che in particolare hanno espresso dissenso sul documento riguardante la famiglia, l’evangelizzazione e la cultura. D’Andola pur ritenendo il primo ‘molto buono sotto il profilo dell’analisi dell’esistente’ lo ha per\u00f2 ritenuto ‘carente di profezia su una problematica sulla quale, come membro del Forum, mi aspettavo un qualcosa di pi\u00f9’. Dello stesso avviso Pillon, secondo cui ‘nel documento, prima delle rivisitazioni, era contenuto il concetto di evangelizzazione delle famiglie che poi \u00e8 stato sostituito da un pi\u00f9 blando ‘pastorale familiare”. Al documento sulla cultura, invece, D’Andola avrebbe voluto un documento che aprisse il discorso ‘a partire dalla nostra cultura, un qualcosa di pi\u00f9 identitario, per poi arrivare al dialogo’, aspetto che, invece, messo in apertura, farebbe aprire il documento ‘subito sotto l’aspetto della resa’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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