Lotta al lavoro nero, formazione, investimenti, controlli e responsabilit\u00e0 di tutti, ciascuno per la sua parte, sono le linee su cui occorre agire per affrontare la piaga degli incidenti sul lavoro che in Italia, nel solo 2007, hanno provocato la morte di 1.043 lavoratori. Le indicazioni sono emerse marted\u00ec scorso da Acli e Anmil (Associazione mutilati e invalidi), presentando la nuova iniziativa ‘Lavoro&sicurezza’ che ‘rappresenta un salto di qualit\u00e0 nella battaglia contro gli infortuni sul lavoro e per la tutela della salute e dei diritti dei lavoratori’, ha detto Andrea Olivero, presidente nazionale Acli. La novit\u00e0 \u00e8 la scelta che due grandi associazioni come Acli e Anmil hanno fatto di unire le loro risorse e competenze per segnare un punto di svolta, mettendo insieme prevenzione e informazione, da un lato, e la tutela dei lavoratori dall’altro’. Il punto di forza del servizio, ha spiegato Olivero, consister\u00e0 nel fornire la risposta al quesito o la presa in carico dal primo contatto telefonico entro le 24 ore. Per il presidente nazionale delle Acli \u00e8 necessario anche fare promozione tra i lavoratori, che purtroppo in molti casi \u00e8 vista solo come un adempimento burocratico. ‘Ci siamo resi conto, e lo abbiamo visto nei tragici fatti dei mesi passati – penso ad esempio alla ThyssenKrupp -, che le aziende pianificano anche i costi che derivano loro dagli incidenti sul lavoro: questa \u00e8 una cosa inammissibile e del tutto immorale. Infatti, la vita umana non pu\u00f2 avere un costo’. Di qui la necessit\u00e0 di ‘pene non solo pecuniarie, ma anche pi\u00f9 rilevanti, compreso il carcere, a cui affiancare una cultura della vita e della dignit\u00e0 del lavoratore’. Fondamentale anche ‘il contrasto al lavoro nero, che pu\u00f2 portare a risultati significativi’. ‘L’Italia – osserva Pietro Mercandelli, presidente nazionale Anmil – \u00e8 uno dei Paesi pi\u00f9 colpiti sia per numero di infortuni in termini assoluti e sia per morti sul lavoro. Il nostro – continua – \u00e8 uno dei Paesi pi\u00f9 a rischio perch\u00e9 non c’\u00e8 attenzione sulla sicurezza. Il problema \u00e8 che i datori di lavoro considerano tutto quello che riguarda prevenzione e sicurezza costi aggiuntivi per le imprese, mai opportunit\u00e0’. C’\u00e8 necessit\u00e0, per Mercandelli, ‘sia di assunzione di responsabilit\u00e0 da parte di tutti, sia di poter fare attivit\u00e0 di prevenzione senza essere condizionati’. Ma c’\u00e8 bisongo anche di controlli, che sono troppo scarsi, come anche sono insufficienti gli investimenti in tecnologie di sicurezza e l’informazione dei lavoratori da parte delle imprese. ‘Spesso sono troppo logoranti anche certe forme di organizzazione del lavoro e c’\u00e8 un’eccessiva fiducia in chi si considera esperto’. In particolare, sulla questione dei controlli, Mercandelli ha detto: ‘Le istituzioni se ne facciano carico. Oggi siamo costretti ad assumere pi\u00f9 ispettori, che sono ancora insufficienti. Secondo uno studio portato avanti da Anmil, con le attuali forze un’azienda rischia di avere un controllo ogni 23 anni’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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