{"id":6808,"date":"2008-07-11T00:00:00","date_gmt":"2008-07-11T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6808"},"modified":"2015-06-18T15:58:12","modified_gmt":"2015-06-18T13:58:12","slug":"il-frutto-della-semina-di-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-frutto-della-semina-di-dio\/","title":{"rendered":"Il frutto della semina di Dio"},"content":{"rendered":"
Per alcune domeniche la liturgia ci propone le sette parabole del regno raccolte da Matteo nel capitolo 13 del suo Vangelo. Le parabole sono la caratteristica pi\u00f9 appariscente della predicazione di Ges\u00f9. Sono uscite dalla sua osservazione quotidiana. Quadretti di grande efficacia pedagogica, perch\u00e9 il linguaggio delle immagini \u00e8 il pi\u00f9 efficace per comunicare i concetti a gente semplice e concreta. \u00c8 interessante notare che Ges\u00f9 non ha mai usato la favola, che \u00e8 racconto inverosimile: il suo Vangelo invitava a guardare concretamente la storia quotidiana, non a far sognare un mondo fantastico.<\/p>\n
La parabola gli consentiva di far appello spesso all’esperienza degli ascoltatori. Voleva che gli uditori aprissero gli occhi sulla realt\u00e0 che vivevano e scoprissero cos\u00ec il modo misterioso e paterno di agire di Dio con gli uomini. Il suo \u00e8 un linguaggio accessibile a tutti. Il problema delle parabole non era dunque la comprensione, ma l’accettazione. Lo afferma chiaramente Ges\u00f9 nel Vangelo di oggi, citando un detto del profeta Isaia. Spesso non si accettava il modo di agire di Dio descritto da Ges\u00f9 nelle parabole, perch\u00e9 contrastava con pregiudizi e interessi. Allora egli doveva costatare che alcuni “vedendo non vedono e udendo non odono”, che equivale a dire che non c’\u00e8 pi\u00f9 cieco di chi non vuol vedere e pi\u00f9 sordo di chi non vuol sentire. Noi mettiamoci allora in ascolto della sua prima parabola. \u00c8 divisa chiaramente in due parti: il racconto in forma narrativa e la spiegazione in forma allegorica. Nella prima parte percepiamo di pi\u00f9 la voce di Ges\u00f9, nella seconda riconosciamo pi\u00f9 la voce della Chiesa apostolica. Quando Ges\u00f9 parla seduto in barca, con le spalle rivolte al lago, ha davanti a s\u00e9 i campi delle colline circostanti. Rievoca per quella gente contadina il rito della semina e dello sviluppo del grano, che loro ben conoscevano.<\/p>\n
La semina avveniva in autunno e il grano veniva gettato sulla terra non ancora arata, direttamente sulle stoppie e sui cardi dell’anno precedente, ormai polverizzati dal forte calore estivo; sui sentieri tracciati nel frattempo dai passanti, e sulle rocce affioranti. Solo dopo aver gettato con largo gesto della mano i chicchi di grano su questa superficie irregolare e varia, il contadino iniziava ad arare il terreno arido e polveroso con il suo piccolo aratro di legno, spesso tirato da un asinello. Nell’inverno il grano iniziava a coprire di verde la superficie arata; e a primavera maturava presto al calore del sole cocente. Allora apparivano evidenti le diversit\u00e0 del terreno. Dove affiorava la roccia il grano era seccato sul nascere perch\u00e9 non aveva umore sufficiente; dove c’erano cardi e rovi il grano era stato soffocato da questi, che avevano un pi\u00f9 rapido sviluppo; nel resto del terreno il grano si era sviluppato agevolmente, ma con rendimento proporzionato alla bont\u00e0 e alla profondit\u00e0 della terra. Questo contadino che semina potrebbe apparirci inesperto e sprovveduto, perch\u00e9 semina senza guardare dove getta il suo grano.<\/p>\n
In realt\u00e0 egli sa quello che fa, prevedendo tutti i rischi descritti da Ges\u00f9. Egli conosce bene il suo campo e sa che alla fine avr\u00e0 il suo raccolto. Proprio su questo raccolto finale Ges\u00f9 attira l’attenzione, calcando le tinte con cifre paradossali. Si sa che i terreni migliori del tempo, se tutto andava bene, davano ai proprietari dieci quintali di raccolto per ogni quintale di semina. \u00c8 facile immaginare la sorpresa e l’incredulit\u00e0 degli ascoltatori quando Ges\u00f9 spara loro le cifre esagerate di cento, di sessanta o anche di trenta quintali di raccolto per ogni quintale di semina. Ma lui sta ormai parlando della realt\u00e0 spirituale del Regno dei cieli, descritta in figura con la semina e il raccolto dei contadini ebrei. Ges\u00f9 intende chiarire con la parabola l’apparente fallimento della sua predicazione, che non riscuoteva il successo sperato. Invita perci\u00f2 i suoi ascoltatori a prendere lezione dal contadino: il suo umile e sofferto atto del seminare, che d\u00e0 l’impressione di gettare via il seme, \u00e8 la condizione per la gioia del grande raccolto finale. Questa \u00e8 la logica del regno Dio, cio\u00e8 del suo agire nella storia.<\/p>\n
Dio inizia in maniera umile e silenziosa e sa aspettare con la pazienza del contadino, perch\u00e9 sa che alla fine il raccolto sar\u00e0 strepitoso. Per Matteo, Ges\u00f9 propone il suo Vangelo a tutti, anche se pochi sembrano rispondere alla sua chiamata. Chiede a tutti di impegnarsi e di portare frutti concreti di bene nella vita. Realisticamente, distingue il campo in quattro settori, tre sterili e uno solo produttivo. Ma ottimisticamente sottolinea che il settore produttivo compensa ampiamente il fallimento degli altri. Non intende suggerire percentuali, ma stimolare tutti a collaborare col divino seminatore in vista del raccolto finale. Mette per\u00f2 in guardia sugli ostacoli che le fede corre. Il primo \u00e8 la superficialit\u00e0 degli “analfabeti della fede”, che rifiutano il Vangelo prima ancora di conoscerlo. Il secondo \u00e8 l’incostanza di coloro che, dopo un inizio promettente, perdono la fede perch\u00e9 troppo impegnativa, specie in un mondo ostile che l’oscura e la denigra con proposte pi\u00f9 allettanti. Il terzo ostacolo \u00e8 costituito dall’assillo del lavoro e dalla corsa al guadagno.<\/p>\n
Molti sono assorbiti totalmente dai problemi del vivere e non hanno tempo per Dio e per la loro anima; Dio scompare a poco a poco dall’orizzonte della vita, relegato sempre pi\u00f9 in periferia e dimenticato. Ma la parabola non si chiude su questo spettacolo desolante; propone una visione ottimistica del Regno di Dio sulla terra. Alla fine esso avr\u00e0 un successo strepitoso, oltre ogni aspettativa umana. Ges\u00f9 aveva assicurato che il Regno da lui predicato avrebbe avuto un esito straordinario nonostante la modestia degli inizi, l’incomprensione e la persecuzione. Aveva insomma predetto la Chiesa sparsa in tutto il mondo. Matteo, che ha visto crescere la Chiesa in modo imprevisto, chiede di perseverare nella fede e portare frutti abbondanti di opere buone. Solo cos\u00ec il credente apparir\u00e0 come il campo buono di Dio.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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