{"id":6625,"date":"2008-05-02T00:00:00","date_gmt":"2008-05-02T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6625"},"modified":"2008-05-02T00:00:00","modified_gmt":"2008-05-02T00:00:00","slug":"la-crisi-della-carita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-crisi-della-carita\/","title":{"rendered":"La crisi della carit\u00e0"},"content":{"rendered":"

Scriviamo per un pubblico che non credo legga tutti i giorni L’Unit\u00e0. Quel giornale, pur essendo cambiato dal tempo della sua fondazione, avvenuta nel 1924 ad opera di Gramsci come organo del Pci fino al 1991, \u00e8 rimasto sempre legato alla ideologia di fondo che lo ha ispirato. I suoi direttori, dopo Gramsci, sono stati Ingrao, Maurizio Ferrara padre di Giuliano, Pajetta, D’Alema, Veltroni, Colombo e l’attuale Padellaro, tutti di orientamento non certo coincidente con il pensiero cattolico. L’Unit\u00e0, dunque, nel numero del 28 aprile, in un articolo dal titolo ‘Se l’Italia perde la carit\u00e0’, se la prende con il sindaco di Assisi e con quello di Firenze per l’ordinanza contro l’accattonaggio e con il cardinale di Napoli che ha plaudito alle Forze dell’ordine per aver sgomberato la chiesa occupata dai senzatetto. L’autore dell’articolo, inoltre, fa un sorprendente elogio della carit\u00e0, con parole di san Paolo, e si lamenta che qualcuno arrivi a impedire la carit\u00e0 cristiana. Noi sapevamo che la carit\u00e0 fosse mal vista da marxisti e comunisti che ragionano in termini di pura giustizia sociale da realizzare senza paternalismi e cedimenti, con la ferrea logica della lotta di classe. Ora dobbiamo rendere atto che i tempi sono cambiati e riandare alla famosa espressione di Giovanni XXIII che affermava nella Pacem in terris, cito a memoria: ‘Le dottrine rimangono sempre le stesse, ma gli uomini cambiano’. Alcuni amici che scrivono talvolta al nostro giornale in realt\u00e0 ritengono che molti di questi uomini che leggono L’Unit\u00e0 non siano cambiati per niente. Se \u00e8 cos\u00ec l’autore dell’articolo de L’unit\u00e0 sarebbe una mosca bianca. Ma lasciando da parte questi discorsi, pur interessanti, si deve riflettere sul fatto nuovo della nostra societ\u00e0 nella quale \u00e8 divenuto molto difficile fare la carit\u00e0. La Chiesa in tante forme diverse, e non solo attraverso quella grandiosa macchina che \u00e8 la Caritas con le articolazioni – che molti non conoscono – del livello parrocchiale, diocesano, regionale, nazionale e internazionale, opera costantemente a favore dei poveri. Ma si deve confessare che in quest’opera si incontrano sempre maggiori difficolt\u00e0, anzitutto per l’equivoco nell’identificazione del povero. Un tempo vedevo, a stagioni alternate, un vecchio cieco seduto sulle scalette di Sant’Ercolano a Perugia che suonava una fisarmonica e molti passanti che si chinavano a deporre la loro moneta. In questi tempi, ad ogni svolta della via trovi qualcuno che ti chiede e interpella. Il buon cristiano sa che se uno stende la mano, per questo stesso gesto, merita di essere trattato con condiscendenza e rispetto. Si \u00e8 diffusa per\u00f2 anche l’idea che dare soldi per strada non sia una cosa giusta perch\u00e9 vi sono dei tossicodipendenti che con quei soldi si fanno del male ed altri lo fanno per mestiere, o per costrizione, oppure cercano di scipparti. \u00c8 divenuto difficile anche aiutare fornendo un piccolo lavoretto o un alloggio, a causa della burocrazia che blocca iniziative del genere. Al fondo di tutto poi c’\u00e8 il diffuso senso di insicurezza, per vincere il quale dovrebbero servire i provvedimenti dei sindaci. Questi non devono e non potranno, comunque, spegnere lo slancio della carit\u00e0, che \u00e8 parte della nostra tradizione religiosa e culturale, ed appartiene alla coscienza profonda di ognuno, anche di chi non professa un’esplicita fede religiosa. I cristiani sapranno superare queste difficolt\u00e0, e potranno cos\u00ec rassicurare i lettori de L’Unit\u00e0. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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