{"id":6122,"date":"2007-09-21T00:00:00","date_gmt":"2007-09-21T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6122"},"modified":"2007-09-21T00:00:00","modified_gmt":"2007-09-21T00:00:00","slug":"il-prima-e-il-dopo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-prima-e-il-dopo\/","title":{"rendered":"Il prima e il dopo"},"content":{"rendered":"
Sono passati dieci anni, ma non ci siamo scordati. Ancora oggi ci sembra talvolta di sentire il tremito del suolo sotto i piedi – basta un movimento leggero – e riprovare il brivido sulla schiena come allora. Molti ricordano anche di essere rimasti immobili, come paralizzati per le scale o sotto la doccia, o di essere stati imprudenti scappando di corsa da casa verso una piazza, capitando sotto il cornicione di un palazzo. Poi ci siamo trovati sconvolti ed \u00e8 iniziata la fase della confusione che non si pu\u00f2 descrivere. Da quel preciso momento, per\u00f2, e ad ogni nuova scossa (non finivano mai) nasceva in ognuno la voglia di fare. All’inizio non si sapeva cosa. Ma alla fine ognuno ha saputo fare qualcosa di buono, nonostante difficolt\u00e0 e polemiche Ci siamo ritrovati a vedere e rivedere mille volte la grande nuvola di polvere dentro la Basilica superiore di San Francesco, grande segnale di catastrofe che ha spaventato il mondo. Ricordiamo e piangiamo ancora i quattro morti, i due frati, padre Angelo Api e Zdizlaw Browiece, postulante, e due tecnici della Soprintendenza Claudio Bugiantella e Bruno Brunacci. A dieci anni di distanza, ci sono molti modi di ricordare. Qualcuno interviene per continuare la polemica antiregionale. Avr\u00e0 delle ragioni. Non tutto \u00e8 perfetto, non tutto \u00e8 del tutto risolto. Ma forse in queste critiche c’\u00e8 un di pi\u00f9 di politica di schieramento, che \u00e8 legittimo, ma forse non determinante per una valutazione di tipo storico. Dall’altra parte c’\u00e8 anche chi pensa soprattutto di celebrare, nel senso di esaltare l’opera compiuta ai vari livelli, di enti e di privati, intendendo brindare alla ritrovata normalit\u00e0, eliminando dal proprio orizzonte ogni granello di polvere sismica. Anche in questo pur legittimo atteggiamento, c’\u00e8 un di pi\u00f9 di politica e di psicologia, giustificabile da parte di chi ha lavorato sopra le forze ed ora si sente sgravato di un pesante fardello. Ci pu\u00f2 essere qua e l\u00e0 anche un ristagno di polemiche di tipo locale e individualistico, che ha il limite del soggettivo. A noi sembra che i dieci anni trascorsi costituiscano una svolta, uno spartiacque, un tempo di forte decisivo rinnovamento. D’ora in avanti ci sar\u00e0 un prima e un dopo il terremoto per l’Umbria, che non \u00e8 pi\u00f9 la stessa. Sono state infatti realizzate opere che il terremoto ha reso necessarie e nello stesso tempo possibili per le leggi e i finanziamenti statali messi a disposizione. Dato onore al merito di tutti coloro che hanno operato in questi anni, si deve guardare al dato di fatto e su quello costruire il futuro. Dopo la ricostruzione si deve passare alla costruzione. Il terremoto \u00e8 avvenuto alla fine del secolo. Anche per l’Umbria si \u00e8 aperta una nuova fase, quella della globalizzazione, della societ\u00e0 multi culturale, del dopo 11 settembre, della pseudo moschea di Ponte Felcino. \u00c8 tempo di guardarsi attorno e voltare pagina, di ricostruire l’anima del territorio, come dicono i vescovi. Ci\u00f2 non vuol dire rifugiarsi in un evanescente spiritualismo, ma dare vita ad una cultura propositiva concreta atta ad affrontare le sfide del tempo attuale, evitando di cadere nella barbarie del consumismo egoistico e selvaggio, in una societ\u00e0 senza piet\u00e0 n\u00e9 solidariet\u00e0. Sarebbe peggio di un terremoto. Per rispondere a queste sfide e dare speranza alle future generazioni, \u00e8 necessario tenere aperto e consolidare il cantiere che ha dato in questi anni ottimi risultati: quello della solidariet\u00e0. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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