{"id":6318,"date":"2007-12-07T00:00:00","date_gmt":"2007-12-07T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6318"},"modified":"2007-12-07T00:00:00","modified_gmt":"2007-12-07T00:00:00","slug":"noi-assetati-della-speranza-di-amore","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/noi-assetati-della-speranza-di-amore\/","title":{"rendered":"Noi, assetati della speranza di amore"},"content":{"rendered":"

Spe salvi facti sumus: ‘Nella speranza siamo stati salvati’. Si apre con questa citazione della Lettera ai Romani di san Paolo (8,24) la seconda enciclica di Benedetto XVI. Sul testo abbiamo rivolto alcune domande a mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e teologo di fama internazionale. Dopo la carit\u00e0, la speranza: a quasi due anni dall’enciclica ‘Deus caritas est’, quale filo rosso che unisce i due documenti? ‘Il cuore dell’uomo ha bisogno di amare e di essere amato per vivere e per affrontare la morte: \u00e8 un bisogno non solo personale, ma anche collettivo. Dagli scenari del tempo, come da quelli del cuore, si leva una grande attesa di amore: ad essa ha inteso corrispondere l’enciclica Deus caritas est. Si tratta di un’attesa; e tutte le esperienze che le corrispondono restano comunque segnate dalla fragilit\u00e0 della vita, dalla caducit\u00e0 delle opere e dei giorni degli abitatori del tempo. Ecco perch\u00e9 il bisogno di amore si lega indissolubilmente alla speranza: l’attesa di un bene futuro, arduo, ma possibile a conseguirsi. In questo senso, la penuria pi\u00f9 grande dell’epoca moderna e post-moderna non \u00e8 forse tanto quella di amore, perch\u00e9 l’amore viene perfino inflazionato nelle tante forme, anche sbagliate, in cui \u00e8 offerto. La vera penuria \u00e8 quella della speranza di un possibile – impossibile amore che vinca l’ingiustizia e risani le ferite dell’anima. Benedetto XVI coglie sin dall’inizio della sua enciclica questo bisogno: ‘Il presente – dice -, anche un presente faticoso, pu\u00f2 essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta \u00e8 cos\u00ec grande da giustificare la fatica del cammino’ (Spe salvi, n. 1). Solo se c’\u00e8 in te una grande speranza potrai dare senso alla vita ed amare al di l\u00e0 di ogni misura di stanchezza’. Quale il significato profondo per i cristiani dell’espressione: ‘Nella speranza siamo stati salvati’? ‘\u00c8 il Papa stesso a spiegarlo nell’enciclica: ‘Nella speranza siamo stati salvati, dice san Paolo ai Romani e anche a noi (Rm 8,24). La redenzione, la salvezza, secondo la fede cristiana, non \u00e8 un semplice dato di fatto. La redenzione ci \u00e8 offerta nel senso che ci \u00e8 stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virt\u00f9 della quale noi possiamo affrontare il nostro presente’ (n. 1). L’opera del Dio fedele nell’amore inizia in noi con la creazione e con la redenzione, ma il suo compimento sar\u00e0 nella gloria: nel presente, \u00e8 la salvezza nella speranza, iniziata ma non ancora definitivamente compiuta, la nostra gioia e la nostra forza’. Il Papa traccia un vero e proprio identikit della speranza cristiana. Quali le sue principali caratteristiche? ‘La parola del Papa \u00e8 chiarissima: ‘Non \u00e8 la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore’ (n. 26). La speranza, fondata nelle sole possibilit\u00e0 dell’uomo, prima o poi delude. Solo la speranza che ci viene donata, quella che viene a noi dall’Altro che ci ama, \u00e8 la speranza cristiana. ‘In questo senso – dice il Papa – \u00e8 vero che chi non conosce Dio, pur potendo avere molteplici speranze, in fondo \u00e8 senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita (cfr Ef 2,12). La vera, grande speranza dell’uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, pu\u00f2 essere solo Dio, il Dio che ci ha amati e ci ama tuttora sino alla fine, fino al pieno compimento’ (n. 27). Qui la forza dell’argomentazione non \u00e8 solo speculativa, ma anche storico-pratica: \u00e8 la lettura dei processi storici della modernit\u00e0 a convincerci come le sole forze umane non possano fondare una vera speranza. L’emancipazione senza dono dall’alto, senza orizzonte ultimo, in una parola senza redenzione, \u00e8 alienazione e non libert\u00e0, violenza e non pace, morte e sopraffazione e non giustizia’. ‘Spe salvi’ \u00e8 quindi, per la Chiesa italiana, uno stimolo ulteriore a camminare nelle linee tracciate dal Convegno di Verona, anch’esso dedicato al tema della speranza? ‘Certo. C’\u00e8 una profonda continuit\u00e0 fra quanto il Papa ha detto a Verona, circa il s\u00ec di Dio pronunciato in Cristo come sorgente e contenuto della speranza che abbiamo da dare al mondo, e quanto afferma nell’enciclica. In questo senso, si coglie ancor meglio quanto grande sia il potenziale pastorale di questo testo. Esso ci invita a riflettere su un contenuto centrale, di cui il nostro tempo e la nostra societ\u00e0 complessa hanno pi\u00f9 che mai bisogno: la speranza’. L’enciclica \u00e8 stata pubblicata in occasione della festa di sant’Andrea, patrono della Chiesa di Costantinopoli. Un caso? ‘No, la data del 30 novembre certamente \u00e8 espressiva: anzitutto, in positivo per la vicinanza alla devozione che i cristiani d’Oriente hanno per questo apostolo. Il Papa conferma anche cos\u00ec la sua attenzione ecumenica, convinta e perseverante. Poi, come per ogni apostolo, la figura di Andrea ci richiama il compito di portare a tutti la buona novella. E la speranza \u00e8 il Vangelo di cui il mondo, uscito dalla crisi dei totalitarismi e delle ideologie, e malato del debolismo rinunciatario di una certa post-modernit\u00e0, ha pi\u00f9 che mai bisogno. Infine, il riferimento all’apostolo evidenzia come la speranza non sia virt\u00f9 individualistica, ma sia generata in noi dalla comunione con Cristo e con la Chiesa e si estenda ad abbracciare non solo il destino personale, ma l’intera avventura umana e il cammino concreto della comunit\u00e0 degli uomini e della Chiesa nel tempo’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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