{"id":6054,"date":"2007-08-03T00:00:00","date_gmt":"2007-08-03T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=6054"},"modified":"2007-08-03T00:00:00","modified_gmt":"2007-08-03T00:00:00","slug":"la-terza-faccia-dellimmigrazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-terza-faccia-dellimmigrazione\/","title":{"rendered":"La terza faccia dell’immigrazione"},"content":{"rendered":"
Un mio collega, direttore del settimanale del Friuli, ha scritto un bell’articolo intitolato Le due facce dell’immigrazione. Mette a confronto un avvenimento accaduto sabato 21 luglio, quando \u00e8 stato arrestato Korchi al Mostapha, imam della comunit\u00e0 musulmana di Ponte Felcino sospettato di terrorismo, con il gesto eroico di Dragan Cigan di 31 anni, serbo bosniaco, che domenica 22 luglio \u00e8 morto nell’impresa compiuta con successo, insieme ad un compagno marocchino, di salvare due bambini che stavano per annegare. Ragionando su questi due fatti vicini nel tempo il direttore del settimanale cattolico di Udine scrive che non \u00e8 sufficiente, come fanno i giornali, affermare che anche tra gli immigrati vi sono i buoni e i cattivi, finendo per mettere in pagina solo i secondi, che invece sono una minoranza, ed invita i lettori a considerarli tutti come normali cittadini, eliminando assurde fobie per costruire una societ\u00e0 migliore. Questo richiamo, ripetuto anche da molte altre fonti, religiose e laiche, l’abbiamo scritto pi\u00f9 volte anche noi. \u00c8 la linea presa dalla Chiesa nei suoi documenti e nella sua collaudata prassi sull’immigrazione, che deve essere considerata una necessit\u00e0, una risorsa, una opportunit\u00e0 da affrontare con senso di solidariet\u00e0 e accoglienza. Da qualche tempo, per\u00f2, nei pi\u00f9 avveduti qualcosa \u00e8 cambiato e soprattutto dopo l’11 settembre 2001 ed in seguito ad altre dolorose e deludenti esperienze, che hanno portato a riflettere e riconsiderare altre componenti dell’immigrazione, un’altra faccia, quella della cultura e appartenenze a correnti o confraternite politico-religiose. In modo specifico \u00e8 stata messa in discussione la questione dell’integrazione nella societ\u00e0 italiana ed europea di gruppi di persone appartenenti all’islam non tanto come pura fede nel Dio clemente e misericordioso, che da tutti deve essere rispettata e tutelata come forma di libert\u00e0 di coscienza, ma come ideologia sociale, come organizzazione della vita in tutti i suoi aspetti secondo categorie valutative di giudizio e regole di comportamento fondate su tradizioni pi\u00f9 che millenarie. In una parola si pu\u00f2 dire che si tratta di una cultura complessiva solidamente strutturata che mal sopporta le differenze. L’integrazione pertanto non pu\u00f2 avvenire neppure in una prospettiva di ‘meticciato’, come ha suggerito il cardinale di Venezia, mons. Scola, perch\u00e9 rappresenterebbe una diminuzione e una contraffazione rispetto a ci\u00f2 di cui non si pu\u00f2 pensare nulla di migliore qual \u00e8 considerato dai credenti l’Isl\u00e0m, mentre il mondo occidentale \u00e8 considerato corrotto e in declino e la stessa religione cristiana superata. Questo tipo di pensiero \u00e8 generalmente proprio di ogni buon musulmano. Da ci\u00f2 possono derivare conseguenze logiche anche estreme. Si nota leggerezza e ignoranza in questo campo. Si parla, ad esempio, di imam che dovrebbero predicare in lingua italiana dimenticando che il libro sacro \u00e8 scritto in arabo e la preghiera va fatta in quella lingua che tutti devono conoscere, tanto che un italiano che si converte prende un nome arabo. Si parla di fare una legge sulla libert\u00e0 religiosa, non si potr\u00e0 certo impedire di usare una lingua sacra nella liturgia pubblica della preghiera del venerd\u00ec. Prima che sia troppo tardi urge sapere fino a che punto e a quali condizioni potr\u00e0 essere possibile, non l’integrazione o la conversione o il meticciato, ma una degna convivenza pacifica e fruttuosa, nel rispetto gli uni degli altri.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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