{"id":6433,"date":"2008-02-08T00:00:00","date_gmt":"2008-02-07T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6433"},"modified":"2015-07-29T13:00:54","modified_gmt":"2015-07-29T11:00:54","slug":"uomo-prima-del-9mese","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/uomo-prima-del-9mese\/","title":{"rendered":"Uomo prima del 9’mese"},"content":{"rendered":"
‘Un neonato vitale, in estrema prematurit\u00e0, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio e assistito adeguatamente’: \u00e8 l’affermazione centrale del documento congiunto firmato dai direttori delle cliniche di ostetricia e ginecologia delle quattro facolt\u00e0 di Medicina delle Universit\u00e0 romane (La Sapienza, Tor Vergata, Cattolica e Campus Biomedico) in occasione della Giornata per la vita del 3 febbraio. Dignit\u00e0 di persona. Quello approvato, precisa Salvino Leone, docente di bioetica all’Universit\u00e0 di Palermo, ‘non \u00e8 un documento dei ginecologi cattolici, ma del mondo accademico che, al di l\u00e0 di appartenenze culturali, politiche o religiose, ha riconosciuto che al feto va attribuita la dignit\u00e0 di persona, titolare come tale di tutte le cure a cui ha diritto ogni essere umano’. Leone esorta dunque ad ‘evitare l’errore di attribuire il documento solo a una parte, sminuendone cos\u00ec la portata’; al contrario, il documento in questione ‘va salutato in modo estremamente positivo, soprattutto perch\u00e9 proviene dal mondo accademico, che recentemente non ha dato gran prova di s\u00e9’. Quanto alle polemiche riaccesesi sulla legge 194, il docente definisce ‘ovvio’ e ‘scontato’ che ‘anche i sostenitori della legge riconoscano il diritto dei neonati prematuri estremi ad essere rianimati, gi\u00e0 presente peraltro nella 194. Semmai si pu\u00f2 discutere sul quando sia opportuno rianimare, fino a quale settimana, con quale tipo di cure’. Eventuali feti ‘sopravvissuti’ ad un aborto vanno rianimati? ‘Anche per loro – risponde Leone – vale il principio della proporzionalit\u00e0 delle cure, in base all’et\u00e0 gestazionale. Ogni decisione va presa caso per caso, evitando l’accanimento terapeutico, ma senza abbandonare il neonato vivo a se stesso’. Applicare la legge. ‘Se si deve stabilire un limite temporale all’aborto terapeutico, esso dev’essere il pi\u00f9 prudenziale possibile e cos\u00ec basso da escludere in ogni caso’ che ‘all’orrore dell’aborto venga aggiunto l’orrore di un corpicino gemente’. A chiederlo \u00e8 il presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, intervenendo nel dibattito sulle cure da prestare a feti sopravvissuti ad un aborto e capaci di vita autonoma. Il Movimento ricorda comunque che in questi casi basta applicare la 194. ‘La prospettiva di una vita gravemente menomata \u00e8 certamente drammatica, ma almeno, quando l’aborto \u00e8 volontario, c’\u00e8 un modo sicuro per evitarla. Una volta tanto – spiega Casini – basta applicare la legge 194 che, su questo punto, frena la sua complessiva ingiustizia. Infatti, l’art. 7 non stabilisce soltanto che, se il feto \u00e8 espulso vivo dal corpo materno, occorre mettere in atto tutte le cautele necessarie atte a salvaguardarne la vita, ma impone che ‘quando vi \u00e8 possibilit\u00e0 di vita autonoma’ l’aborto sia ammissibile solo nel caso di pericolo per la vita della madre. Dunque se su un tavolo si trova un esserino gemente a seguito di un’interruzione volontaria di gravidanza, vuol dire che la legge \u00e8 stata violata e dovrebbe scattare la sanzione di cui all’art. 19′. Garantire le cure. ‘I medici non possono negare le cure nelle condizioni in cui \u00e8 possibile vi siano probabilit\u00e0, pur minime, di salvare la vita umana’, si legge in una nota diffusa dall’Associazione medici cattolici italiani di Roma, a firma del suo presidente Franco Splendori. Illustrando le motivazioni dell’impegno dei medici per salvare il feto vitale dopo un aborto, il presidente dei medici cattolici di Roma afferma che ‘tale comportamento risponde anche alla legge 194, che si esprime nell’art. 9 in maniera netta e precisa: l’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario a determinare l’interruzione della gravidanza ‘ma non all’assistenza antecedente e conseguente all’intervento’. Pertanto, chi non ottempera alle procedure di rianimazione di un feto che nasca vivo, indipendentemente da qualunque altra considerazione, disattende i canoni della legge 194. Sempre riguardo alla 194 – prosegue Splendori – ci auguriamo inoltre che le raccomandazioni emanate dal ministro della Salute tengano conto dei progressi delle tecniche rianimatorie’. Pregare per la vita. Una ‘preghiera per la vita nascente’ davanti agli ospedali in cui si praticano gli aborti. A proporla, in occasione della Giornata per la vita, \u00e8 stata l’associazione Comunit\u00e0 Papa Giovanni XXIII, che esprime un plauso all’iniziativa dei ginecologi romani. ‘Questa preghiera pubblica – spiega Giovanni Paolo Ramonda, responsabile dell’associazione – \u00e8 iniziata a Rimini 9 anni fa per volont\u00e0 di don Oreste Benzi ed \u00e8 stata portata avanti ininterrottamente’. L’associazione mette a disposizione un numero verde per le ‘maternit\u00e0 difficili’: 800 035 036. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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