Raccontare il Sessantotto da parte di chi lo ha vissuto, sia pure in modo marginale, significa soprattutto testimoniare stati d’animo, sensazioni, passioni, senza pretendere di fare storia, n\u00e9 di esaurirne la complessit\u00e0. A Perugia, come altrove, la contestazione spazz\u00f2 via le tradizionali associazioni degli studenti universitari, a vantaggio del movimento studentesco che aveva il suo centro nell’assemblea. In quella sede la critica nei confronti dei progetti di riforma universitaria si trasform\u00f2 presto in ‘contestazione globale’ che prese di mira in particolare il modello di vita capitalistico, l”uomo a una dimensione’, macchina che produce e consuma, che privilegia l’avere rispetto all’essere. Non fu immune da critiche neppure il mondo comunista: la brutale repressione della ‘Primavera di Praga’ scosse pi\u00f9 di una coscienza. Un nuovo modo di pensare conquist\u00f2 i giovani, che assaporarono l’ebbrezza di uscire fuori dai tradizionali schemi di comportamento. Gli universitari cattolici condivisero molte istanze della contestazione, trovando nelle Scritture pi\u00f9 di un motivo di ispirazione per criticare una realt\u00e0 che apparve anche a loro insoddisfacente, e del resto il Concilio ecumenico Vaticano II aveva fatto riscoprire ‘cieli nuovi e terre nuove’. Essi avvertirono l’urgenza del cambiamento e con generosit\u00e0 si impegnarono per realizzarlo, all’universit\u00e0, nelle varie dimensioni della vita quotidiana e all’interno della comunit\u00e0 ecclesiale. Molti furono i temi al centro della loro attenzione, approfonditi a seconda delle sensibilit\u00e0 individuali. I sessantottini cattolici cercarono di elaborare faticosamente una nuova visione della realt\u00e0, senza appiattirsi del tutto sulle parole d’ordine dominanti. Si ispirarono ad alcune figure di laici e sacerdoti; ad esempio, a Don Lorenzo Milani, le cui opere divennero conosciutissime e amate; il titolo di una di esse, L’obbedienza non \u00e8 pi\u00f9 una virt\u00f9, fu anzi l’emblema di un nuovo habitus mentale, destinato a lasciare tracce profonde. Fuori dei confini nazionali si guard\u00f2 a personaggi come Martin Luther King, ucciso proprio in quell’anno, e la sua lotta contro l’apartheid divenne il simbolo della lotta contro una societ\u00e0, quella americana, percepita come profondamente lesiva dei valori della dignit\u00e0 umana. A questa sensazione contribu\u00ec fortemente la guerra del Vietnam, un conflitto che lacer\u00f2 profondamente la coscienza dei cattolici; essi si interrogarono a lungo sul problema della violenza, su come giustificare alla luce del Vangelo le lotte del Terzo mondo. Nel 1967 Paolo VI aveva pubblicato la Populorum progressio e cominciava a diffondersi la conoscenza della teologia della liberazione, che rifletteva sul libro dell’Esodo, sull’intervento di Dio per liberare dalla schiavit\u00f9 il popolo d’Israele. Si guard\u00f2 con attenzione alle figure del Che, di dom Helder Camara, di padre Camillo Torres. A Perugia nacque un circolo intitolato a quest’ultimo e si diede vita all’ ‘Operazione Mato Grosso’, per approfondire le tematiche del Terzo mondo e raccogliere fondi per quelle popolazioni; qualcuno decise anche di dedicare la propria vita al servizio dei popoli oppressi. Pi\u00f9 particolarmente in ambito ecclesiale si sollecit\u00f2 il rinnovamento liturgico e una maggiore partecipazione alla vita della Chiesa, si mise l’accento sul primato della coscienza e si vissero alcune esperienze particolarmente innovative di Chiesa conciliare. Di queste ultime \u00e8 bello ricordare i numerosi soggiorni a Spello nella comunit\u00e0 dei Piccoli Fratelli di Carlo Carretto. Il tutto sotto l’occhio vigile dell’arcivescovo, mons. Ferdinando Lambruschini, che, per aver presentato l’Humanae vitae, ricevette dagli irriverenti sessantottini l’appellativo di mons. Pillolini. Lentamente i giovani diventarono adulti e metabolizzarono ‘la fantasia al potere’, ma l’esperienza vissuta in quegli anni avrebbe segnato in modo indelebile la loro vita. Non sempre in modo positivo. Molti furono perduti per la democrazia, complice anche una classe politica che, salvo rare eccezioni, come Aldo Moro, non seppe incanalare le istanze di rinnovamento in una coraggiosa politica di riforme. In altri rimasero una viva coscienza critica, un’attenzione ideale per la politica e per le problematiche sociali, un rifiuto, pi\u00f9 o meno marcato, della societ\u00e0 dei consumi, una forte apertura alla realt\u00e0 internazionale, l’aspirazione costante ad una Chiesa fedele agli insegnamenti evangelici.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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