{"id":67868,"date":"2022-08-04T11:10:16","date_gmt":"2022-08-04T09:10:16","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lavoce.it\/?p=67868"},"modified":"2022-08-04T11:18:28","modified_gmt":"2022-08-04T09:18:28","slug":"in-tutti-ci-sono-tutte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/in-tutti-ci-sono-tutte\/","title":{"rendered":"In \u201ctutti\u201d ci sono \u201ctutte\u201d"},"content":{"rendered":"

Negli atti ufficiali del Senato<\/strong> (verbali, convocazioni, ecc.) si continuer\u00e0 a usare<\/strong> come in passato la parola plurale \u201csenatori\u201d<\/strong> (al plurale) per indicare nel loro insieme le persone che ne fanno parte. Lo ha deciso la Presidenza del Senato, respingendo la richiesta che era stata avanzata di dire e scrivere, sempre, \u201ci senatori e le senatrici\u201d.<\/span> Per quello che conta la mia opinione, cio\u00e8 nulla, sono d\u2019accordo con questa decisione, che invece \u00e8 biasimata da quelli – e quelle – che vorrebbero un linguaggio \u201cinclusivo\u201d.<\/span> Siccome usiamo la lingua italiana, usiamola secondo le sue regole condivise.<\/span><\/p>\n

C\u2019\u00e8, fra l\u2019altro, la regola che i sostantivi che indicano persone, se usati al maschile plurale, si riferiscono indifferente a persone tanto del genere maschile che di quello femminile; e anche a coloro che non si riconoscono in alcuno dei due, o si riconoscono in entrambi. Vediamo la Costituzione<\/strong>, che oltre a essere la legge fondamentale, \u00e8 un perfetto esempio di buona lingua italiana.<\/span><\/p>\n

L\u2019articolo 3<\/strong> dice: \u201cTutti i cittadini hanno pari dignit\u00e0 sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso\u201d; a nessuno pu\u00f2 venire il sospetto che non valga anche per le cittadine. Cos\u00ec, quando l\u2019art. 19<\/strong> dice: \u201cTutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa\u201d, e l\u2019art. 21<\/strong> aggiunge: \u201cTutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero\u201d, \u00e8 chiaro che la parola \u201ctutti\u201d vuole indicare, e indica, proprio tutti, nessuno escluso. Quindi \u00e8 il termine pi\u00f9 inclusivo che si pu\u00f2. Se invece si dicesse e si scrivesse \u201ctutti e tutte\u201d, qualcuno direbbe che non \u00e8 ancora abbastanza inclusivo, e che sarebbe meglio scrivere \u201ctutt*\u201d con un asterisco, o un\u2019altra grafia impronunciabile. <\/span><\/p>\n

La diatriba dura dal 1998, quando l\u2019allora ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer<\/strong>, fu autore dello<\/span> Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria<\/em>, e lo volle chiamare cos\u00ec perch\u00e9 a nessuno venisse il dubbio che valesse solo per i ragazzi e non anche per le ragazze; che sarebbe stata una sciocchezza. Ma cos\u00ec si finisce col rendere incerto il senso delle pi\u00f9 solenni – e inclusive – affermazioni della Costituzione.<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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