{"id":60962,"date":"2021-06-11T16:21:47","date_gmt":"2021-06-11T14:21:47","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=60962"},"modified":"2021-06-11T16:24:48","modified_gmt":"2021-06-11T14:24:48","slug":"gesu-sceglie-discepoli-ma-con-quali-criteri","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/gesu-sceglie-discepoli-ma-con-quali-criteri\/","title":{"rendered":"Ges\u00f9 sceglie discepoli \u2026 ma con quali criteri?"},"content":{"rendered":"

Terminate le solennit\u00e0 del Signore, la liturgia domenicale ci riporta all\u2019ordinariet\u00e0 del cammino di Ges\u00f9 insieme ai suoi discepoli. Emerge un forte contrasto tra le narrazioni delle grandi feste, in cui i testi biblici ci hanno narrato le straordinarie manifestazioni del Signore e il Vangelo di questa domenica, che inaugura il tempo ordinario.<\/p>\n

Dalla solennit\u00e0 dell\u2019Ascensione<\/em> fino al Corpus Domini<\/em>, la liturgia e la Parola di Dio hanno reso visibile il Mistero, anticipandoci il Regno nella sua prospettiva ultima.<\/p>\n

Ma gli \u201ceffetti speciali\u201d, non sono l\u2019agire ordinario di Dio, bens\u00ec lo \u00e8 la sua azione nascosta e silenziosa, per la quale chiede la partecipazione dell\u2019uomo.<\/p>\n

Il cammino ordinario dell\u2019anno liturgico<\/h2>\n

Il cammino ordinario dell\u2019anno liturgico riprende con il Vangelo di Marco 4,26-34.<\/a> Il brano conclude il racconto di alcune parabole con queste parole: \u201cCon queste parabole [Ges\u00f9] annunciava la Parola. Senza parabole non parlava loro\u201d (4,33-34). I<\/p>\n

l \u201cdiscorso parabolico\u201d traduceva in un linguaggio popolare i grandi misteri del Regno, ed evidenziava l\u2019azione provvidenziale del Padre celeste affinch\u00e9 le folle comprendessero. Non mancava mai, per\u00f2, un supplemento di spiritoegazione ai suoi discepoli: \u201cIn privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa\u201d (v. 34). Quale opportunit\u00e0 per questi uomini che Ges\u00f9 aveva da poco chiamato a seguirlo! \u201cCostitu\u00ec dunque i Dodici\u201d (Mc 3,14-16).<\/p>\n

Una vera opera costitutiva di un gruppo scelto… ma quali sono i criteri con cui ha scelto queste persone? Quali le loro \u201ccompetenze\u201d?<\/p>\n

Il Signore non sceglie in base ai \u201cpunteggi\u201d\u2026<\/h2>\n

Sappiamo bene dai racconti evangelici che nulla di straordinario potevano vantare per essere scelti: curricula non certo esaltanti, tranne qualche professionalit\u00e0, ma che semmai eccelleva nella furbizia per approfittarsene.<\/p>\n

\u00c8 possibile immaginare un legame tra le parabole narrate nel Vangelo odierno e il \u201cmateriale umano\u201d di coloro a cui sar\u00e0 affidato il compito di guidare la Chiesa? La chiamata degli apostoli, inauguratori della comunit\u00e0 messianica il cui fine \u00e8 la realizzazione del Regno, sembra l\u2019opera iniziale della semina: un atto da compiere con volont\u00e0 di gettare il seme (Mc 4,26).<\/p>\n

Il resto \u00e8 per\u00f2 affidato alla provvidenza divina: gettato il seme nel terreno, il successivo intervento da parte umana sar\u00e0 il raccolto (v. 29). In mezzo c\u2019\u00e8 tutta l\u2019opera nascosta di un Dio che provvede, dal primo stelo fino al frutto maturo (vv. 27-28).<\/p>\n

\u2026primo requisito un cuore libero<\/h2>\n

Il Signore non sembra scegliere in base ai \u201cpunteggi\u201d acquisiti con le proprie forze nel corso della vita. Con Lui non si vantano crediti. Un cuore disponibile, libero tanto da accettare una sfida, capace di riconoscere l\u2019amore: queste piuttosto sembrano essere le precondizioni per toccare il cuore di Dio. Poi il discepolo \u201csi far\u00e0\u201d.<\/p>\n

\u201cLasciarsi fare\u201d da Dio \u00e8 la garanzia per acquisire le virt\u00f9 del chiamato. Essere chiamati e lasciarsi fare da Lui significa fidarsi di Lui, come ricorda la seconda lettura. \u201cSempre pieni di fiducia\u201d (2Cor 5,6.8), ci esorta a essere san Paolo, perch\u00e9 il nostro cammino avanza nella fede, non nella visione (v. 7).<\/p>\n

\u2026 capace di vivere l’esilio dal proprio corpo<\/h2>\n

Interessante anche la chiave di lettura che Paolo d\u00e0 della nostra condizione: \u201cSiamo in esilio, lontano dal Signore finch\u00e9 abitiamo il corpo\u201d (v. 6), perci\u00f2 per abitare presso il Signore \u00e8 necessario essere esuli dal corpo (v. 8). L\u2019esilio sembra essere la condizione necessaria per attraversare il tempo e \u201ctraguardare\u201d l\u2019eternit\u00e0, la meta appagante. L\u2019esilio sembra essere il luogo dove il Signore ci ha collocato stabilmente, forse per ricercare la vera patria, e misurare la nostra fede.<\/p>\n

Il popolo d\u2019Israele in esilio ha fatto le cose migliori, le opere pi\u00f9 gradite a Dio. Anche noi, popolo della nuova alleanza, il Signore sta \u201cvagliando\u201d con l\u2019esilio. Anche la Chiesa pu\u00f2 ritrovare se stessa ritrovando il Signore nella precariet\u00e0 della condizione attuale, senza la ricerca di certezze \u201cdi bassa lega\u201d.<\/p>\n

Lo Spirito trasforma il cuore<\/h2>\n

La Provvidenza traccia il passo lungo che porta il seme a fruttificare (Mc 4,27-28), trasforma il piccolo seme di senape nell\u2019albero pi\u00f9 grande (v. 31-33), un piccolo ramoscello di cedro diventer\u00e0 un cedro grandissimo (Ez 17,22-23). Il profeta, in questa prima lettura, sa vedere in un tempo di esilio l\u2019opera che Dio ha immaginato.<\/p>\n

Oggi la Chiesa ha questo sguardo profetico?<\/h2>\n

La nostra Chiesa, oggi, ha questo sguardo profetico? Siamo capaci di infondere speranza e fiducia in Dio? Oppure ricerchiamo \u201cprevidenze\u201d ecclesiastiche che garantiscono un apparente successo, da presentare come via di accesso a futuri riconoscimenti?<\/p>\n

Molto appropriato il monito con cui Paolo conclude la seconda lettura: \u201cTutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute, sia in bene che in male\u201d (2Cor 3,10).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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