{"id":6709,"date":"2008-05-30T00:00:00","date_gmt":"2008-05-30T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6709"},"modified":"2015-05-12T10:24:13","modified_gmt":"2015-05-12T08:24:13","slug":"dal-tunnel-si-puo-uscire-ma-solo-se","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/dal-tunnel-si-puo-uscire-ma-solo-se\/","title":{"rendered":"Dal tunnel si pu\u00f2 uscire. Ma solo se…"},"content":{"rendered":"
L’intervista al procuratore generale della Repubblica Nicola Miriano (vedi La Voce<\/em> n. 19) non \u00e8 passata inosservata al direttore del Ceis di Citt\u00e0 di Castello, don Paolino Trani<\/strong>. Miriano \u00e8 un magistrato, ha affrontato la questione dal punto di vista dell’ordine pubblico, che \u00e8 un senza dubbio un problema connesso al mondo della droga, ma ha puntato l’attenzione anche sulla prevenzione. Da qui partiamo con don Trani che nella sua ventennale esperienza al Ceis ha conosciuto tantissimi giovani che sono stati vittima della droga.<\/p>\n Don Paolino, come si risolve il problema della droga?<\/strong> “Credo che la droga sia in qualche modo un simbolo di quello che stiamo vivendo nella realt\u00e0 sociale: il simbolo del denaro, che condiziona la convivenza tra le persone, a volte in maniera totalizzante. Siamo immersi in un individualismo indotto da questo modello spietato che ti fa credere che le cose materiale, fra le quali anche la droga, ti possano dare la felicit\u00e0. L’individualismo \u00e8 il contrario della solidariet\u00e0. Il nostro impegno all’interno delle comunit\u00e0 \u00e8 quello di aiutare i ragazzi ad avere il senso della comunit\u00e0, appunto, della solidariet\u00e0 e dell’aiuto reciproco”.<\/p>\n Se \u00e8 cos\u00ec, abbiamo perso tutti il significato della felicit\u00e0?<\/strong> “Pi\u00f9 volte ho ribadito che i tossicodipendenti vivono in maniera amplificata i problemi di tutti. La felicit\u00e0 si raggiunge attraverso la fatica, uno sforzo, un impegno, un progetto. Ma le nuove generazioni appartengono al modo di vivere del ‘tutto e subito’, fanno a meno della fatica e di un progetto. Se felicit\u00e0 \u00e8 dire troppo, ammettiamo che per star bene ognuno di noi deve esprimere le sue capacit\u00e0 assieme agli altri”.<\/p>\n Allora, abbiamo perso il senso della relazione…<\/strong> “Il rapporto con gli altri \u00e8 alla base della vita. Questo modello economico ci ha fatto perdere il senso delle relazioni, tant’\u00e8 che una compagnia telefonica ha assurdamente coniato lo slogan ‘\u00c8 tutto intorno a te’. Questo \u00e8 il risultato della nostra economia, che ti spinge a stare da solo, abolendo solidariet\u00e0 e comunit\u00e0. La droga crea isolamento, aiuta a raggiungere questo desiderio di allontanamento”.<\/p>\n Questo si riscontra, ovviamente, nei ragazzi che chiedono aiuto.<\/strong> “La maggior parte dei ragazzi che vengono nelle nostre comunit\u00e0 hanno tutti avuto dei problemi all’interno delle famiglie, senza peraltro colpevolizzare queste ultime, che hanno fatto del loro meglio. Questo mi \u00e8 chiaro in base alla mia esperienza, al Ceis, come nelle carceri e nelle comunit\u00e0”.<\/p>\n Alla luce di ci\u00f2, quali strategie adottare per la prevenzione?<\/strong> “La prevenzione non deve essere intesa come informazione sull’uso delle droghe. I ragazzi ne sanno pi\u00f9 di noi sull’effetto delle droghe, e la prevenzione in questo senso \u00e8 deleteria in quanto risulta essere un incentivo, come avviene molto frequentemente nelle scuole. La prevenzione vera \u00e8 educazione in senso ampio, alla vita, ai valori, all’impegno, alle responsabilit\u00e0. Ma c’\u00e8 un altro discorso che si ricollega a questo proposito”.<\/p>\n Quale?<\/strong> “Noi sappiamo che in Italia, con diramazioni in tutto il mondo, la droga \u00e8 un capitolo economico grandissimo, governata prima di tutto dalle organizzazioni malavitose. Finch\u00e9 non si debelleranno la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta, ci sar\u00e0 sempre diffusione di droga, perch\u00e9 ci sono delle grandi rendite in tutto il mondo”.<\/p>\n Educazione alla vita e attacco alle organizzazioni mafiose. Ma si pu\u00f2 uscire dalla droga?<\/strong> “In questi anni abbiamo constatato che parecchi ragazzi sono usciti dalla tossicodipendenza. Per chi si impegna, ci sono dei risultati. Come pure persone che sono rimaste l\u00ec. Dalla tossicodipendenza si esce, ma (qui sta il centro della questione) bisogna collegarsi di pi\u00f9”.<\/p>\n In che senso?<\/strong> “Bisogna sentirci pi\u00f9 uniti. Molto spesso il Sert fa il lavoro del Sert, le comunit\u00e0 fanno il lavoro delle comunit\u00e0, si fa fatica a creare una rete, a sentirci tutti impegnati in questo lavoro, senza guardarsi con sospetto”.<\/p>\n Un monito rivolto a tutti?<\/strong> “Questo infatti auspico, e su questo vorrei richiamare l’attenzione. Colleghiamoci fra comunit\u00e0, Forze dell’ordine, magistratura, pubbliche istituzioni, famiglie, scuole. Parliamone insieme, fra tutti gli operatori. Gi\u00e0 lo facciamo, in parte. Ma lo dobbiamo fare ancora di pi\u00f9 e meglio. Certamente, aggiungo, questa ‘rete’ pu\u00f2 continuare e migliorare solo se dietro ci sono molte risorse”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" L’intervista al procuratore generale della Repubblica Nicola Miriano (vedi La Voce n. 19) non \u00e8 passata inosservata al direttore del Ceis di Citt\u00e0 di Castello, don Paolino Trani. 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