{"id":62590,"date":"2021-10-06T13:26:49","date_gmt":"2021-10-06T11:26:49","guid":{"rendered":"https:\/\/www.lavoce.it\/?p=62590"},"modified":"2021-10-07T12:29:31","modified_gmt":"2021-10-07T10:29:31","slug":"in-attesa-della-citta-delluomo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/in-attesa-della-citta-delluomo\/","title":{"rendered":"In attesa della Citt\u00e0 dell\u2019Uomo"},"content":{"rendered":"
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Paolo Bustaffa<\/strong> – Ora che i tempi della partita elettorale sono conclusi e ci sar\u00e0 qualche tempo di recupero con i ballottaggi, si ripropone nella sua interezza – e libera dal linguaggio degli schieramenti – la domanda sull\u2019idea di citt\u00e0. Ci sono state diverse risposte da parte dei candidati prima del voto del 3-4 ottobre, ma perlopi\u00f9 lasciavano intravvedere la lettura di singoli aspetti e la preoccupazione di ottenere consenso. Si \u00e8 frammentata la citt\u00e0, si sono fatte promesse per lo sviluppo del singolo ambito, e troppo debole \u00e8 apparso il pensiero sull\u2019insieme.<\/span><\/p>\n

\u201cPer me la citt\u00e0 – scriveva David Maria Turoldo<\/strong> – \u00e8 quello che \u00e8: un punto in cui il complotto della vita diventa inestricabile, una zona dove tutti i sentimenti sono vivi, si chiamano, si rincorrono, interferiscono con le radici o le ramificazioni nodose di un antico bosco\u201d.<\/span> Questa immagine descrive una citt\u00e0 in cui le due parti, il centro e la periferia, non si respingono ma si cercano, non tagliano i rami ma li intrecciano, non si ignorano ma chiedono di incontrarsi in nome di una comune cittadinanza.<\/span><\/p>\n

Questo processo culturale e sociale non avviene, oppure \u00e8 ancora troppo fragile. \u201cLa stessa parola \u2018citt\u00e0\u2019 \u2013 scrive Salvatore Settis<\/strong>, storico dell\u2019arte – oggi ci interroga con crescente urgenza, e proprio perch\u00e9 anche le preziose citt\u00e0 storiche sono assediate da periferie sempre uguali\u201d. Questo assedio urbanistico costringe il centro a difendersi, a chiudersi in se stesso per proteggersi; mentre il futuro della citt\u00e0, antica e moderna, \u00e8 nel dialogo tra le diversit\u00e0 e nella convivialit\u00e0 sociale delle differenze.<\/span><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Nell\u2019ultima campagna elettorale non \u00e8 apparsa l\u2019idea di \u201ccitt\u00e0 dell\u2019uomo\u201d<\/strong> che ha mosso il pensare e l\u2019agire in politica di Dossetti, Lazzati, La Pira, Martinazzoli, Anselmi.\u00a0<\/span> Forse era troppo difficile, forse non era il momento, forse la pandemia ha impedito di sognare, forse\u2026 Una politica mediocre ha mancato all\u2019appuntamento, ma non tutto \u00e8 perduto. \u201cDalla decadenza e dalla morte – scrive ancora Settis<\/strong> – pu\u00f2 venire la speranza e la vita, e l\u2019idea di citt\u00e0 non si sottrae a questo destino. Anche quando pi\u00f9 incerto \u00e8 il suo futuro, vale sempre la pena gettare il seme di una possibile rinascita e vale la pena chiedersi come alimentarlo\u201d.<\/span><\/p>\n

La citt\u00e0 si aspetta che ci siano uomini e donne pensanti, che vigilino, che siano di esempio nell\u2019attitudine a interrogarsi, a discernere, a far memoria della fedelt\u00e0, ad ammonire quando \u00e8 necessario.<\/span><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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