{"id":6771,"date":"2008-06-27T00:00:00","date_gmt":"2008-06-27T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6771"},"modified":"2015-06-18T16:03:30","modified_gmt":"2015-06-18T14:03:30","slug":"come-pietre-vive-sulla-roccia-di-pietro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/come-pietre-vive-sulla-roccia-di-pietro\/","title":{"rendered":"Come pietre vive sulla roccia di Pietro"},"content":{"rendered":"
La promessa che Ges\u00f9 ha fatto a Pietro non interessa lui solo, ma coinvolge tutti noi credenti e seguaci di Cristo. Pietro sta alla base della fede della Chiesa. Le parole di Ges\u00f9 sono chiare: “Tu sei Roccia (Pietro) e su questa roccia io edificher\u00f2 la mia Chiesa”. Noi siamo la Chiesa edificata sulla roccia che \u00e8 Pietro, rappresentante storico e visibile di Ges\u00f9 in terra. Ges\u00f9 resta la roccia invisibile, ma su di lui, come fondamento visibile, ha voluto Pietro. Il profeta Isaia aveva esortato cos\u00ec gli ebrei che si vantavano della loro discendenza da Abramo, padre della loro fede: “Ascoltatemi, voi che cercate il Signore: guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti” (Is<\/em> 51,1).<\/p>\n Come pietre vive noi siamo stati tagliati dalla roccia eterna che \u00e8 Cristo, fatti del suo stesso materiale umano e divino, figli di Dio come lui. Lo ricorda lo stesso Pietro ai suoi cristiani nella sua prima lettera enciclica. Vuole che non prendano abbagli e non assolutizzino il suo ruolo di Pietra di fondamento. Egli rappresenta Ges\u00f9, governa in nome suo; il fondamento unico e ultimo della salvezza \u00e8 Lui: “Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Ges\u00f9 Cristo” (1 Pt<\/em> 2,4s).<\/p>\n La Chiesa \u00e8 paragonata ad un edificio sacro fatto di pietre umane, un edificio dove i fedeli svolgono il loro sacerdozio e offrono i loro sacrifici spirituali. Pietro \u00e8 colui che tiene unito questo edificio spirituale e ne dirige la disciplina e il culto. Quel giorno, a Cesarea di Filippo, all’estremo nord della Palestina, il Signore pensava a noi mentre stabiliva il suo fragile discepolo come roccia indefettibile sulla quale ci avrebbe edificati come Chiesa, cio\u00e8 comunit\u00e0 di credenti in lui. Da allora senza Pietro non c’\u00e8 Chiesa di Cristo. Questo ci ricorda il Vangelo di oggi. Dovremmo forse verificare meglio su di esso le nostre convinzioni religiose, in un mondo che contesta ogni autorit\u00e0. La Chiesa non ce l’inventiamo noi, \u00e8 quella che ha voluto Cristo. Il racconto di Matteo si divide nettamente in due parti: la prima descrive l’interrogatorio dei discepoli e la confessione di Simon Pietro; la seconda riferisce la promessa fatta a Pietro come risposta alla sua professione di fede.<\/p>\n Su questa seconda parte \u00e8 incentrata tutta l’attenzione dell’evangelista, che l’ha strutturata in modo accurato in forma ritmica, con tre strofe di tre righe ciascuna. Tutto inizia con due domande in progressione, che restano sempre attuali: “‘Che dice la gente di me?” e “Voi che ne dite?”. Alla prima domanda i discepoli riferiscono le opinioni pi\u00f9 varie. La gente non ha idee chiare, ognuno esprime la propria convinzione personale. Comunque le risposte non vanno oltre l’orizzonte umano; al massimo si arriva a definire Ges\u00f9 un profeta come quelli pi\u00f9 conosciuti dalla tradizione popolare. Venti secoli di cristianesimo non hanno cambiato molto questo panorama confuso di idee. Ma la domanda di Ges\u00f9 a questo punto si fa pi\u00f9 personale e pi\u00f9 stringente: “Voi chi dite che io sia?”. Pietro risponde a nome di tutti con una professione di fede che supera i limiti delle opinioni personali e diventa la confessione immutabile della Chiesa nei secoli: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.<\/p>\n Non si poteva dire di pi\u00f9 e di meglio. Solo Dio poteva rivelare a Pietro una verit\u00e0 cos\u00ec grande. Lo constata meravigliato lo stesso Ges\u00f9, che vede in quelle parole il segno dell’elezione divina. La promessa di Ges\u00f9 \u00e8 come un canto strutturato in tre strofe ritmiche a forma di beatitudine. La prima strofa enuncia una beatitudine personale ridondante: “Beato te, Simone figlio di Giona, perch\u00e9 n\u00e9 la cerne n\u00e9 il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che \u00e8 nei cieli”. \u00c8 la beatitudine della fede, come quella di Maria (Lc<\/em> 1,45) e attinge alla radice l’umanit\u00e0 del discepolo, chiamato col suo nome originario di Simone e con il suo patronimico di “figlio di Giona” (abbreviazione di Giovanni). Ges\u00f9 lo aveva riconosciuto cos\u00ec quando glielo condusse suo fratello Andrea: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni” (Gv<\/em> 1,42). Il Dio che ci ha creato ci chiama per nome e conosce la nostra storia fin dal concepimento (Sl<\/em> 139,13-16).<\/p>\n Quella confessione, fatta ai piedi della grande roccia che dominava l’antica Cesarea di Filippo, era per Ges\u00f9 il segno dell’elezione divina. Da questa consapevolezza sgorga la promessa solenne che trasferisce i verbi dal passato al futuro: “Io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra io edificher\u00f2 la mia Chiesa”. C’\u00e8 un delicato parallelismo tra il dire di Pietro e il dire di Ges\u00f9: ambedue formulano verit\u00e0 inaudite che impegnano la fede della Chiesa. Dicono chi \u00e8 Ges\u00f9 e chi \u00e8 Pietro. Quando, nel primo incontro, Ges\u00f9 aveva guardato Simone negli occhi, gli aveva detto: “Tu sei Simone figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)” (Gv<\/em> 1,42). Ora quel nuovo nome viene spiegato: Pietro da Pietra (Kepha<\/em>, in aramaico), cio\u00e8 “Roccia” di fondamento della Chiesa di Dio insieme a Cristo, roccia della nostra salvezza.<\/p>\n “La Chiesa” (Ekkles\u00eca<\/em>) vuol dire, secondo l’uso dell’Antico Testamento greco, comunit\u00e0 di credenti che professano la stessa fede e rendono a Dio lo stesso culto. I traduttori greci della Bibbia rendono con questo lemma, per pi\u00f9 di cento volte, il vocabolo ebraico Q\u00e2h\u00e2l<\/em>, che indicava la comunit\u00e0 dei salvati raccolta per ascoltare la parola del Signore e rendere a lui il culto dell’obbedienza e della liturgia. Ges\u00f9 intende fondare una nuova comunit\u00e0 di salvati, riscattati con il suo sangue e resi figli di Dio con la sua risurrezione. Una specie di tempio spirituale dove i credenti esercitano il loro sacerdozio comune nel culto liturgico e nella testimonianza di una vita santa.<\/p>\n Questa Chiesa, che ha la fede di Pietro come fondamento inamovibile, \u00e8 destinata a vivere nel tempo fino alla seconda venuta di Ges\u00f9: “Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”. “Le porte” sono un’espressione tipica orientale per indicare “il potere”, perch\u00e9 chi teneva le porte aveva in mano la citt\u00e0. Qui Pietro \u00e8 visto anche come masso di chiusura delle porte della morte. Finch\u00e9 c’\u00e8 lui, la Chiesa non finir\u00e0. Egli tiene a bada le forze distruttive e disgreganti della Chiesa. Il concetto \u00e8 ribadito e ampliato con l’immagine delle “chiavi del regno dei cieli”. Sono le chiavi della casa o della citt\u00e0, che simbolicamente indicano la piena autorit\u00e0 (Mt<\/em> 23,13). Aprire o chiudere \u00e8 l’equivalente di sciogliere e legare. Le immagini indicano che Pietro possiede un’autorit\u00e0 vicaria alle dipendenze di Ges\u00f9, con la funzione di interpretare autenticamente la sua parola, con un servizio di unit\u00e0 e di carit\u00e0, con un’azione di governo teso alla difesa e alla diffusione della verit\u00e0 evangelica. Il Papa di Roma rende oggi questo servizio a Ges\u00f9 e alla Chiesa.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La promessa che Ges\u00f9 ha fatto a Pietro non interessa lui solo, ma coinvolge tutti noi credenti e seguaci di Cristo. Pietro sta alla base della fede della Chiesa. Le parole di Ges\u00f9 sono chiare: “Tu sei Roccia (Pietro) e su questa roccia io edificher\u00f2 la mia Chiesa”. 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