{"id":6876,"date":"2008-08-08T00:00:00","date_gmt":"2008-08-07T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6876"},"modified":"2015-07-08T15:13:44","modified_gmt":"2015-07-08T13:13:44","slug":"perche-ogni-donna-possa-essere-se-stessa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/perche-ogni-donna-possa-essere-se-stessa\/","title":{"rendered":"Perch\u00e9 ogni donna possa essere se stessa"},"content":{"rendered":"

Venti anni fa, il 15 agosto 1988, Giovanni Paolo II emanava la lettera apostolica sulla dignit\u00e0 e la vocazione della donna, la Mulieris dignitatem. Perch\u00e9 un pontefice scriveva sulla donna? Non \u00e8 una domanda oziosa, se fino a quel momento non si era avuto un documento del Magistero su tale questione: perch\u00e9 dunque?Per molti secoli la Chiesa aveva condiviso con il resto della cultura un dato ovvio sulla condizione della donna: la sua condizione subalterna. A lungo infatti le donne non hanno avuto accesso alla cultura e alla vita sociale e sono state costrette e custodite in spazi angusti decisi da altri, anche se, ovviamente, questo non ha impedito loro di vivere pienamente e ritagliarsi ambiti di competenze e servizio. L’epoca contemporanea, per\u00f2, vede un movimento nuovo che lavora per rivendicare alle donne i diritti pi\u00f9 elementari, lavoro, istruzione, voto e gradualmente, ma decisamente le donne fanno il loro ingresso nella vita sociale, culturale e politica, almeno nel mondo occidentale. Giovanni XXIII defin\u00ec questo fatto ‘un segno dei tempi’, ma i dibattiti sulla condizione femminile continuarono, spesso hanno travalicato i toni e confuso i piani, cercando di liberare la donna con strumenti che invece la condannavano alla peggiore delle schiavit\u00f9 (come l’aborto). La questione femminile, ineludibile e fondamentale non solo per le donne, ma per l’intera societ\u00e0 di oggi e di domani, \u00e8 diventata un fatto controverso e complicato. In questo clima, Giovanni Paolo II scrive una lettera sulla donna e inizia cercando nella tradizione cristiana la donna che aveva attraversato intatta ogni pregiudizio e con semplicit\u00e0 aveva vissuto la vocazione pi\u00f9 spregiudicata che la storia ricordi: Maria di Nazareth, madre di Dio.In lei il Pontefice indicava il modello non della donna, ma dell’umanit\u00e0 pienamente realizzata, rovesciando secoli di insegnamento che vedeva nella mascolinit\u00e0 la pienezza della vocazione umana e cristiana (la necessit\u00e0 per le donne di abbandonare la loro femminilit\u00e0 e di assumere le virt\u00f9 forti e vere degli uomini, era un tema ricorrente nella letteratura dei primi secoli cristiani). Essere donne, dunque, nella fede non \u00e8 un limite, non \u00e8 qualcosa da scontare o da sanare: \u00e8 solo uno dei due modi di essere umani che il Creatore ha pensato. La Mulieris dignitatem dopo aver fissato lo sguardo su Maria, si ferma proprio sul mistero della differenza sessuale e cerca di comprendere perch\u00e9 Dio abbia voluto l’essere umano come maschio o femmina, trovandone la spiegazione nella vocazione al dono di s\u00e9 che caratterizza la persona umana: ciascuno \u00e8 fatto per donarsi, il corpo sessuato ci insegna tale destinazione per il solo fatto di essere strutturalmente rivolto verso un altro\/a. Questa vocazione al dono di s\u00e9 e alla comunione \u00e8 in contraddizione con ogni sottomissione, infatti la sottomissione della donna praticata sistematicamente per millenni non \u00e8 secondo la volont\u00e0 di Dio ‘ insegna il Papa ‘ ma conseguenza del peccato (si ricordino le parole del libro della Genesi dette alla donna dopo il peccato: ‘verso tuo marito sar\u00e0 il tuo istinto ma egli ti dominer\u00e0’). Tale condotta \u00e8 indegna per i redenti, i figli di Dio rinati dall’acqua e dallo Spirito, infatti, sono chiamati ad imitare lo stile di Cristo su cui si ferma la quinta parte del documento, commentando quei brani dei Vangeli che descrivono Ges\u00f9 mentre dialoga con le donne, le guarisce, stringe rapporti di amicizia con loro, le perdona: sono pagine bellissime e poetiche, ma purtroppo fra le pi\u00f9 disattese dalla tradizione cristiana. Nella parte finale la lettera cerca di descrivere la vocazione della donna secondo le tradizionali immagini di verginit\u00e0, maternit\u00e0 e sponsalit\u00e0, e questa \u00e8 la parte del documento che ha fatto pi\u00f9 fatica ad essere accolta dalle donne, perch\u00e9 \u00e8 stata accusata di riproporre, almeno in parte, quegli stereotipi culturali che non riescono pi\u00f9, se mai ci sono riusciti, a rendere ragione del vissuto femminile. La questione oggi \u00e8 attuale pi\u00f9 che mai. Occorre uno studio approfondito del documento, e per questo il 6 novembre 2008 l’Istituto teologico di Assisi e l’Istituto teologico marchigiano insieme al Coordinamento teologhe italiane organizzeranno ad Assisi un convegno di studio sulla Mulieris dignitatem. L’insegnamento della lettera infatti \u00e8 ancora troppo poco conosciuto e soprattutto disatteso: basti confrontare con certe omelie o catechesi, l’affermazione di Giovanni Paolo II per cui la sottomissione della moglie al marito non appartiene alla logica del Vangelo! \u00c8 importante, quindi, riprendere in mano la Mulieris dignitatem per affrontare, forti della fede e dell’esempio di Cristo, la questione della condizione della donna nel mondo e nella Chiesa: per troppo tempo, cercando di difendere una presunta natura della donna e un suo ruolo tradizionale, abbiamo lasciato che altri parlassero sulla donna e si facessero araldi della sua ‘liberazione’. Il ventesimo anniversario della Mulieris dignitatem sia per la Chiesa un’occasione per attingere a piene mani dalla sua ricchissima tradizione, come lo scriba che trae dal suo tesoro cose antiche e cose nuove, e su queste basi lavorare seriamente perch\u00e9 ogni donna possa essere se stessa e possa collaborare, insieme a tutti gli uomini che lo vorranno, a costruire un modo pi\u00f9 umano in cammino verso il Regno.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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