{"id":6826,"date":"2008-07-18T00:00:00","date_gmt":"2008-07-18T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6826"},"modified":"2015-06-18T15:56:30","modified_gmt":"2015-06-18T13:56:30","slug":"lattesa-paziente-e-tollerante-di-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lattesa-paziente-e-tollerante-di-dio\/","title":{"rendered":"L’attesa paziente e tollerante di Dio"},"content":{"rendered":"
Il brano del Vangelo che leggiamo oggi contiene tre parabole di Ges\u00f9; la prima, pi\u00f9 ampia, \u00e8 conosciuta come parabola della zizzania. \u00c8 divisa in due parti: il racconto e la spiegazione, distanziate tra loro. La spiegazione \u00e8 fortemente allegorizzata dalla tradizione apostolica fino ad apparire una specie vocabolario dei termini usati. In mezzo si succedono altre due mini-parabole, quella del granellino di senape e quella del pugnetto di lievito. Sono come due immagini flash scattate sul ciglio della strada e nel cortile di una casa palestinese. Ges\u00f9 aveva un acuto spirito di osservazione e sapeva dare anche agli eventi pi\u00f9 comuni un significato religioso, usandoli come immagini per descrivere il comportamento di Dio nella storia.<\/p>\n
Alla gente semplice del suo popolo diceva: Dio si comporta cos\u00ec, come il proprietario dal campo inquinato, come l’uomo che pianta un albero di senape nel suo orto e come la donna che impasta il pane. Ogni parabola illustra un aspetto importante dell’agire di Dio nella storia. Se volessimo trovare un elemento comune a tutte tre le parabole, dovremmo dire che trattano della grande pazienza di Dio che sa programmare come il contadino e la donna i tempi lunghi del suo lavoro. Dio \u00e8 tollerante nei nostri confronti perch\u00e9 vuole la nostra piena salvezza. Egli non vuole perdere nessuno di noi. \u00c8 una grande lezione per noi, che viviamo in una societ\u00e0 sempre pi\u00f9 intollerante e violenta, e minacciamo di esserne contaminati. Iniziamo dalla prima parabola, quella della zizzania. Siamo portati di nuovo nelle campagne palestinesi dove il proprietario di un podere, che ha a suo servizio alcuni salariati, ha seminato i suoi terreni.<\/p>\n
Alla fine dell’inverno manda alcuni di loro ad ispezionare il seminato e questi scoprono che i campi sono inquinati dalle erbacce, che minacciano la crescita del buon grano. Eppure il padrone ha fatto seminare grano ottimo; da dove viene allora quella zizzania infestante? Il padrone sa di avere nemici e sicuramente qualcuno di loro ha tentato di rovinargli il raccolto. I servi impazienti vorrebbero andare subito a carpire l’erbaccia, ma il padrone ne frena l’ardore, perch\u00e9 \u00e8 impossibile intervenire senza danneggiare maggiorante il buon grano. Bisogna aver pazienza, “lasciate che l’una e l’altra crescano insieme fino alla mietitura. Solo allora dir\u00f2 ai mietitori: separate la zizzania e bruciatela; il grano buono raccoglietelo e riponetelo nel granaio”. Ges\u00f9 ha raccontato questo episodio per rispondere ai puritani del suo tempo, che sognavano una societ\u00e0 di santi e non sopportavano la presenza di peccatori. Conosciamo l’intolleranza degli zeloti e dei farisei nei confronti dei pubblicani e dei peccatori. Speravano che il Messia facesse piazza pulita di tutti gli operatori di male.<\/p>\n
Gli Esseni avevano iniziato una comunit\u00e0 di puri e di sani, dove non ammettevano n\u00e9 peccatori n\u00e9 malati. Ges\u00f9 invece era amico proprio dei pubblicani e dei peccatori, e andava in cerca dei malati per guarirli. Doveva costituire uno scandalo insopportabile. Ges\u00f9 testimoniava con le parole e con le azioni che il Padre del cielo \u00e8 paziente e misericordioso verso tutti, che il periodo della vita umana sulla terra \u00e8 tempo di accoglienza e di perdono. Dio rispetta i tempi di crescita e di evoluzione di ciascuno, in attesa di conversione. Il giudizio e la cernita tra buoni e cattivi verr\u00e0 alla fine. Questo momento \u00e8 illustrato in dettaglio dalla spiegazione allegorica della parabola, aggiornata dalla catechesi apostolica. Non ha bisogno di spiegazione perch\u00e9 \u00e8 chiara come i lemmi di un vocabolario. Le due mini-parabole del granellino di senape e del pugnetto di lievito portano in scena un uomo e una donna, quasi ad abbracciare l’esperienza degli ascoltatori di ambedue i sessi. La prima fa riferimento ai cigli delle strade e ai campi della Palestina, dove ancora cresce abbondante l’albero della senape. Faceva impressione a tutti che quell’albero ramificato e alto fino a tre metri nascesse da un semino pi\u00f9 piccolo di una pulce. Ges\u00f9 ha il coraggio di assumerlo come simbolo del Regno dei cieli da lui portato.<\/p>\n
Tutti aspettavano la venuta del Regno di Dio come una deflagrazione universale grandiosa che avrebbe cambiato il mondo. Molti perci\u00f2 erano delusi dalla piccolezza degli inizi come la stava vivendo Ges\u00f9. Il potere salvifico di Dio (il Regno) iniziava a manifestarsi in un piccolo gruppo di credenti radunati da Ges\u00f9 attorno a s\u00e9, miti e pacifici uomini del lago e dei campi. Dio non ha fretta, comincia dal poco, dai piccoli, cambiando il loro cuore. Poi la sua azione crescer\u00e0 nel mondo come un albero dove gli uccelli vengono a nidificare. Basta saper aspettare. Al tempo di Matteo quell’albero era gi\u00e0 nato e cresceva ormai sulle rive del Mediterraneo. L’ultima parola della storia sar\u00e0 quella di Dio e il punto di arrivo finale sar\u00e0 un regno universale. La parabola del lievito approfondisce l’idea della potenza salvifica di Dio, destinata a fermentare dall’interno la massa umana. Tutte le donne sapevano fare il pane, era un’attivit\u00e0 domestica che ripetevano quasi tutti i giorni nei cortiletti delle case. Ma questa donna sta impastando una massa enorme di farina, quasi quaranta chili (tre staia) di farina, come se avesse una festa con almeno 150 invitati da sfamare.<\/p>\n
Il pugnetto di lievito, come quello che ogni donna conservava in casa per uso domestico, era poca cosa per tanta farina. Eppure quel piccolo fermento acido di pane invecchiato riesce a fermentare lentamente quella grande massa di impasto. Miracolo della natura, ma anche miracolo di Dio, dice Ges\u00f9. Il potere salvifico di Dio agisce silenziosamente nel cuore degli uomini, come quel cucchiaio di lievito con cui la donna sta preparando il pane per un banchetto di festa. Anche Dio sta preparando il grande banchetto finale, al quale tutti siamo invitati. Ma lo fa senza grandi gesti esterni miracolosi, capaci di sorprendere e meravigliare. Lo fa nel segreto di ogni cuore che si lascia plasmare dalla Sua parola. Il lievito si ricavava dalla pasta fermentata. Questo ci dice che noi, pasta di Dio, dobbiamo a nostra volta diventare lievito per fermentare con l’esempio, la parola e la grazia chi vive al nostro fianco nella vita di ogni giorno. Siamo piccola cosa, ma con effetti grandiosi. L’importante \u00e8 sentire questa responsabilit\u00e0 nella Chiesa.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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