{"id":6684,"date":"2008-05-23T00:00:00","date_gmt":"2008-05-23T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6684"},"modified":"2015-06-18T16:18:26","modified_gmt":"2015-06-18T14:18:26","slug":"il-mistero-della-carne-e-del-sangue","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-mistero-della-carne-e-del-sangue\/","title":{"rendered":"Il mistero della carne e del sangue"},"content":{"rendered":"

Correva l’anno 1264. Il papa Adriano IV si trovava ad Orvieto nel suo esilio da Roma e qui venne a conoscenza del miracolo accaduto nella vicina Bolzena appena pochi mesi prima, nel 1263. Un prete boemo, mentre celebrava messa, era stato assalito da forti dubbi di fede sulla realt\u00e0 del corpo e sangue di Cristo che aveva fra le mani. All’improvviso aveva visto ribollire nel calice il sangue di Cristo che era traboccato sul corporale e sull’altare. Il caso sollev\u00f2 grande scalpore e il Papa fece trasportare ad Orvieto il sacro lino bagnato di sangue. Fu l’occasione per estendere a tutta la Chiesa la festa del Corpo e Sangue del Signore, fino ad allora celebrata solo a Liegi, citt\u00e0 natale del Papa. Stiamo dunque celebrando una festa liturgica nata nella nostra terra umbra.<\/p>\n

La vera festa del Corpus Domini<\/em> coincide con il Gioved\u00ec santo, ma sembra quasi scomparire tra le numerose celebrazioni della Settimana santa. Parve utile dunque, al di l\u00e0 delle circostanze contingenti in cui la nostra festa nacque, di celebrare ancora, in modo pi\u00f9 solenne, il mistero cos\u00ec grande e familiare dell’eucaristia. L’abitudine ci fa perdere il senso della grandezza dell’evento, che nella messa ci viene annunciato come il “mistero della fede”. Il Vangelo di oggi ci invita a riscoprirlo con maggiore consapevolezza e con fede pi\u00f9 sentita. Nel tempo liturgico, non a caso, la festa \u00e8 posta accanto alla festa della Trinit\u00e0, un mistero altrettanto arduo alla nostra razionalit\u00e0.<\/p>\n

Quando Ges\u00f9 annunci\u00f2 la prima volta l’eucaristia nella sinagoga di Cafarnao, fu duramente contestato sia dai giudei che da alcuni suoi discepoli che, scandalizzati, gli sbatterono la porta in faccia e se ne andarono dicendo: “Questo linguaggio \u00e8 duro, chi pu\u00f2 capirlo?”. Il suo infatti sembrava un linguaggio assurdo: parlava di “mangiare la sua carne e bere il suo sangue”. Invitato a spiegarsi, aveva rincarato la dose con crudo realismo, parlando addirittura del “masticare” (troghein<\/em>) anzich\u00e9 del semplice “mangiare” (phaghein<\/em>). Non possiamo far a meno di confrontarci con queste sue difficili parole per verificare la nostra fede e la nostra devozione, spesso molto astratte e rese innocue per la vita. Un Ges\u00f9 diventato pane da mangiare e vino da bere \u00e8 il segno di un amore che si spende fino in fondo, donandosi fino ad annullarsi in noi e farsi da noi assimilare come cibo. Chi pu\u00f2 arrivare fino a tanto? Siamo al fondo dell’annullamento iniziato con l’incarnazione e proseguito nella morte di croce.<\/p>\n

Non c’\u00e8 amore pi\u00f9 grande di colui che d\u00e0 la vita fino a farsi mangiare. Il contesto del discorso di oggi si inserisce in due grossi miracoli compiuti da Ges\u00f9 poco prima: la moltiplicazione del pane per un’enorme folla e il cammino sulle acque del lago in piena tempesta. Erano segni che indicavano l’illimitato potere del Figlio di Dio, in grado di superare senza difficolt\u00e0 le stesse leggi della natura. Niente \u00e8 impossibile a colui che comanda liberamente alla natura, senza distruggerla, ma dandole possibilit\u00e0 nuove a vantaggio dell’uomo. Il miracolo non va contro la natura, ma ne potenzia le possibilit\u00e0, conosciute solo da Dio. E il Dio creatore e signore del mondo era consapevolmente dietro la parola che Ges\u00f9 aveva rivolto agli apostoli spaventati sul lago in tempesta, quando lo videro camminare sulle acque: “Sono io, non abbiate paura!” (6,20). Quel “sono io” \u00e8 parola di autorivelazione equivalente al nome di Dio di origine mosaica: “Io Sono” (Iahweh<\/em>).<\/p>\n

Niente \u00e8 impossibile a Dio, aveva detto l’angelo dell’annunciazione (Lc<\/em> 1,37). Nulla \u00e8 impossibile a Dio, fa capire Ges\u00f9 quando parla del mistero della sua carne del suo sangue dato a noi come cibo. Qui si aggancia il lungo discorso di Cafarnao oggi riportato in piccola parte. Esso \u00e8 originariamente composto di tre colloqui. \u00c8 una specie di triplice dialogo con la gente che ascolta. Nel primo dialogo la folla chiede un segno dal cielo, e Ges\u00f9 risponde che il segno \u00e8 stato gi\u00e0 dato quando egli \u00e8 disceso dal cielo come la manna dei padri (6,27-41). \u00c8 il segno dell’Incarnazione, che fa da base all’eucaristia, mistero del corpo e sangue del Figlio di Dio. Da quella risposta nasce la mormorazione di coloro che lo conosce invece come figlio di Giuseppe, e Ges\u00f9 rivela che solo la fede donata dal Padre pu\u00f2 superare le apparenze e rivelare il vero volto del Figlio incarnato (6,41-51).<\/p>\n

Descrivendo questo rapporto di fede, Ges\u00f9 si \u00e8 presentato cos\u00ec: “Questo \u00e8 il pane disceso dal cielo, perch\u00e9 chi ne mangia non muoia e il pane che io dar\u00f2 \u00e8 la mia carne per la vita del mondo”. Qui scatta la contestazione dei presenti, che introduce il nostro brano: “Come pu\u00f2 costui darci la sua carne da mangiare?”. La risposta consente a Ges\u00f9 di passare dalla fede all’eucaristia. Non si tratta solo di nutrirsi di fede in senso spirituale, ma di mangiare in senso materiale, fisico, la sua carne e bere il suo sangue. \u00c8 una necessit\u00e0. Ne va di mezzo la salvezza eterna. Ges\u00f9 lo afferma prima in forma negativa, che non ammette eccezioni, e poi in forma positiva: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita”; “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna e io lo risusciter\u00f2 nell’ultimo giorno”. Si tratta di mangiare proprio la “vera”, autentica carne del Figlio dell’uomo glorificato, non di accoglierne un simbolo. Essa fa vivere di vita divina, fortifica, e risusciter\u00e0 i corpi mortali dei fedeli alla fine dei tempi.<\/p>\n

Senza mangiare si muore. Poi Ges\u00f9 compie un ulteriore passo avanti descrivendo il processo di assimilazione legata al cibo nuovo: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”. \u00c8 una assimilazione alla rovescia: Il cibo non diventa carne di chi lo mangia, come avviene normalmente, ma chi mangia diviene ci\u00f2 che mangia. Egli diventa una sola carne con Cristo glorificato. La carne e il sangue del Figlio di Dio non solo gli donano la vita, ma creano un’unit\u00e0 strettissima con Ges\u00f9 sul modello trinitario, dove le Persone divine, pur distinte, sono una cosa sola tra loro, perch\u00e9 vivono la stessa numerica vita. \u00c8 questo il senso delle parole: “Come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, cos\u00ec chi mangia me, vivr\u00e0 per me”. Ges\u00f9 dir\u00e0 pi\u00f9 volte: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv<\/em> 10,30; 14, 9-10).<\/p>\n

Nella preghiera dell’ultima cena, quella della cena eucaristica, preg\u00f2 cos\u00ec per i suoi discepoli presenti e futuri: “Tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola. Siano come noi una cosa sola, io in loro e tu in me” (Gv<\/em> 17,21s). Commentava cos\u00ec in maniera pi\u00f9 chiara il suo discorso sul pane di vita tenuto a Caf\u00e0rnao qualche tempo prima, e che noi abbiamo appena udito. Dove si mangia l’eucaristia, si mangia Cristo risorto, che ci assimila a lui, nell’unit\u00e0 della vita trinitaria. Insomma, dove c’\u00e8 l’eucaristia c’\u00e8 il paradiso.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Correva l’anno 1264. Il papa Adriano IV si trovava ad Orvieto nel suo esilio da Roma e qui venne a conoscenza del miracolo accaduto nella vicina Bolzena appena pochi mesi prima, nel 1263. Un prete boemo, mentre celebrava messa, era stato assalito da forti dubbi di fede sulla realt\u00e0 del corpo e sangue di Cristo […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"footnotes":""},"categories":[492],"tags":[2538],"acf":[],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/6684"}],"collection":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/1"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=6684"}],"version-history":[{"count":3,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/6684\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":31577,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/6684\/revisions\/31577"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=6684"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=6684"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=6684"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}