{"id":5978,"date":"2007-06-29T00:00:00","date_gmt":"2007-06-29T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5978"},"modified":"2015-06-23T13:13:06","modified_gmt":"2015-06-23T11:13:06","slug":"il-rifiuto-e-la-sequela","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-rifiuto-e-la-sequela\/","title":{"rendered":"Il rifiuto e la sequela"},"content":{"rendered":"
Il vecchio Simeone aveva pronunciato solennemente nel tempio questa profezia su Ges\u00f9: “Egli \u00e8 qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perch\u00e9 siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc<\/em> 2,34-35). Questo si \u00e8 verificato molte volte nella vicenda storica di Ges\u00f9. Egli \u00e8 stato molto odiato e molto amato, \u00e8 stato rifiutato e cercato, perseguitato e seguito. Un vero segno di contraddizione, che ha costretto amici e nemici a uscire allo scoperto, a dichiararsi pro o contro di lui. \u00c8 un criterio valido per tutti i tempi. Spesso le motivazioni sono razionali, altre volte emotive, altre volte frutto di prevenzione. Davanti a Ges\u00f9 non si pu\u00f2 rimanere indifferenti. Il Vangelo di oggi ci presenta plasticamente questo doppio atteggiamento contraddittorio. Ges\u00f9 si \u00e8 decisamente incamminato verso Gerusalemme, nel suo ultimo viaggio che lo porter\u00e0 alla passione e alla morte.<\/p>\n Luca, imitando lo stile di Giovanni, chiama la futura Pasqua di morte e resurrezione “assunzione”, perch\u00e9 segna il passaggio da questo mondo al Padre. Egli affronta quest’ultimo viaggio con consapevolezza, con decisione e con risolutezza. Per il suo pellegrinaggio sceglie la strada pi\u00f9 breve, quella che attraversa la Samaria. Il gruppo abbastanza numeroso dei suoi discepoli non pu\u00f2 passare inosservato e necessita di una certa organizzazione logistica. Perci\u00f2 Ges\u00f9 manda avanti alcuni messaggeri a preparare gli alloggi per la notte e i rifornimenti di viveri. A questo punto scatta il rifiuto di accoglienza e ospitalit\u00e0 da parte degli abitanti di un villaggio samaritano. Il motivo che traspare dal testo \u00e8 duplice: prima di tutto c’\u00e8 l’ostilit\u00e0 ormai inveterata tra giudei e samaritani. Dall’VIII secolo a C. viveva in Samaria una razza ibrida di giudei e pagani, formatasi a causa delle deportazioni di gente straniera da parte degli Assiri.<\/p>\n I giudei perci\u00f2 non li avevano pi\u00f9 riconosciuti come parte del popolo di Dio, li avevano emarginati e disprezzati come bastardi e avevano loro impedito di venire in pellegrinaggio a pregare nel tempio di Gerusalemme. Cos\u00ec nel IV secolo i Samaritani si costruirono un loro tempio autonomo sul monte Garizim e iniziarono ad impedire ai giudei di Galilea di attraversare la loro terra per recarsi a Gerusalemme. In questo divieto \u00e8 incappata la carovana di Ges\u00f9 con i suoi discepoli. Ma dietro le quinte appare un altro motivo pi\u00f9 teologico: anche i samaritani non accettavano il Messia come lo proponeva Ges\u00f9. Non accettavano un Messia troppo umano, debole, votato liberamente alla morte per la salvezza dell’umanit\u00e0. Dopo questo rifiuto plateale, si scatena la reazione istintiva dei discepoli. Se ne fanno portavoce i due fratelli, Giacomo e Giovanni, che riceveranno forse in questa circostanza il soprannome di “Boan\u00e8rghes<\/em>“(Mc<\/em> 3,17), che in aramaico significa “figli del tuono” cio\u00e8 fulmini.<\/p>\n Infatti chiedono fuoco dal cielo contro quel villaggio inospitale che li ha respinti. L’atteggiamento di Ges\u00f9 \u00e8 ben diverso, ed \u00e8 un peccato che i suoi non l’abbiano ancora capito. Egli rimprovera i due focosi fratelli e, secondo una lezione dei codici latini antichi, il rimprovero dovette verosimilmente suonare cos\u00ec: “Voi non sapete di che spirito siete. Poich\u00e9 il Figlio dell’uomo non \u00e8 venuto a perdere le anime degli uomini, ma a salvarle”. Nessuna reazione di condanna, dunque: Ges\u00f9 non \u00e8 venuto a condannare, ma a salvare, e non si contraddice nemmeno in questa circostanza. Il fatto non diminuisce la stima e l’amore di Ges\u00f9 verso i samaritani, trattati sempre con rispetto nei Vangeli (basterebbe la parabola del buon samaritano a confermarlo). Accanto al rifiuto dei samaritani, il brano oggi proclamato pone tre esempi di sequela, gente che accetta in toto Ges\u00f9 e vuole diventare suo discepolo. Il gruppo dei seguaci si amplia e prepara la prossima missione dei discepoli in Galilea.<\/p>\n Il primo candidato si presenta spontaneamente, senza essere invitato da Cristo. In genere l’iniziativa della chiamata spetta a Ges\u00f9, che non appare entusiasta di quella offerta spontanea. Perci\u00f2 cerca di dissuadere il giovane prospettandogli le difficolt\u00e0 che dovr\u00e0 affrontare. Ges\u00f9 non pu\u00f2 garantirgli nessuna sicurezza umana, perch\u00e9 egli stesso ha scelto di essere un uomo senza fissa dimora, vagabondo, fragile, sempre esposto e minacciato. Si paragona agli animali pi\u00f9 instabili e selvatici come le volpi o gli uccelli. Essi almeno possono far riferimento ad una tana o ad un nido; Ges\u00f9 non ha recapito fisso. Nessuna illusione per il giovane che deve sapere a che cosa va incontro. Il secondo candidato \u00e8 scelto dallo stesso Ges\u00f9 con la solita formula: “Seguimi!”. Questi chiede una dilazione: a casa ha un pap\u00e0 vecchio che ha bisogno di cura e assistenza. Come figlio non se la sente di abbandonarlo prima che egli muoia. Alla sua morte si sentir\u00e0 libero di seguire Ges\u00f9. Del resto egli fa appello al quarto comandamento, che prescrive l’assistenza dei genitori. Ges\u00f9 non accetta scuse o dilazioni. Nella gerarchia dei valori, la cosa pi\u00f9 importante e urgente \u00e8 l’annuncio del Regno; ad esso bisogna sacrificare anche gli affetti pi\u00f9 cari e i doveri umani pi\u00f9 urgenti, a costo di rotture penose (Lc<\/em> 12,51-53; 14,26).<\/p>\n Sono le esigenze severe e ineludibili del Vangelo, che non scende a compromessi. Il terzo chiamato chiede una breve dilazione per accomiatarsi da parenti e amici. Lo esige la convenienza sociale; non si pu\u00f2 rompere ogni legame senza spiegare e motivare. Ci\u00f2 comportava almeno una cena di addio: l’aveva consentito perfino quel severissimo profeta Elia nei confronti del discepolo Eliseo. Ges\u00f9 \u00e8 pi\u00f9 esigente di Elia, perch\u00e9 ci\u00f2 che chiede \u00e8 pi\u00f9 alto e pi\u00f9 urgente. Il desiderio pur legittimo del giovane nasconde una certa nostalgia e un certo rimpianto per ci\u00f2 che sta per lasciare, perci\u00f2 Ges\u00f9 commenta: “Chi mette mano all’aratro e si volta indietro, non \u00e8 adatto per il regno di Dio”. La sequela di Cristo richiede una decisione netta e definitiva, senza nostalgie e senza rimpianti. Un contadino non pu\u00f2 tracciare dritto il suo solco guardando indietro, deve guardare avanti. Ed \u00e8 proprio di ogni seguace di Ges\u00f9 la capacit\u00e0 di guardare avanti. Lo aveva ben capito Paolo: “Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lass\u00f9, in Cristo Ges\u00f9” (Fil<\/em> 3,13).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Il vecchio Simeone aveva pronunciato solennemente nel tempio questa profezia su Ges\u00f9: “Egli \u00e8 qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perch\u00e9 siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34-35). Questo si \u00e8 verificato molte volte nella vicenda storica di Ges\u00f9. 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