{"id":6248,"date":"2007-11-09T00:00:00","date_gmt":"2007-11-08T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6248"},"modified":"2015-06-09T15:46:31","modified_gmt":"2015-06-09T13:46:31","slug":"dalla-parte-di-chi-e-in-lotta-con-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/dalla-parte-di-chi-e-in-lotta-con-dio\/","title":{"rendered":"Dalla parte di chi \u00e8 in lotta con Dio"},"content":{"rendered":"

‘Ci\u00f2 che \u00e8 nemico della fede non \u00e8 il conoscere e l’esercitare la ragione, ma l’ignoranza e la rinuncia a pensare’. Lo ha detto mons. Bruno Forte a Perugia luned\u00ec scorso ad una platea di studenti e docenti universitari, nell’aula magna dell’Universit\u00e0 per Stranieri. A invitarlo \u00e8 stato l’Arcivescovo di Perugia in occasione della festa di sant’Ercolano. Mons. Forte, il tema della sua conferenza era ‘La fede e le ragioni della non credenza’. Sembra quasi che ci siano delle buone ragioni per non credere… ‘Certamente. Se non ci fossero, non si spiegherebbero due cose: da una parte la dignit\u00e0 del non credente, serio, pensoso, e dall’altra la dignit\u00e0 del credente, che \u00e8 tale non per una sorta di rassicurazione psicologica ma per aver lottato con Dio e lasciato che Lui vinca. Dunque le ragioni del non credere, che potrebbero anche essere dette le ragioni del dubbio della fede, sono importanti’. Per esempio? ‘Ne cito una soltanto: il dolore nel mondo, specialmente lo scandalo del dolore innocente. \u00c8 proprio davanti a queste ragioni che la fede scopre la sua altissima dignit\u00e0. Amo ripetere che il credente \u00e8 un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere. Se non fosse cos\u00ec, la fede sarebbe, appunto, rassicurazione psicologica, ideologia a buon mercato. Invece la fede \u00e8 lotta, agonia, passione, \u00e8 un amore sempre nuovo, e quindi anche un incontro rinnovato ogni giorno con Dio. Al tempo stesso, per\u00f2, per lo stesso motivo, il non credente serio, non negligente, scopre in se stesso delle ragioni che lo porterebbero a credere, una sorta di nostalgia del Totalmente Altro, di inquietudo cordis (‘il nostro cuore \u00e8 inquieto finch\u00e9 non riposa in te’, diceva sant’Agostino). Sono queste stesse ragioni che fanno capire al non credente quanto possa essere alto il rischio della fede; quanto possa essere dignitoso, umanamente, l’assentire a Dio consentendo a Lui e affidandogli il proprio cuore e la propria vita’. Oggi forse, pi\u00f9 che ateismo, c’\u00e8 confusione. Molti dicono di credere in Cristo, ma in realt\u00e0 non lo conoscono.’C’\u00e8 una credenza debole, il credere di credere di Gianni Vattimo, per esempio, e anche il credere di non credere di tanti atei superficiali. Io credo che il primo compito del credente serio, e del non credente rigoroso, sia di contestare la superficialit\u00e0’. \u00c8 una moda culturale piuttosto recente. ‘S\u00ec, ma in realt\u00e0 non fa che ripetere stereotipi ottocenteschi. Dimostra semplicemente come la fatica del pensiero costi a tutti, ed ecco perch\u00e9 si preferiscono vie facili per liquidare la fede, come a volte si sono seguite vie facili per liquidare la non credenza. Io ritengo che sia estremamente importante, invece, capire le ragioni dell’altro, sempre. E cos\u00ec purificare la qualit\u00e0 del proprio attegiamento interiore, della propria opzione fondamentale. Il credente non deve aver paura del pensare serio, profondo. Ci\u00f2 che \u00e8 nemico della fede non \u00e8 il conoscere e l’esercitare la ragione ma \u00e8 l’ignoranza e la rinuncia a pensare’. L’ecumenismo e il dialogo con le religioni pare che aumentino la confusione, anche se dovrebbero condurre all’approfondimento della propria fede. ‘L’incontro con le religioni non pu\u00f2 che stimolare a riconoscere, anzitutto, la profondit\u00e0 delle proprie scelte fondamentali, la propria identit\u00e0, le proprie radici. E al tempo stesso a rendere queste radici rispettose, accoglienti dell’altro, non in vista di una confusione all’insegna della faciloneria, ma all’insegna di quella tensione fondamentale, di quel movimento di trascendenza, che \u00e8 nel profondo dell’essere umano e che \u00e8 alla base di tutte le religioni, a cui corrisponde un avvento del mistero divino che si configura nella rivelazione storica’. C’\u00e8 uno specifico cristiano? ‘Il cristianesimo ha questo di unico, di paradossale, e cio\u00e8 che l’incontro di questo duplice movimento \u00e8 il Verbo di Dio fatto uomo, \u00e8 l’Onnipotente nella debolezza. \u00c8 Dio che entra nel nostro dolore e nella nostra morte, e proprio cos\u00ec la redime dal di dentro. Un Dio per questi aspetti tragico, ma per le stesse ragioni un Dio che \u00e8 amore. Questo \u00e8, e resta, il grande centro e cuore del Vangelo. Dio \u00e8 amore, perci\u00f2 \u00e8 anche agonia, lotta, passione. Perci\u00f2 credere non \u00e8 un esercizio comodo e rassicurante, ma \u00e8 quello che, comunque vissuto fino in fondo, rende degna la vita, bella, e motiva l’impegno e il dono di s\u00e9 all’altro’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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