{"id":6073,"date":"2007-08-31T00:00:00","date_gmt":"2007-08-31T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6073"},"modified":"2015-05-04T13:01:32","modified_gmt":"2015-05-04T11:01:32","slug":"chirurgia-disagi-al-santa-maria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/chirurgia-disagi-al-santa-maria\/","title":{"rendered":"Chirurgia, disagi al Santa Maria"},"content":{"rendered":"

La brutta immagine di un ospedale. Tra inchieste, gru e i molti “lamenti” di chi vi lavora ogni giorno. Tutti dentro. La fine delle ferie estive riconsegna anche all’ospedale di Perugia un personale pi\u00f9 sereno e ristorato. \u00c8 stata un’estate “bollente” per i lavoratori del Santa Maria della Misericordia, medici, infermieri e quant’altri. L’inchiesta della magistratura sull’assenteismo \u00e8 servita s\u00ec ad individuare “le mele marce” (un’ottantina di persone che truccavano i marcatempo), ma inevitabilmente ha anche screditato l’immagine complessiva dell’azienda ospedaliera e di chi ogni giorno vi opera. “A volte – racconta un medico – quando attraverso i corridoi dei reparti o le sale di attesa, sento la gente sghignazzarmi dietro facili battute, del tipo: chiss\u00e0 se questo qui ha bollato il cartellino oggi… Eppure il mio lavoro l’ho sempre fatto seriamente, come tanti altri miei colleghi”. Un’altra impressione che si ricava dalle facce, dagli ammiccamenti, dalle mezze parole, parlando qua e l\u00e0 con chi l’ospedale lo vive tutti i giorni, \u00e8 che quell”ambiente sanitario percepiva gi\u00e0 da tempo la presenza delle ‘mele marce’ al suo interno. Che passavano nell’immaginario collettivo come ‘i soliti protetti’ dall’alto. Se l’impressione sia giusta o no, toccher\u00e0 ai magistrati trovare conferme e, se s\u00ec, salire pi\u00f9 in alto rispetto ai caposala arrestati. Di certo c’\u00e8 che l’attuale immagine del Santa Maria della Misericordia \u00e8 quella di un ospedale sofferente. Anche nelle strutture. Il mega-cantiere di Sant’Andrea delle Fratte \u00e8 ancora a cielo aperto e lo rester\u00e0 per molto tempo, nell’era del trasferimento ‘a singhiozzo’ dei reparti dal policlinico di Monteluce e da via del Giochetto.<\/p>\n

Il direttore generale dell’ospedale, Walter Orlandi – che punta anche alla riduzione dei dipartimenti, considerando per ora efficaci solo il Pronto soccorso e l’Oncoematologia – non si nasconde dietro un dito, consapevole di tutte le difficolt\u00e0 per reperire spazi utili ai reparti, ai primari e ai malati. ‘Sarebbe stato meglio concludere i lavori e poi iniziare i trasferimenti’, ha detto. Una cosa logica, ma la logica \u00e8 mancata, e oggi Perugia \u00e8 ancora lontana da quel centro d’eccellenza sanitaria tanto desiderato. (pa. gio.)La situazione \u00e8 ormai diventata insostenibile. La nostra paura \u00e8 che con questo correre da un paziente all’altro, tra mille altre incombenze, qualche cosa possa sfuggirci di mano, e la colpa poi ricadrebbe su di noi’. A parlare \u00e8 una delle infermiere del reparto di Chirurgia d’urgenza dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, in una normale giornata d’agosto, mentre si affanna insieme ad una collega a preparare l’ennesimo letto lungo la corsia del reparto (tempo fa si \u00e8 arrivati addirittura ad un massimo di nove), uno di quelli tirati fuori all’occorrenza, e montati li per l\u00ec, per ospitare l’ultimo paziente arrivato. E gli \u00e8 andata comunque bene, perch\u00e9 “fino a qualche tempo fa – prosegue l’infermiera – se il reparto era al completo, al posto dei letti trovavi una barella. Con il rischio, vista l’assenza di sponde, di ritrovarti per terra solo se ti muovevi un po’ di pi\u00f9”.<\/p>\n

Un mese fa, infatti, dopo l’intervento dei Nas, le barelle utilizzate per eventuali ricoveri in eccedenza sono state sostituite dai letti. Interessato dai nostri discorsi, poco pi\u00f9 in l\u00e0, disteso su un letto appena nascosto da un paravento, un anziano ricoverato nella notte ci guarda e commenta: “Ha mai provato lei a dormire per otto ore su una barella? Ci provi e vedr\u00e0 come ci si rompe la schiena!”. “Purtroppo i letti a disposizione in pi\u00f9 erano terminati e l’alternativa \u00e8 stata quella” risponde l’infermiera, indicandola ancora abbandonata lungo il corridoio. “E pensare che questo dovrebbe essere un ospedale all’avanguardia” commenta un familiare seduto accanto ad uno dei cinque pazienti disposti lungo la corsia. Sono tutti distesi nei letti, in attesa che si liberi un posto in una delle 14 stanze a disposizione del reparto, in ognuna due letti. Certamente non \u00e8 un bello spettacolo: cerchi di non farci caso, di guardare davanti a te, per concedere a quelle persone un po’ di privacy. Uomini e donne, giovani e meno giovani insieme: a dividerli solo dei paraventi, che spesso coprono appena. Quando sei dolorante, attaccato ad una flebo, magari assonnato, non fai caso a quello che ti circonda e dormi, pensi tra te. Ma il disagio lo cogli, magari, quando arriva l’ora delle visite: voci di qu\u00e0 e voci di l\u00e0, un viavai continuo di persone, intere famiglie si riversano nelle stanze e nei corridoi, tanto che le infermiere sono costrette ad allontanare alcuni di loro per dare al reparto un po’ di tranquillit\u00e0.<\/p>\n

“La notte scorsa – racconta un’altra infermiera – \u00e8 stata da incubo. Nel giro di poche ore sono stati ricoverati sei pazienti, alcuni dei quali operati d’urgenza nel giro di poco tempo. In tutto erano ricoverati trentaquattro pazienti con due infermiere di turno, anche se poi abbiamo chiamato un reperibile. Non ce la facciamo pi\u00f9 e la situazione non migliora”. Ormai sono due anni che si va avanti cos\u00ec, nell’incertezza – raccontano – e certamente non si lavora tranquilli. Spesso per compensare la carenza di personale \u00e8 necessario fare doppi turni, straordinari: chi va in pensione non viene sostituito. Il disagio \u00e8 palpabile tra il personale infermieristico, e non solo. Il problema, sostengono, \u00e8 nella gestione degli ingressi, divisa tra le due Chirurgie del Santa Maria. Perch\u00e9 non unificare la responsabilit\u00e0 della gestione? Forse qualche miglioramento si potrebbe avere. E poi i letti: la disponibilit\u00e0 \u00e8 sempre quella, e a volte vengono occupati in maniera impropria, quando invece alcuni pazienti potrebbero essere ricoverati presso altri reparti interni. In questo modo si darebbe pi\u00f9 spazio alle urgenze, a chi nel giro di 24 – 48 ore deve essere operato. Anche il cosiddetto “osservatorio breve”, allestito presso il Pronto soccorso, con 6 posti disponibili, non risolve la situazione. La soluzione va certamente trovata altrove e al pi\u00f9 presto. Il paziente non pu\u00f2 aspettare.Manuela Mariani<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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