{"id":6733,"date":"2008-06-13T00:00:00","date_gmt":"2008-06-13T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6733"},"modified":"2015-06-18T16:08:29","modified_gmt":"2015-06-18T14:08:29","slug":"gli-umili-operai-del-campo-di-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/gli-umili-operai-del-campo-di-dio\/","title":{"rendered":"Gli umili operai del campo di Dio"},"content":{"rendered":"

Il Vangelo ci porta oggi nel pieno dell’attivit\u00e0 missionaria di Ges\u00f9; egli “andava attorno per tutte le citt\u00e0 e i villaggi insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermit\u00e0” (9,35). Ges\u00f9 \u00e8 un missionario itinerante senza recapito fisso, in moto perpetuo come le volpi che pure hanno le loro tane e come gli uccelli del cielo che pure hanno il loro nido (Mt 9,20). In questa sua esperienza capisce che non pu\u00f2 arrivare a tutti da solo, pur nello zelo che lo divora senza tregua. Troppi sono i bisogni della sua gente povera, disagiata, malata, depressa, assetata di Dio. Ha cominciato a formarsi una cerchia di discepoli, che si porta dietro, cercando di istruirli con la sua parola e con il suo esempio, nella speranza che si innamorino della sua missione e lo aiutino con entusiasmo nella sua opera di evangelizzazione.<\/p>\n

Egli li esorta a pregare Dio perch\u00e9, insieme a loro, mandi altri operai nel suo campo di lavoro, dove il raccolto minaccia di andare sprecato. Intanto per\u00f2 ingaggia i dodici apostoli, che ha gi\u00e0 a disposizione in aiuto alla sua missione. Pregare non \u00e8 evadere dall’impegno personale di collaborazione fattiva, come se l’evangelizzazione riguardasse gli altri e non noi. Pregare \u00e8 sintonizzarsi con Dio per sentire pi\u00f9 forte l’urgenza della collaborazione con Lui e disporre il proprio cuore ad un pi\u00f9 forte impegno. Solo dopo, possiamo chiedere al Padre che mandi altri a collaborare con noi. Ges\u00f9 sa che i suoi primi discepoli non sono del tutto preparati, ma si faranno pian piano le ossa anche loro sul campo. Non c’\u00e8 scuola migliore dell’impegno fattivo. Cos\u00ec li lancia coraggiosamente nell’avventura insieme con lui. \u00c8 un insegnamento valido per tutti i tempi della Chiesa: la Chiesa o \u00e8 tutta missionaria o non \u00e8 Chiesa.<\/p>\n

Il Concilio Vaticano II insegna che “ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di spargere, quanto gli \u00e8 possibile, la fede” (LG<\/em> 17). Verifichiamo su questa pagina di Vangelo il nostro impegno missionario. Il campo d’azione di Ges\u00f9 \u00e8 la sinagoga, la strada, la campagna, la casa, insomma ogni luogo dove l’uomo vive. Qui incontra la sua gente con parole brevi, con dialoghi e con discorsi, con gesti e miracoli. Ogni occasione \u00e8 buona per comunicare la bella notizia del Vangelo. Lo guida un grande amore disinteressato per l’uomo, bisognoso di verit\u00e0 e di guarigione. Esprime questo amore con due immagini ricavate dall’esperienza pastorale e agricola del suo popolo: l’affetto e la compassione del pastore per il suo gregge, e la preoccupazione del contadino per il suo grano ormai maturo, che minaccia di cadere e andare perduto. Ha potuto costatare che il suo popolo \u00e8 come gregge senza pastore, sbandato e lasciato in balia di se stesso, senza istruzione e guida. Eppure quel gregge sono le pecore che Dio ha raccolto e ama. I capi che dovrebbero prendersene cura fanno i loro interessi e si mostrano irresponsabili.<\/p>\n

\u00c8 una situazione pietosa che richiede di intervenire con urgenza. Egli ne sente tutta la pena e insegue quel suo gregge amato per villaggi e citt\u00e0, per aiutarlo. Nello stesso tempo invita i discepoli a pregare perch\u00e9 Dio mandi nuovi operai nella sua messe matura, come avviene nella parabola degli operai della vigna chiamati in ore diverse del giorno (Mt<\/em> 20,1-16). Ges\u00f9 mostra di provare un intimo struggimento per tutte quelle persone che non pu\u00f2 raggiungere e che pure ascolterebbero volentieri il suo messaggio. Un giorno a Samaria, vedendo la gente che lo veniva a cercare, aveva detto ai discepoli: “Levate i vostri occhi e guardate i campi che gi\u00e0 biondeggiano per la mietitura” (Gv<\/em> 4,35). Ora confida: “La messe \u00e8 molta, ma gli operai sono pochi”. Invitando a pregare, non fa che comunicare la propria esperienza. Egli preg\u00f2 tutta la notte prima di scegliere i dodici apostoli (Lc<\/em> 6,12s), perch\u00e9 sapeva che ogni vocazione nasce dal cuore del Padre.<\/p>\n

\u00c8 sempre lui che chiama e sceglie chi vuole; lo aveva detto chiaro: “Nessuno pu\u00f2 venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv<\/em> 6,44). I dodici che Ges\u00f9 coinvolge insieme a lui nella missione sono stati donati a lui, come suoi collaboratori stretti, proprio dal Padre. Nella preghiera della cena pasquale egli li affida di nuovo a Dio, perch\u00e9 li custodisca in sua assenza: “Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te. Io prego per loro: Padre santo custodisci nel tuo nome coloro che mi hai donato” (Gv 17,6-11). Questi sono i sentimenti che Ges\u00f9 prova nell’inviare davanti a s\u00e9 i dodici in ogni citt\u00e0 e villaggio.<\/p>\n

Quello che Matteo oggi ci fornisce \u00e8 uno dei quattro elenchi che troviamo nei Vangeli sinottici e negli Atti, con leggere variazioni (Mc<\/em> 3,16-19; Lc<\/em> 6,13-16; At<\/em> 1,13). Sono chiamati tutti per nome, perch\u00e9 Dio ci conosce e ci ama cos\u00ec, con il nostro specifico nome e volto. Sono dodici di numero, perch\u00e9 costituiscono la base del nuovo popolo di Dio, a somiglianza delle dodici trib\u00f9 d’Israele. Sono diversi per origine, indole e mestiere, perch\u00e9 rappresentano la variet\u00e0 della gente da cui provengono. Primo \u00e8 sempre Pietro per il suo ruolo di capo. Partono con Ges\u00f9, in collaborazione e in continuit\u00e0 con lui, nell’ambito della propria terra di origine, che dovrebbe restare sempre il primo raggio di apostolato di tutti. Per il momento, limita cos\u00ec il loro campo di azione: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle citt\u00e0 dei samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele”. Solo dopo Pasqua la missione diventer\u00e0 universale (28,19s).<\/p>\n

L’argomento dell’annuncio \u00e8 quello enunciato da Ges\u00f9 e sintetizzato nella proclamazione del regno dei cieli, ormai giunto e certificato dai segni e miracoli che lo accompagnano. Devono dire, cio\u00e8, che Dio \u00e8 sceso fra la sua gente e ne sta operando la salvezza integrale dello spirito e del corpo, con parole e miracoli. Lo stile di apostolato \u00e8 quello stesso di Ges\u00f9, contraddistinto dall’assoluta gratuit\u00e0, dal distacco dal denaro e da ogni cosa superflua. Nessun rumore di soldi deve disturbare l’annuncio. I discepoli, come Ges\u00f9, non “hanno dove posare il capo” (8,20), perci\u00f2 saranno ospiti nelle case di coloro che li accolgono, e che potranno ricompensare solo con il dono della pace. \u00c8 appena un abbozzo di istruzione missionaria, ma sufficiente a far capire a noi e a tutta la Chiesa l’essenziale da dire e lo stile da praticare. Vale sempre e per tutti la regola fondamentale scritta a caratteri cubitali sulle nostre chiese: ‘Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!’.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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