{"id":59511,"date":"2021-03-12T13:58:22","date_gmt":"2021-03-12T11:58:22","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=59511"},"modified":"2021-03-12T13:58:22","modified_gmt":"2021-03-12T11:58:22","slug":"novita-che-dona-speranza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/novita-che-dona-speranza\/","title":{"rendered":"Novit\u00e0 che dona speranza"},"content":{"rendered":"

Dal tempio di pietra distrutto al nuovo tempio, ricostruito in tre giorni (Gv 2,19), a partire dalla pietra rotolata via dal sepolcro (Gv 20,1). Questo passaggio tra la terza e la quarta domenica di Quaresima<\/a> ci apre lo sguardo sulla Pasqua ormai vicina, come ricorda la \u201ccolletta\u201d che introduce la celebrazione eucaristica: \u201cO Dio, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina\u201d. Abbiamo bisogno proprio della speranza della Pasqua: essere consolati dalla tristezza per i nostri lutti e rianimati dalla fatica di vivere.<\/span><\/p>\n

La vita pi\u00f9 forte della morte<\/h2>\n

Per un attimo proviamo a immaginare la distruzione del tempio come le nostre citt\u00e0 terremotate. Queste distruzioni sono simili alla morte che distrugge ogni speranza. Ma dalle macerie, dopo un po\u2019, appaiono dei fili d\u2019erba che sembrano rinascere proprio da quelle pietre fredde, avamposto della morte.<\/span><\/p>\n

Un filo di vita distrugge la coltre di morte che sembrava aver sigillato ogni speranza, come la pietra rotolata su quella tomba a Gerusalemme nel 33 d. C., come i sassi dei nostri paesi terremotati, come questa pandemia che sembra non avere fine. Un alito di vita, come un dono che viene dall\u2019alto, se trova il terreno delle fede, \u201cmacerato\u201d dalla speranza, rimane fertile e questo consente ancora una volta, lo sbocciare di un germoglio. Dall\u2019alto della croce viene il dono che salva, cos\u00ec come ci ricorda il Vangelo:<\/span>\u00a0\u201cCome Mos\u00e8 innalz\u00f2 il serpente nel deserto, cos\u00ec bisogna che sia innalzato il Figlio dell\u2019uomo, perch\u00e9 chiunque crede in lui abbia la vita eterna\u201d (Gv 3,14). <\/span><\/p>\n

La fede in una persona viva, che \u00e8 il Signore risorto, consente di non lasciare alla morte l\u2019ultima parola, e non rende le morti del presente \u2018carceriere\u2019 della speranza del futuro. Questa fede \u00e8 ben riposta, perch\u00e9 la gratuit\u00e0 della salvezza non dipende dalle<\/span>\u00a0nostre opere, come ci ricorda Paolo nella<\/span>\u00a0seconda lettura :\u00a0\u201cPer grazia infatti siamo stati salvati mediante la fede\u201d (Ef 2,8-9). La fede \u00e8 l\u2019unica speranza, capace di rimuovere quelle macerie; altro che atteggiamento passivo! \u00c8 il motore che pu\u00f2 sbloccare la nostra accidia pastorale e pu\u00f2 aprire il nostro sguardo sul futuro delle nostre chiese e dell\u2019umanit\u00e0 stessa.<\/span><\/p>\n

La fede ci dona la vita<\/h2>\n

\u00c8 la fede in Ges\u00f9 Cristo che ci fa alzare lo sguardo su quella croce e intravedere oltre il sangue e la morte, l\u2019amore appassionato del motivo di quella morte: \u201cDio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perch\u00e9 chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna\u201d (Gv 3,16). Lui non ci salva solo dalla perdita definitiva perch\u00e9 si \u00e8 scelto il rifiuto dell\u2019amore. Credere in Lui significa non perdere l\u2019opportunit\u00e0 di amare ogni giorno, di camminare ogni giorno nella speranza, di cambiare le situazioni di morte che assillano il nostro tempo. <\/span><\/p>\n

La condizione del popolo d\u2019Israele narrata in<\/span>\u00a0Cronache\u00a0(<\/span>prima lettura)\u00a0pu\u00f2 aiutarci al leggere anche il nostro tempo. L\u2019esilio sembra essere la costante condizione causata dalla infedelt\u00e0 (2Cr<\/span>\u00a036,14). Ma non \u00e8 una questione morale, come certi \u201cprofeti di sventura\u201d sembrano giustificare l\u2019attuale situazione. Costoro si fanno interpreti della volont\u00e0 di Dio decretando sentenze e invocando punizioni, costruendo confini morali e qualche volta geografici, sentendosi al sicuro a motivo delle loro certezze. \u201cDio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perch\u00e9 il mondo sia salvato per mezzo di lui\u201d (Gv 3,17), ci ricorda l\u2019evangelista Giovanni.<\/span><\/p>\n

Il testo della prima lettura pu\u00f2 chiarire meglio anche il brano della purificazione del Tempio compiuta da Ges\u00f9, ascoltato domenica scorsa (Gv 2,15-16).<\/span><\/p>\n

Cosa significa “infedelt\u00e0 a Dio”<\/h2>\n

L\u2019infedelt\u00e0 a Dio \u00e8 fossilizzare lo sguardo sulle modalit\u00e0 della sua rivelazione nel tempo; che invece hanno continuamente bisogno di essere purificate per far emergere la perenne novit\u00e0 della sua Persona. Lui si accompagna in modo sempre nuovo all\u2019umanit\u00e0<\/span>\u00a0di ogni tempo. La distruzione del Tempio \u00e8 una punizione divina o una purificazione? Quale \u00e8 la vera causa (2 Cr 36,19)? \u00c8 perch\u00e9 Israele ha sbeffeggiato i messaggeri di Dio e schernito i suoi profeti (v. 16)?<\/span><\/p>\n

Anche oggi \u00e8 pi\u00f9 comodo ascoltare i \u201cprofeti di sventura\u201d che propinano le loro certezze. Anche oggi necessita una purificazione dei nostri \u201ctempli\u201d di certezze granitiche; forse alcuni vanno abbattuti. Forse questo \u00e8 il tempo dell\u2019esilio che il Signore vuole trasformare in esodo di salvezza, per farci riscoprire la perenne novit\u00e0 della sua presenza. La fraternit\u00e0 riproposta da Papa Francesco \u00e8 una profezia dell\u2019umanit\u00e0 rinnovata che cammina verso la Gerusalemme celeste. Umanit\u00e0 a cui non si chiede il passaporto di provenienza, ma se si cammina verso la stessa \u201cmontagna\u201d, dove costruire insieme la<\/span>\u00a0\u201ctenda<\/span>\u00a0dell\u2019incontro\u201d.<\/span><\/p>\n

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