{"id":6894,"date":"2008-08-29T00:00:00","date_gmt":"2008-08-29T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6894"},"modified":"2015-06-18T15:14:42","modified_gmt":"2015-06-18T13:14:42","slug":"il-paradosso-della-vita-cristiana","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-paradosso-della-vita-cristiana\/","title":{"rendered":"Il paradosso della vita cristiana"},"content":{"rendered":"
Ascoltando la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo di domenica scorsa, lodata da Ges\u00f9, gli apostoli potevano farsi un’idea trionfalistica della missione di Ges\u00f9 e della vita cristiana. Il titolo di “Figlio del Dio vivente”, la Chiesa fondata su una solida roccia contro la quale non ha potere il male, potevano dare l’impressione che Ges\u00f9 fosse venuto a fondare un regno di Dio umanamente potente e invincibile, come era nelle aspettative del popolo ebraico del tempo. Sentendosi dire da Ges\u00f9 che avrebbe avuto le chiavi del regno, con un potere assoluto di legare e di sciogliere, Pietro forse vedeva confermata questa convinzione popolare. Certamente fu questa l’idea che guid\u00f2 la madre di Giacomo e Giovanni nel chiedere a Ges\u00f9 un posto di privilegio per i suoi figli, quello di sedere a destra e a sinistra nel regno che stava per fondare con la Pasqua (Mt<\/em> 20,20-23). Fu anche l’aspettativa dei discepoli fino al giorno dell’Ascensione, quando domandarono: “Signore, \u00e8 questo il momento in cui ricostituirai il regno di Israele?” (At<\/em> 1,6).<\/p>\n Ges\u00f9 mette in crisi questa idea messianica corrente con una visione nuova e rivoluzionaria: egli non \u00e8 venuto per regnare con potenza e gloria umane, ma per morire in croce e risorgere il terzo giorno. Contro questa visione apparentemente assurda reagisce Pietro che, come tutti noi, fa fatica a capire lo scandalo della croce. Facciamo infatti fatica a capire come la comunit\u00e0 fondata dal Figlio di Dio non abbia ancora abbracciato il mondo intero, che anzi sia un minoranza in un mondo ostile, e che in molte parti della Terra sia oggetto di odio e di persecuzione violenta. Insomma non accettiamo la presenza del martirio, che \u00e8 il volto pi\u00f9 autentico e connaturale della comunit\u00e0 cristiana autentica. La fede cristiana non \u00e8 una polizza di assicurazione contro il male. Nessuno sconto e nessun privilegio \u00e8 garantito ai seguaci di Ges\u00f9: solo il cammino difficile in compagnia dei poveri e dei disperati della Terra.<\/p>\n Forse dovremmo rivedere la nostra idea di Chiesa per adeguarla a quella di Ges\u00f9. Matteo ci presenta oggi, in apertura di brano, un condensato di catechesi cristiana, che Ges\u00f9 dedica ai discepoli portati con lui ad un ritiro in territorio pagano, dove le folle della Galilea non li potevano disturbare. Egli svela loro il progetto divino contenuto nelle prima professione di fede cristiana, formulata cos\u00ec da Paolo alcuni anni dopo: “Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto: che Cristo mor\u00ec per i nostri peccati secondo le Scritture, che fu sepolto ed \u00e8 risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture” (1 Cor<\/em> 15,3s). Tutto questo, precisa Ges\u00f9, accadr\u00e0 a Gerusalemme dove \u00e8 diretto, in definitiva, il suo cammino. E saranno le autorit\u00e0 giudaiche del Sinedrio (anziani, capi dei sacerdoti e scribi) a condannarlo a morte. Affiora in queste parole la figura profetica del Servo del Signore descritto da Isaia sette secoli prima (Is<\/em> 53).<\/p>\n Questo \u00e8 il vero volto di Cristo, non quello sognato dall’aspettativa popolare in tinta nazionalistica. Pietro reagisce proprio in nome della sua gente, quando prende in disparte Ges\u00f9 e lo rimprovera: “Dio non voglia, Signore, questo non ti accadr\u00e0 mai”. \u00c8 invece proprio l’esatto contrario di ci\u00f2 che vuole Dio, di ci\u00f2 che Lui ha deciso dall’eternit\u00e0 e che Ges\u00f9 ha accettato nel tempo. Il demonio, nelle tentazioni del deserto, aveva cercato di contrastare quel disegno misteriosamente assurdo. Cristo lo aveva respinto con decisione. Ora il diavolo ci riprovava con la collaborazione inconsapevole di Pietro, convinto di parlare anche questa volta a nome di Dio, come nella confessione di fede appena pronunciata e lodata. Ges\u00f9 reagisce, usando per lui le stesse parole che aveva adoperato per respingere il diavolo: “Vai via, Satana! Tu mi sei di scandalo”. Colui che era stato designato come pietra di fondamento della Chiesa, \u00e8 diventato ora pietra di inciampo sulla via di Dio. Colui che era stato definito “beato” ora assume la maschera di “satana”.<\/p>\n Cambiano presto i pensieri e le convinzioni umane. Pietro \u00e8 uno di noi, con slanci e incertezze, con fedelt\u00e0 e debolezze. Da questa premessa Ges\u00f9 trae le conseguenze di orientamento per la vita dei suoi discepoli. Chi ha accettato di seguire Cristo non pu\u00f2 cambiare strada o andare in senso contrario. Egli descrive questa strada con cinque sentenze in forma ritmica per facilitarne il ricordo: rinnegare se stessi prendendo la propria croce, voler salvare la vita significa perderla, perderla per causa di Ges\u00f9 significa salvarla, non giova nulla guadagnare il mondo intero se si perde la vita, niente vale pi\u00f9 della vita che ha un prezzo inestimabile. Le sentenze apparentemente pi\u00f9 dure e difficili sono le prime tre, le ultime due possono trovare consenso come espressione di saggezza popolare. Rinnegare se stessi vuol dire spogliarsi del proprio egoismo, decentrare la propria esistenza da quell’io ingombrante che ci trasciniamo dietro pesantemente e ci chiude ai problemi e ai dolori degli altri. La sequela di Cristo ci induce a non anteporre nulla a lui, a dare a lui il primo posto nella vita.<\/p>\n L’amore cristiano costringe a mettere il prossimo prima di noi, a coniugare il verbo donare, piuttosto che il verbo prendere. Prendere la croce vuol dire accettare le proprie pene e sofferenze quotidiane per amore di Dio, vuol dire essere disposti a dare la vita per lui che \u00e8 morto per noi in croce. I dolori e le croci quotidiane sono il sacrificio spirituale a Dio gradito, che contribuisce a salvare l’umanit\u00e0 dalla perdizione eterna, unito alla croce di Ges\u00f9. I due detti che seguono sono espressi in modo paradossale, mettendo in contrapposizione i verbi salvare e perdere: chi si perde, si salva e chi si salva, si perde. Vogliono dire che la vita si salva e si valorizza donandosi, si perde e si svaluta chiudendosi in se stessi in uno sterile egoismo.<\/p>\n Non si parla qui della vita naturale come valore biologico, ma della vita soprannaturale vissuta con Dio nella sequela di Cristo, quella che sfocia nella vita eterna. Essa non \u00e8 paragonabile con nessun bene terreno, fosse pure il dominio del mondo. L’errata fiducia nei beni e nei valori terreni \u00e8 destinata a deludere, perch\u00e9 nulla \u00e8 stabile al mondo (Salmo<\/em> 49,8s): la carriera, il prestigio, la ricchezza, il benessere. Solo la vita vissuta con Dio e per Dio ha valore e durata eterni. Alla fine, quando il Figlio dell’Uomo verr\u00e0 sulle nubi del cielo, dovremmo rendere conto a lui della vita vissuta. All’uscita dal supermercato della vita naturale, dobbiamo passare necessariamente alla cassa per valutare il prezzo di ci\u00f2 che abbiamo acquistato.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Ascoltando la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo di domenica scorsa, lodata da Ges\u00f9, gli apostoli potevano farsi un’idea trionfalistica della missione di Ges\u00f9 e della vita cristiana. 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