{"id":6395,"date":"2008-01-18T00:00:00","date_gmt":"2008-01-18T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6395"},"modified":"2008-01-18T00:00:00","modified_gmt":"2008-01-18T00:00:00","slug":"massa-martana-sfrutta-il-sole","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/massa-martana-sfrutta-il-sole\/","title":{"rendered":"Massa Martana ‘sfrutta’ il sole"},"content":{"rendered":"
Sulla rampa di lancio c’\u00e8 di nuovo l’impianto solare a concentrazione dell’Enea, studiato dal fisico Carlo Rubbia ispirandosi agli specchi ustori di Archimede. Con i quali lo scienziato greco, secondo la tradizione, avrebbe bruciato le navi romane che assediavano Siracusa, concentrando su di esse raggi riflessi del sole. Il ‘bersaglio’ di Rubbia \u00e8 invece un tubo di acciaio, particolarmente trattato grazie alla tecnologia di un’azienda di Massa Martana, la Angelantoni industrie, all’interno del quale scorre una miscela di sali (60 per cento di nitrato di sodio e 40 per cento di nitrato di potassio) che supera temperature di 500 ‘, con punte di 550. Sistemi simili, impiegati soprattutto in Spagna – dove l’idea di Rubbia, rifiutata anni fa dall’Italia, fu accolta a braccia aperte – sono prodotti dai tedeschi della Schott e dagli israeliani della Solel, pur se con qualche problema: il fluido che passa attraverso il tubo d’acciaio, l’olio diatermico, \u00e8 altamente inquinante in caso di rottura dell’impianto e, pertanto, difficile da smaltire; inoltre, nelle condutture, raggiunge temperature appena prossime ai 300 gradi centigradi. L’Enea e Rubbia hanno messo al bando l’olio diatermico, troppo pericoloso. All’interno del tubo che ‘riceve’ i raggi solari concentrati dagli specchi, scorre una speciale miscela di sali fusi, non tossica. Che, una volta smaltita, diverrebbe pure fertilizzante. Ma la novit\u00e0 introdotta dal fisico italiano \u00e8 costituita dall’uso del cermet, composto ceramico metallico che si integra alla superficie del tubo d’acciaio, diventandone parte. Il problema consisteva nel ‘come dare’ il cermet al tubo. Infatti il cermet, che non \u00e8 una vernice, non pu\u00f2 essere stesa. ‘La nostra azienda collaborava gi\u00e0 da tempo con l’Enea’, spiega Federica Angelantoni, trentenne amministratrice delegata dell’Archimede Solar Energy Srl, che a fine mese dovrebbe trasformarsi in Spa con capitale Angelantoni al 100%. ‘Oggi riusciamo ad integrare il film (la pellicola) di cermet al tubo ricevente usando una nostra macchina, che opera in condizioni di vuoto: cos\u00ec il cermet viene deposto sul tubo ricevente: alla vista, diventa di un colore nero abbastanza opaco e garantisce minore dispersione termica’. Ma i vantaggi dell’operazione sono soprattutto due, rispetto a quanto realizzato da israeliani e tedeschi: il calore nel tubo raggiunge i 500 gradi e, soprattutto, \u00e8 possibile stoccarlo per garantire l’erogazione di energia elettrica anche di notte, per far funzionare senza sosta il generatore di vapore che muove le turbine.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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