{"id":6507,"date":"2008-03-07T00:00:00","date_gmt":"2008-03-07T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6507"},"modified":"2015-06-19T10:34:18","modified_gmt":"2015-06-19T08:34:18","slug":"noi-i-risorti-del-quarto-giorno","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/noi-i-risorti-del-quarto-giorno\/","title":{"rendered":"Noi, i risorti del quarto giorno"},"content":{"rendered":"
Questa era la domenica nella quale ai catecumeni veniva consegnata la preghiera del Padre nostro perch\u00e9 l’imparassero a memoria, cos\u00ec da poterla recitare frequentemente dopo il battesimo. Dovevano sapere che il sacramento che stavano per ricevere li faceva figli di Dio, perch\u00e9 donava loro la vita divina e assicurava la risurrezione finale dei loro corpi. Il battesimo li faceva passare dalla morte alla vita perch\u00e9 li univa strettamente a Ges\u00f9, che a Betania dichiara: \u201cIo sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore, vivr\u00e0; chiunque vive e crede in me, non morir\u00e0 in eterno. Credi tu questo?\u201d\u00a0(11,26). La domanda era rivolta ai catecumeni, ma oggi essa \u00e8 rivolta a ciascuno di noi. L’ultima parola di Dio \u00e8 la vita, non la morte. Il nostro Dio \u00e8 Dio dei vivi, non Dio dei morti.<\/p>\n
Pochi cristiani oggi credono alla risurrezione finale; la loro fede si chiude nel solo orizzonte della vita terrena. Paolo griderebbe loro ancora, come fece a Corinto: \u201cSe non vi \u00e8 risurrezione dai morti, neanche Cristo \u00e8 risorto. Se Cristo non \u00e8 risorto, \u00e8 vuota la nostra predicazione, \u00e8 vuota anche la vostra fede. Voi siete ancora nei vostri peccati. Se abbiamo avuto speranza in Cristo solo per questa vita, siamo i pi\u00f9 sventurati di tutti gli uomini\u201d (1 Cor<\/em> 15,12-19). Il Vangelo di oggi ci costringe a confrontarci seriamente con l’articolo del Credo dove diciamo: \u201cCredo nella risurrezione della carne e nella vita eterna\u201d. Il fatto narrato accadde a Betania, un gruppo di case distante cinque chilometri circa da Gerusalemme. Qui risiedeva una piccola famiglia composta da due sorelle, Marta e Maria (Lc<\/em> 10,36-42), e di un fratello, Lazzaro; tutti e tre scapoli. Erano amici intimi di Ges\u00f9 che forse, con il suo esempio, aveva ispirato loro il celibato.<\/p>\n Quando Ges\u00f9 veniva a Gerusalemme per le feste trovava ospitalit\u00e0 in casa loro, fuori dalla confusione cittadina. Siamo in prossimit\u00e0 della festa di Pasqua, l’ultima, quella che vedr\u00e0 Ges\u00f9 morire e risorgere. L’episodio di oggi ne \u00e8 preparazione e segno anticipatore. Nell’introduzione ci viene detto che Ges\u00f9 si era ritirato oltre il Giordano per sfuggire ai tentativi di cattura messi in atto dai giudei. Questi lo volevano morto ad ogni costo, perch\u00e9 troppo scomodo. In Transgiordania Ges\u00f9 ricevette il messaggio allarmato e urgente delle due sorelle: \u201cSignore, il tuo amico \u00e8 malato\u201d (v. 3). La reazione di Ges\u00f9 \u00e8 calma e attendista: \u201cQuesta malattia non \u00e8 per la morte, ma per la gloria di Dio\u201d. L’evangelista precisa che la sua non \u00e8 indifferenza, perch\u00e9 Ges\u00f9 \u201camava molto Marta, sua sorella Maria e Lazzaro\u201d (v. 5).<\/p>\n Dopo due giorni di attesa, decide di tornare in Giudea e precisamente a Betania. Gli apostoli cercano di opporsi alla decisione, perch\u00e9 era come andare nella tana del lupo. Ma Ges\u00f9 non sente ragioni, e rivela: \u201cLazzaro \u00e8 morto, ma io vado a svegliarlo\u201d (v. 11). Quando giunge, trova che Lazzaro \u00e8 gi\u00e0 da quattro giorni nel sepolcro. \u00c8 ormai troppo tardi per svegliarlo, \u00e8 gi\u00e0 iniziato il processo di decomposizione del cadavere, glielo far\u00e0 notare proprio Marta davanti alla tomba. All’ingresso nel villaggio gli vengono incontro in successione le due sorelle, che gli rivolgono lo stesso affettuoso rimprovero: \u201cSignore, se fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto\u201d (vv. 21.32). Con Marta, una forte e concreta massaia ebrea, Ges\u00f9 ha una lunga e serrata conversazione teologica riassunta da Giovanni. Lei, donna dalla fede forte, confessa chiaramente: \u201cSo che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la conceder\u00e0\u201d. Ges\u00f9 le risponde: \u201cTuo fratello risorger\u00e0\u201d. E Marta a lui: \u201cSo che risorger\u00e0 nella risurrezione dell’ultimo giorno\u201d.<\/p>\n \u00c8 ormai rassegnata ad aspettare con fede l’ultimo giorno, come ogni buon credente che ha perduto una persona cara. Ges\u00f9 sorprende tutti con un’ardita affermazione: \u201cIo sono la risurrezione e la vita; chiunque vive e crede in me non morir\u00e0 in eterno. Credi questo?\u201d (v. 26). Marta si rende conto che questo \u00e8 credere ad un impossibile che pu\u00f2 diventare possibile. Non capisce bene, ma si affida con confidenza piena a Ges\u00f9: \u201cS\u00ec, Signore, io credo che tu sei il Figlio di Dio\u201d. Come dire: non capisco come ci\u00f2 avverr\u00e0, ma mi fido totalmente di te e della tua parola. Cos\u00ec dovrebbe essere la fede di ogni credente davanti al mistero della propria risurrezione. Davanti a Maria, donna fragile, delicata, contemplativa, vulnerabile Ges\u00f9 non trattiene il nodo di pianto che gli sale in gola e si turba profondamente. Poco dopo, non trattiene pi\u00f9 le lacrime e \u201cscoppia in un pianto dirotto\u201d senza imbarazzo e falso pudore. Tanto che i presenti esclamano: \u201cGuarda come lo amava!\u201d.<\/p>\n Maria lo conduce alla tomba del fratello che, come tutte le tombe di Gerusalemme, era una caverna scavata nella roccia e chiusa da una ruota di pietra. Ges\u00f9 fa togliere la pietra, nonostante le proteste di Marta che teme la puzza insopportabile di un cadavere decomposto; si raccoglie in preghiera per ringraziare il Padre, e poi grida forte: \u201cLazzaro, vieni fuori!\u201d (v. 43). Il corpo compare vivo sulla soglia del sepolcro, fasciato dalle bende mortuarie. A questo punto non resta che scioglierlo e restituirlo alla sorelle. Quel grido sulla soglia della tomba \u00e8 come lo squillo di tromba degli angeli della risurrezione dell’ultimo giorno (1 Cor<\/em> 15,51; 1 Tes<\/em> 4,16).<\/p>\n Quella voce l’ascolteremo anche noi un giorno, essa ci sveglier\u00e0 tutti dal sonno della morte. La risurrezione di Lazzaro \u00e8 l’ultimo dei sette segni registrati da Giovanni nel suo Vangelo. Questi costituiscono un crescendo verso il dono di vita piena, da Cana a Gerusalemme, dall’inizio al culmine della salvezza. La risurrezione di Lazzaro annuncia e anticipa la risurrezione il terzo giorno di Ges\u00f9, \u201cil primogenito di coloro che risuscitano dai morti\u201d (Col<\/em> 1,18), ma annuncia e garantisce la risurrezione nostra, quella del quarto giorno, quella che ci unir\u00e0 e ci conformer\u00e0 a lui. Solo Ges\u00f9 \u00e8 risorto il terzo giorno, tutti noi risorgeremo dopo di lui, nel quarto giorno come Lazzaro. L’episodio \u00e8 anche l’occasione per conoscere la profondit\u00e0 dei sentimenti umani di Ges\u00f9, che partecipa con sincerit\u00e0 al nostro dolore, e piange con noi. Cos\u00ec, il terribile mistero della morte viene addolcito dalla sua presenza amica e dalla sua calda compagnia: \u201cSia che viviamo, sia che moriamo, siamo sempre del Signore\u201d (Rom<\/em> 14,8).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Questa era la domenica nella quale ai catecumeni veniva consegnata la preghiera del Padre nostro perch\u00e9 l’imparassero a memoria, cos\u00ec da poterla recitare frequentemente dopo il battesimo. Dovevano sapere che il sacramento che stavano per ricevere li faceva figli di Dio, perch\u00e9 donava loro la vita divina e assicurava la risurrezione finale dei loro corpi. 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