La terza Assemblea ecumenica europea segna un momento forte nel cammino ecumenico per la sua luminosa identificazione che la luce viene da Cristo, anzi che Lui \u00e8 la luce e la vita della Chiesa, delle Chiese e di ogni uomo. Cristo illumina tutti e attrae a s\u00e9 i popoli. Questa convinzione non \u00e8 un’ideologia, n\u00e9 un’opinione, ma la fede cristiana nella sua essenza, e sta alla radice della missione evangelizzatrice che hanno in comune i battezzati verso tutti i popoli. Le Chiese che si sono formate nel tempo nel solco della grande tradizione apostolica – e si sono poi diversificate e divise a causa di scelte particolari e di tradizioni specifiche – non devono dimenticare questa affermazione di fede in Cristo, Dio da Dio, luce da luce, come \u00e8 stato cantato nella grande piazza di Sibiu, in Romania. In questa citt\u00e0 siamo stati tutti richiamati dalla Parola di Dio ad accendere i riflettori sulla sorgente prima della luce e a fare della nostra ‘differenza cristiana’ la base della nostra comunione, che supera per importanza ogni ulteriore differenza. Le diversit\u00e0 ricomposte in questa luce non devono costituire ombre, ma riflessi che ne rivelano la ricchezza dei colori come il raggio che attraversa un prisma. Se diventano conflittuali e causa di contrapposizioni, possono oscurare la luce di Cristo. Questo non deve avvenire, e l’ecumenismo rappresenta nel tempo lo sforzo, suscitato e sostenuto dallo Spirito, perch\u00e9 ci\u00f2 non si ripeta. \u00c8 stato affermato come un programma solenne nella grande assemblea sotto il tendone di Sibiu: ‘Le nostre divisioni non devono oscurare la luce di Cristo’. Il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ha espresso ‘la convinzione assoluta e irremovibile di dover fare tutto ci\u00f2 che \u00e8 in nostro potere per promuovere il sacro compito della restaurazione della piena comunione ecclesiastica e sacramentale tra le Chiese, basandosi sulla stessa fede, nell’amore e nel rispetto verso particolari espressioni attraverso cui si realizza la fede apostolica’. E questo anche a beneficio dei popoli europei, che devono essere aiutati a costruire e consolidare la loro unione attraverso il processo di riconciliazione delle Chiese: ‘Chiese sorelle e popoli fratelli’, \u00e8 stato detto. Per realizzare questo storico compito che lo Spirito ha assegnato alle Chiese del nostro tempo, e che in questi anni giunge al traguardo del centenario (1910: Conferenza missionaria protestante di Edinburgo), si sono sentite moltissime, interessanti idee e proposte durante i cinque giorni di Sibiu. Ci sar\u00e0 molto da meditare per tutti, quando saranno pubblicati gli Atti. Ma, al di l\u00e0 dei documenti, pur importanti per segnare le tappe del cammino, c’\u00e8 da notare che a Sibiu si \u00e8 manifestata con evidenza l’esistenza di un ‘popolo ecumenico’ presente nelle Chiese europee di varia denominazione. L’ecumenismo di popolo che si era manifestato a Graz in Austria dieci anni fa, con pi\u00f9 di 10 mila partecipati e grande entusiasmo, anche per la riacquistata libert\u00e0 religiosa dei Paesi dell’Est, non solo non \u00e8 scomparso, ma \u00e8 maturato e reso consapevole della fatica che l’impegno comporta. Sono pastori, teologi e fedeli che hanno preso sul serio la parole di Ges\u00f9: ‘Che siano una cosa sola’, e non si lasciano scoraggiare delle differenti posizioni ecclesiologiche che permangono e saranno oggetto di studio, di dialogo, riflettendo sull’immensa profondit\u00e0 del mistero di Cristo. Sono ormai migliaia queste persone, tendenti a formare una rete che comporta una sempre maggiore vicinanza tra le comunit\u00e0 dei credenti. Una rete attraverso la quale si trasmetta la comunicazione ideale e l’energia vitale della presenza luminosa e confortante di Cristo, e del suo inesauribile e incondizionato amore. Questo popolo \u00e8 formato anche da giovani che a Sibiu hanno stilato un loro documento in 9 punti, allegato al Messaggio finale e approvato dall’assemblea, in cui si dichiarano disposti a promuovere con entusiasmo lo sviluppo del lavoro ecumenico nelle rispettive Chiese. I 2.100 delegati, e tutti coloro che li hanno seguiti dai luoghi di origine, sono stati chiamati ad essere ‘testimoni della luce che Cristo fa brillare per tutti’, incaricati di rendere le loro comunit\u00e0 luoghi di testimonianza e quindi sorgenti di ‘speranza di rinnovamento e unit\u00e0 in Europa e nel mondo’. Ce n’\u00e8 veramente bisogno, perch\u00e9 all’orizzonte dell’Europa arida, secolarizzata e scettica, continente del tramonto, compaia una nuova alba di luce. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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