{"id":64261,"date":"2021-12-25T12:34:46","date_gmt":"2021-12-25T10:34:46","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lavoce.it\/?p=64261"},"modified":"2022-03-26T22:08:32","modified_gmt":"2022-03-26T20:08:32","slug":"messa-natale-bassetti-perugia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/messa-natale-bassetti-perugia\/","title":{"rendered":"Perugia, il card. Bassetti: la Nativit\u00e0 sfida crisi demografica e pandemia"},"content":{"rendered":"

Questo il testo integrale dell\u2019omelia pronunciata dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Citt\u00e0 della Pieve, alla santa messa della Notte di Natale nella cattedrale perugina di San Lorenzo.<\/p>\n

Le parole del profeta Isaia<\/h2>\n
\"Il
Il cardinale Gualtiero Bassetti<\/figcaption><\/figure>\n

\u00abUn bambino \u00e8 nato per noi, ci \u00e8 stato dato un figlio\u00bb (Is 9,5). \u00c8 in questo modo che il profeta Isaia riferisce la notizia della nascita di un figlio appartenente alla dinastia del re Davide. La gioia per\u00f2, ancor prima che per la continuazione della corona, scaturisce dalla nascita di un bambino. Comprendiamo bene, in un tempo difficile come il nostro, cosa questo significhi. Nel contesto della crisi demografica in cui versa il nostro paese, nel timore che la pandemia duri ancora a lungo e ci blocchi nelle difficolt\u00e0 e nelle paure, la nascita di un bambino \u00e8 il segno della vita che continua, della speranza che rinasce. Il messaggio del Natale \u00e8, a guardar bene, di una disarmante semplicit\u00e0: \u00e8 nato un bambino. Lo capiscono le famiglie, che attorno alla culla possono riprendere a sorridere, contemplando il mistero della vita che continua. Ecco perch\u00e9 un bambino pu\u00f2 venire alla luce in qualsiasi situazione: nei momenti di crisi, come il nostro, o nei luoghi meno adatti o impensabili. Anche negli scenari di guerra, o nei campi profughi, o in una favela, o in un piccolo villaggio di provincia, in Giudea, durante la dominazione romana: ogni nascita, come la nascita di Ges\u00f9, \u00e8 la celebrazione di un dono che viene dato in qualsiasi condizione ci possiamo ritrovare.<\/p>\n

Gioisce Gerusalemme<\/h2>\n

C\u2019\u00e8 un inno natalizio medievale, intitolato Puer natus, che inizia cantando non tanto la nascita di un principe, ma, in primo luogo, la nascita di un bambino: \u00abPuer natus in Bethlehem, alleluia\u00bb. Un bambino \u00e8 nato a Betlemme, alleluia! Ma la nascita di quel bambino di Betlemme esprime molto pi\u00f9 di quanto detto finora. L\u2019inno continua infatti con le parole \u00abUnde gaudet Jerusalem\u00bb: se un bambino \u00e8 nato a Betlemme, non sono solo Giuseppe e Maria, i genitori, a gioire: grazie a quel bambino, \u00abgioisce gerusalemme\u00bb. Quella nascita \u00e8 un segno per tutta la citt\u00e0 santa, per l\u2019intero popolo di Israele, per tutte le nazioni chiamate a salire al tempio ad adorare il Dio di Abramo. Per tale ragione san Gregorio Nazianzeno scriveva: \u00abCelebra la Nativit\u00e0, grazie alla quale sei stato liberato dai legami di una nascita puramente umana, per rinascere a quella divina; onora la piccola Betlemme che ti ha ricondotto in paradiso, adora la mangiatoia\u00bb (Discorso 38,17).<\/p>\n

In una mangiatoia<\/h2>\n

Cosa significa per noi contemplare oggi quella mangiatoia? In primo luogo, la tenerezza di Maria e di Giuseppe verso Ges\u00f9. Alla nascita di un bambino si accompagna sempre, per i genitori, l\u2019impegno e la responsabilit\u00e0 della custodia di quella vita. Maria, si legge nel racconto di Luca, dopo aver partorito il suo figlio primogenito, \u00ablo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perch\u00e9 per loro non c\u2019era posto nell\u2019alloggio\u00bb (Lc 2,7). Quanto scrive l\u2019evangelista non deve necessariamente implicare che i genitori di Ges\u00f9 non avessero pensato al parto imminente, e nemmeno che non ci fu ospitalit\u00e0, a Betlemme, per quella giovane puerpera. Le case di quel tempo, molto semplici, avevano degli ambienti in muratura all\u2019esterno, ma potevano anche sfruttare cavit\u00e0 naturali, grotte, che diventavano i vani pi\u00f9 interni e pi\u00f9 caldi, adatti per mettere al mondo Ges\u00f9. Quella mangiatoia era il luogo dove si trovavano gli animali, ma diventer\u00e0 un segno pi\u00f9 grande, l\u2019unico segno che verr\u00e0 dato dagli angeli ai pastori: \u00abtroverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia\u00bb (Lc 2,12). Se questo dettaglio cos\u00ec umile, la mangiatoia, ha orientato un giorno i pastori, permettendo loro di entrare in una casa e adorare il Figlio di Dio, e cos\u00ec prendere parte cos\u00ec a una \u00abgioia grande\u00bb (Lc 2,10), che cosa dice a noi, oggi, quel segno?<\/p>\n

Nutrirsi di Cristo<\/h2>\n

Sin dall\u2019antichit\u00e0, e poi nel medioevo, la mangiatoia \u00e8 stata vista non solo come il luogo dove si nutrivano gli animali, ma come il luogo da dove i credenti potevano nutrirsi di Cristo. Un santo monaco, Aelredo (di Rievaulx), scriveva cos\u00ec, ancora nel dodicesimo secolo: \u00abLa mangiatoia di Betlemme \u00e8 l\u2019altare in chiesa. Qui si nutrono le creature di Cristo. Qui, sotto le specie del pane e del vino, c\u2019\u00e8 il vero corpo e sangue di Cristo. In questo sacramento noi crediamo che c\u2019\u00e8 Cristo vero, ma avvolto in fasce, ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno cos\u00ec grande ed evidente della nativit\u00e0 di Cristo come il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all\u2019altare: ogni giorno vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria. Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore (Discorso secondo per il Natale). Sar\u00e0 quello che poi scriver\u00e0 anche san Francesco d\u2019Assisi nella prima Ammonizione, collegando strettamente l\u2019incarnazione all\u2019eucaristia: \u00abOgni giorno il Figlio di Dio si umilia, come quando dalle sedi regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull\u2019altare nelle mani del sacerdote\u00bb (FF 144).<\/p>\n

Il presepe, segno inclusivo<\/h2>\n

\u00abHic iacet in praesepio, qui regnat sine termino\u00bb. Prosegue in questo modo il canto Puer natus: \u00abColui che regna per sempre, giace in un presepio\u00bb. Ecco perch\u00e9, fratelli e sorelle, dobbiamo ancora andare a quel presepio, e adorare quella mangiatoia. Il presepe \u00e8 un segno semplice, perch\u00e9 parla a tutti, ai bambini e agli adulti. E se \u00e8 capace di comunicare il mistero dell\u2019incarnazione ai bambini, allora a noi adulti viene chiesto di diventare \u2013 diceva Ges\u00f9 \u2013 come loro, per poter entrare nel regno dei cieli (cf. Mt 18,3) e stupirci di quello che \u00e8 accaduto una volta a Betlemme e accade ogni volta che celebriamo la memoria della cena del Signore. Il presepe \u00e8 un segno inclusivo: nel presepe, come si vede bene dalla bella tradizione che continuamente lo aggiorna e vi aggiunge statuine, ci sono tutti; tutti possono accedere a quello spazio, per incontrare Ges\u00f9, nessuno \u00e8 escluso.<\/p>\n

Dio ha preso la carne umana<\/h2>\n

Il presepe, ancora, ci dice che possiamo stare, come mai era avvenuto prima, alla presenza di Dio. Il Dio lontano, che la fede di Israele ci ha insegnato a rispettare come \u201ctotalmente Altro\u201d, si fa vicino tanto da poter essere preso in braccio. \u00c8 quello che far\u00e0 Simeone, quando accoglier\u00e0 tra le sue braccia il bambino portato dalla madre e dal padre a Gerusalemme. Prima i pastori, poi i sapienti magi che vengono da lontano, e poi chiss\u00e0 quanti altri uomini e donne avranno potuto gioire in quel giorno, cos\u00ec come gioiamo oggi noi, nel sapere che Dio ha preso la carne umana, e in questa carne si lascia incontrare e accogliere tra le nostre braccia e ora, mentre tra poco celebreremo i riti eucaristici, anche nelle nostre mani.<\/p>\n

Gualtiero card. Bassetti<\/strong>
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