{"id":5946,"date":"2007-06-15T00:00:00","date_gmt":"2007-06-15T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5946"},"modified":"2007-06-15T00:00:00","modified_gmt":"2007-06-15T00:00:00","slug":"arcanta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/arcanta\/","title":{"rendered":"Arcanta"},"content":{"rendered":"
\u00c8 la sera del Corpus Domini. L’onda emotiva della processione, lunga, dolce. Sono 31 anni che \u00e8 morta mia madre, Maddalena. La mia scena interiore stasera \u00e8 tutta sua. Dolce e tenace come tutti i Nardi. Come il figlio di suo fratello, quel don Paolo del quale, quando era parroco a Cantiano, i maligni dicevano che a las cinco de la tarde, se ancora non aveva questionato con nessuno, scendeva in piazza col cappello da prete sulle 23 e cercava di rimediare qualche ‘sgongolo’. Una donna assolutamente normale, mamma Maddalena, una delle tante donne che per secoli hanno tessuto in silenzio la trama e l’ordito della nostra societ\u00e0. Era del 1897. S’era sposata all’indomani di quella I guerra mondiale che il suo ragazzo, Adamo, mio padre, s’era sciroppata per intero. Viaggio di nozze: durata giorni uno, percorso Scheggia Foligno Perugia Scheggia. Il primo figlio mor\u00ec appena nato. Al secondo (Ubaldo, classe 1920, oggi non c’\u00e8 pi\u00f9) solo gli esiti della poliomielite alla gamba sinistra spianarono la via alla laurea in medicina: Perugia raggiunta in bicicletta; unico paio di scarpe per tutta la durata del corso universitario; alte, robuste, guarnite di bullette antiusura. Poi Bruno, anche lui oggi non c’\u00e8 pi\u00f9. Poi Rosangela. Poi io, inaspettato, a 19 anni dal primo. Quando ormai i nomi di tutt’e quattro i nonni erano stati impegnati. Nessun problema, si replica l’ultimo nome. Il suo forte rapporto con mio padre prevedeva dei paletti inamovibili. Il principale: nelle discussioni avrebbe sempre avuto ragione lei. Anni ’60. Siamo solo noi tre. Dopo cena. In attesa che arrivino i ragazzi del ‘mio’ Movimento studenti, come sempre. La musichetta di Carosello alla mamma ha conciliato il sonno, come sempre: braccia conserte, mento appoggiato sul petto, uno sfronchiameto leggero, cinque minuti appena prima di rigovernare. In Tv c’era una delle ultime trasmissioni d’evasione nelle quali le vallette apparvero vestite. Lei si sveglia e fa: ‘Oh! Stavolta Gianni Moranti ha cantato veramente bene!’. Mio padre ed io, con bella sintonia: ‘Veramente non ha ancora cantato!’. Un’occhiataccia. Non ci d\u00e0 dello stupido solo perch\u00e9 non ne vale la pena. Ma poco dopo arriva, gratuitamente ilare come sempre, la voce del presentatore: ‘Ed ecco a voi (sospensione, inutile) Gianni Morandi!!’. Con la bella sintonia di cui sopra, mio padre ed io ci voltiamo verso lei, 45’gradi esatti. Lei siede a capotavola. Non diciamo nulla. Attendiamo solo una risposta che stavolta non arriver\u00e0, stavolta non pu\u00f2 proprio arrivare. E invece la risposta arriva, secca come le pallottole del Carso: ‘Arcanta!!’. Mio padre s’avvia verso la camera. Borbotta. ‘Da piccolo comandava la mamma, sotto le armi il capitano. Era l’ultima occasione!’. No, babbo, era la penultima. L’ultima sar\u00e0 tra non molto; quando ci incontreremo di nuovo, tutt’e quattro noi fratelli, e pi\u00f9 tardi la sorellina. Con Voi, babbo. Con Voi, mamma. Vi daremo ragione, a tutt’e due insieme. Cantando. Gioiosamente. E forse riusciremo a darvi del tu. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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