{"id":6716,"date":"2008-06-06T00:00:00","date_gmt":"2008-06-06T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6716"},"modified":"2015-06-18T16:11:10","modified_gmt":"2015-06-18T14:11:10","slug":"tutti-in-cura-dal-medico-divino","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/tutti-in-cura-dal-medico-divino\/","title":{"rendered":"Tutti in cura dal medico divino"},"content":{"rendered":"
“Chi \u00e8 senza peccato scagli per primo la pietra” (Gv<\/em> 8,7), aveva detto Ges\u00f9 in maniera provocatoria ai puritani giudei che volevano lapidare la donna di Gerusalemme sorpresa in flagrante adulterio. Quegli stessi intransigenti moralisti li troviamo oggi davanti a casa di Matteo, il pubblicano, appena chiamato da Ges\u00f9 alla sua sequela. Questa volta non hanno il coraggio di rivolgersi direttamente a Cristo e interpellano perci\u00f2 i suoi discepoli: “Perch\u00e9 il vostro maestro mangia e beve con i peccatori?”. Lo scandalo maggiore che Ges\u00f9 dava, mentre era tra noi, era la facilit\u00e0 con cui assolveva i peccatori. Poco prima dell’episodio oggi riportato, aveva compiuto un miracolo eclatante a pochi passi dalla casa di Matteo. Gli era stato presentato un paralitico sdraiato su un giaciglio perch\u00e9 lo guarisse (9,1-8). Appena l’aveva visto, ne aveva provato piet\u00e0 e aveva ammirato la fede dei portantini. Gli era venuto spontaneo allora esclamare: “Coraggio, figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati”.<\/p>\n Ci fu un momento di sconcerto per quella frase inaspettata, e subito scatt\u00f2 la critica dei maestri farisei che, dentro di loro, pensarono: “Costui bestemmia!”. Non troppo sottintesa, c’era l’idea giusta che solo Dio avesse il potere di rimettere i peccati. Ges\u00f9 si arrogava dunque questo potere divino esclusivo. Era venuto proprio per questo: rivelare apertamente un Dio che non condanna, ma perdona, un Dio che non uccide i peccatori, ma li cura con efficacia come malati bisognosi. Leggendo queste cose, non dovremmo guardare lontano, perch\u00e9 malati di peccato siamo tutti noi e quindi tutti dovremmo farci curare da lui, che ci ha insegnato a chiedere, tutti i giorni e pi\u00f9 volte al giorno: “Rimetti a noi i nostri peccati”. Questo perdono \u00e8 la stupenda verit\u00e0 che il Vangelo di oggi ci annuncia.<\/p>\n Ges\u00f9 \u00e8 sbarcato da poco sulla spiaggia di Cafarnao. Giunge dalla riva orientale del lago, nel paese dei Gadareni, dove ha appena liberato un furioso ossesso dalla “legione” di diavoli che aveva in corpo. Quella liberazione era costata alla gente del posto la strage di duemila porci, che i demoni avevano invaso e gettato ad affogare nel lago. Era un prezzo troppo alto per loro, perci\u00f2 avevano invitato Ges\u00f9 ad andarsene. Non avevano capito che un uomo, agli occhi di Dio, vale pi\u00f9 di una mandria di porci. Un miracolo sprecato per quella gente materialista, che inseguiva solo il guadagno. Il maestro, un po’ deluso, era risalito in barca senza protestare ed era tornato a Caf\u00e0nao, la sua citt\u00e0 adottiva. Qui gli portano un paralitico in barella perch\u00e9 lo guarisca. Pronuncia allora su di lui quella frase scandalosa, appena citata, sulla remissione dei peccati. Come si permette di dire bestemmie, arrogandosi un potere chiaramente divino! Ges\u00f9 non polemizza, mostra solo in modo evidente che la sua non \u00e8 una pretesa, ma un vero potere divino che egli ha in proprio come Figlio di Dio: “Affinch\u00e9 sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere, sulla terra, di rimettere i peccati, alzati, dice al paralitico, prendi il tuo giaciglio e vai a casa”. Egli si alz\u00f2 e and\u00f2 a casa sua (9,6s).<\/p>\n Fu una piacevole sorpresa per tutta la gente che sent\u00ec e vide; perci\u00f2 “glorificavano Dio, che aveva dato un tale potere agli uomini” (v. 8). Al racconto riguardante il potere di Ges\u00f9 di rimettere i peccati segue quello della chiamata del pubblicano Matteo, un impiegato dell’ufficio del dazio ritenuto per condizione peccatore. Dopo quella delle due coppie di fratelli pescatori: Simon-Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, questa \u00e8 la chiamata del quinto apostolo e, in continuit\u00e0 con essa, \u00e8 descritta con lo stesso schema letterario. Infatti \u00e8 detto che Ges\u00f9 passa, vede Matteo al lavoro, lo chiama alla sequela, e subito egli, lasciato tutto, lo segue. La differenza \u00e8 che qui Ges\u00f9 non chiama un pescatore, ma un gabelliere, un uomo a stretto contatto col pubblico (pubblicano) e disprezzato come impuro perch\u00e9 contaminato dal denaro e da gente di ogni risma, peccatore alla maniera dei pagani. Ma quel titolo di “pubblicano”, anzich\u00e9 essere un’offesa, \u00e8 per Matteo un motivo di vanto.<\/p>\n Nell’elenco dei dodici apostoli, che lui ci fornisce, si presenta orgogliosamente come “Matteo, il pubblicano” (10,2). Nella lingua ebraica Matteo (Mattathia<\/em>) significa “dono di Dio” ed \u00e8 il suo secondo nome, perch\u00e9 il primo doveva essere “Levi figlio di Alfeo”, come lo chiamano gli altri evangelisti (Mc<\/em> 2,14; Lc 5,27). \u00c8 lui a preferire il suo secondo nome, meno conosciuto, ma indice di cambiamento di vita. Sta di fatto che il nostro evangelista si alz\u00f2 dal suo tavolo di lavoro, lasci\u00f2 tutto e segu\u00ec Ges\u00f9 che lo chiamava. Per inaugurare solennemente la nuova scelta di vita, organizz\u00f2 un banchetto di addio tra amici. Insieme ai pubblicani suoi colleghi, egli invit\u00f2 Ges\u00f9 e i suoi primi discepoli. Sedere a tavola con i pubblicani era come mangiare in casa di pagani. Da qui la critica severa dei farisei puritani. Ges\u00f9 rompeva le pi\u00f9 consolidate regole religiose del suo popolo; non doveva permetterselo.<\/p>\n Era scandaloso come andare in casa di prostitute. Matteo sottolinea questa novit\u00e0, perch\u00e9 gi\u00e0 al suo tempo i cristiani giudei venivano criticati per la loro comunanza di mensa con i pagani convertiti. Ne abbiamo ancora un’eco nella Chiesa di Antiochia, intorno all’anno 50 del I secolo, dove Pietro e Barnaba sono costretti da questi pregiudizi giudeo-cristiani a rinunciare alle celebrazioni eucaristiche insieme ai greci cristiani. Il fatto suscit\u00f2 allora le vibrate proteste di Paolo (Gal<\/em> 2,11ss). Forse allora fu ricordato il principio generale di carattere proverbiale enunciato da Ges\u00f9 in casa di Matteo: “Non sono i sani ad aver bisogno del medico, ma i malati”. \u00c8 la prima volta, dopo i racconti di miracoli precedenti, che Ges\u00f9 si definisce medico. Il titolo ha significato spirituale e si riferisce al perdono dei peccati.<\/p>\n Appena prima della chiamata di Matteo, Ges\u00f9 aveva guarito un paralitico incapace di camminare, annunciandogli la remissione dei peccati insieme alla guarigione fisica. Si era presentato cos\u00ec come medico delle anime e dei corpi, cio\u00e8 medico di tutto l’uomo come Dio lo aveva creato. La ragione di tutto ci\u00f2 sta nel fatto che l’uomo \u00e8 inquinato fin nella sua radice pi\u00f9 profonda, quella spirituale, dal peccato, e tale inquinamento si manifesta anche nel male fisico ed psichico che lo strazia. Ges\u00f9, come medico divino, \u00e8 venuto a togliere la radice avvelenata del peccato del mondo e lo ha dimostrato anche con la cura delle malattie. Ad inviarlo come medico \u00e8 stato il Padre, che aveva gi\u00e0 annunciato per mezzo del profeta Osea: “Voglio amore, non sacrificio”. Perci\u00f2 Ges\u00f9 poteva dichiarare: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Ma chi di noi si sente giusto davanti a Dio?<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" “Chi \u00e8 senza peccato scagli per primo la pietra” (Gv 8,7), aveva detto Ges\u00f9 in maniera provocatoria ai puritani giudei che volevano lapidare la donna di Gerusalemme sorpresa in flagrante adulterio. Quegli stessi intransigenti moralisti li troviamo oggi davanti a casa di Matteo, il pubblicano, appena chiamato da Ges\u00f9 alla sua sequela. 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