{"id":6551,"date":"2008-03-21T00:00:00","date_gmt":"2008-03-21T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6551"},"modified":"2008-03-21T00:00:00","modified_gmt":"2008-03-21T00:00:00","slug":"lamore-di-una-madre-si-puo-moltiplicare","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lamore-di-una-madre-si-puo-moltiplicare\/","title":{"rendered":"L’amore di una madre si pu\u00f2 moltiplicare"},"content":{"rendered":"
Quest’anno la Quaresima e la Pasqua nella comunit\u00e0 diocesana perugino-pievese sono state dedicate all’affido familiare, esperienza che vede diverse famiglie impegnate nell’accogliere bambini e ragazzi anche con gravi malattie e handicap psicofisici. L’ultimo incontro della Caritas diocesana si \u00e8 tenuto a San Fatucchio, ma nella Messa ‘in coena Domini’ l’Arcivescovo ha invitato al rito della lavanda dei piedi, in cattedrale, due famiglie con ragazzi in affido, che operano con la Caritas diocesana per portare avanti l’opera di sensibilizzazione di questa realt\u00e0. Gli incontri nelle zone pastorali, sempre molto affollati, hanno rivelato che c’\u00e8 interesse verso questa possibilit\u00e0 e sono anche stati occasione per conoscere le esperienze diverse di famiglie che si sono aperte all’accoglienza di bambini. Tra le testimonianze c’\u00e8 stata, a Passignano sul Trasimeno, quella della famiglia di Cecilia e Mariano Centomo. Oggi sono una comunit\u00e0 di tipo familiare, affiancati da una associazione, e si chiamano ‘L’arco’, ispirati dal salmo che paragona i figli a delle frecce: la famiglia \u00e8 l’arco che li lancia nella vita. Oggi sono una realt\u00e0 unica nel panorama regionale, ma l’inizio \u00e8 stato semplice, spontaneo, simile a quello che molte altre famiglie possono aver sperimentato. ‘Un giorno ho visto i manifesti della campagna affidi della Provincia, erano gli anni ’90. Lo slogan era ‘Affidati ad un bambino’. Mi piacque, cos\u00ec tornata a casa chiedo a mio marito e alle figlie cosa ne pensavano di accogliere un bambino per un po’ di tempo in casa. Nessuna obiezione, anzi! Cos\u00ec entr\u00f2 in casa il primo bambino, dieci anni fa’. Dopo di lui ne sono arrivati molti altri. Per una settimana, un mese, a intervalli, per un anno ‘ Vengono da situazioni diverse, spesso difficili e sofferte. Non si fidano ma ‘ti misurano, ti mettono alla prova in mille modi finch\u00e8 non sentono che sono accolti e non giudicati e solo allora si aprono’ racconta Cecilia, con il suo modo di fare pieno di vita. Anche lei, per\u00f2, arriva a sera stanca e anche sfinita, ma se le chiedi se ne vale la pena non ha incertezze nel rispondere s\u00ec. Perch\u00e8? ‘Perch\u00e8 aprire la porta \u00e8 sempre un vantaggio anche per te come persona perch\u00e8 i bambini ti danno tanto. E poi oggi l’ultimo arrivato mi ha sorriso e mi \u00e8 saltato in braccio! Non c’\u00e8 diamante che valga come questo momento’. Chiedo se la loro \u00e8 una scelta di fede e risponde ricordando che hanno cominciato ‘senza ragionarci troppo’. ‘\u00c8 una scelta di fede nel senso che la fede ce l’hai dentro, hai una fiducia dentro. Semplicemente stavamo bene e volevamo condividere la nostra realt\u00e0 familiare con chi non stava bene’. La loro \u00e8 un’esperienza positiva su tutta la linea, soprattutto per Cecilia. E per le tre figlie? ‘Un giorno gliel’ho chiesto – risponde Cecilia – e la prima cosa che m’hanno detto \u00e8 che essendo in pi\u00f9 non gli sono stata addosso. Loro hanno imparato dall’esperienza quello che vale, hanno imparato che le difficolt\u00e0 si superano e che l’amore di una madre non si divide, semmai si moltiplica’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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