{"id":5893,"date":"2007-05-25T00:00:00","date_gmt":"2007-05-24T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5893"},"modified":"2015-07-24T11:15:56","modified_gmt":"2015-07-24T09:15:56","slug":"tutti-furono-pieni-di-spirito-santo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/tutti-furono-pieni-di-spirito-santo\/","title":{"rendered":"Tutti furono pieni di Spirito santo"},"content":{"rendered":"
Oggi fissiamo la nostra attenzione sul racconto di Pentecoste fornitoci da Luca nel libro degli Atti degli apostoli, anche perch\u00e9 il brano del Vangelo lo abbiamo gi\u00e0 in parte commentato nella VI domenica di Pasqua. La pagina che leggiamo non \u00e8 una cronaca, \u00e8 un magnifico esempio di catechesi narrativa, dove la predicazione apostolica, come fa in molte pagine dei Vangeli, istruisce raccontando. Del resto le verit\u00e0 cristiane sono fatti storici meditati e proclamati, che nutrono la nostra fede. La professione di fede \u00e8 un lungo racconto delle opere di Dio. Esso non \u00e8 fine a se stesso: contiene al suo interno insegnamenti e commenti che svelano il disegno divino di salvezza e illuminano il nostro presente storico. Dio \u00e8 sempre in azione nella nostra storia umana, per redimere e salvare l’uomo di ogni tempo. Dopo questa precisazione, entriamo nella trama del racconto. Come al solito, Luca situa gli eventi che narra nella cornice di tempo e di luogo che li caratterizzano.<\/p>\n
Siamo nel giorno di Pentecoste a Gerusalemme. La Pentecoste (in ebraico Shawuot<\/em>) era una festa giudaica che cadeva il 50′ giorno dopo la Pasqua. Ricordava l’arrivo degli ebrei ai piedi del monte Sinai e il dono della Legge, che era alla base dell’alleanza tra Dio e il suo popolo (Es<\/em> cc.19-20). Col tempo s’era perso il ricordo di questo originale significato storico-religioso, e la festa aveva assunto un significato prevalentemente agricolo di ringraziamento. I contadini ebrei venivano al Tempio portando come offerta a Dio un covone di grano appena mietuto, come segno di riconoscenza per i frutti della terra. Ma il ricordo dell’Alleanza stipulata al Sinai rimase sullo sfondo, conservato da alcuni movimenti religiosi \u00c8 abbastanza evidente, nel racconto di Luca, il richiamo ai fatti che si erano verificati al Sinai: c’\u00e8 il fuoco che aveva incendiato il monte, quando Dio consegn\u00f2 la sua Legge a Mos\u00e8; c’\u00e8 il vento forte come un terremoto, che aveva scosso le rocce alla presenza di un popolo impaurito stipato ai piedi del monte.<\/p>\n I rabbini, nei loro commenti contenuti nei trattati del Talmud, narravano che Dio, quel giorno lontano, aveva proclamato la sua Legge in tutte le lingue del mondo. Tutti i popoli la udirono, ma solo Israele l’accett\u00f2 e promise di osservarla. Da qui l’Alleanza esclusiva stipulata da Dio con il solo popolo ebraico. Il racconto di Luca fa riferimento a questa antica tradizione rabbinica delle lingue dei popoli, ad indicare che, in questa nuova Pentecoste, Dio allarga l’orizzonte della sua Alleanza a tutti popoli della terra. Tutti ormai sono popoli eletti, perch\u00e9 a tutti \u00e8 diretta ora la parola di Dio che salva. \u00c8 come se Dio volesse ricominciare da capo. Egli promulga una nuova legge, non quella delle tavole di pietra, ma la legge dello Spirito che agisce nel cuore dei credenti, guidandoli dall’interno sulla via della salvezza (Rm<\/em> 8,2-9). Il ricordo dei fenomeni uditivi e visivi che accompagnarono l’evento di Pentecoste \u00e8 un richiamo al racconto dell’antica Alleanza. C’\u00e8 il boato del vento che scuote come un terremoto la casa dove sono raccolti i primi credenti; c’\u00e8 il fuoco guizzante a somiglianza di fulmine che penetra nella casa e si divide in tante fiammelle che si posano sul capo di ognuno.<\/p>\n La presenza dello Spirito santo penetra nel mondo e lo scuote, come un ossesso liberato dal maligno (Mc<\/em> 1,25-26); un fuoco purificatore brucia ogni scoria di peccato. \u00c8 il battesimo in Spirito santo e fuoco di cui parlava il Battista (Lc<\/em> 3,16), \u00e8 “la forza dall’alto” promessa da Ges\u00f9, che riveste come una corazza la Chiesa inviata nel mondo (Lc<\/em> 24,49), e la rende capace di resistere all’urto di ogni potenza di male (Mt<\/em> 16,18: “Le forze degli inferi non prevarranno”). Gli effetti, che questa pioggia di fuoco produce, sono descritti con due brevi espressioni: “Furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito santo dava loro il potere di esprimersi”. La pienezza dello Spirito \u00e8 conseguenza della Pasqua di Ges\u00f9. Giovanni (7,39) dice che prima di Pasqua “lo Spirito non c’era ancora, perch\u00e9 Ges\u00f9 non era stato ancora glorificato”.<\/p>\n Con la Pasqua si \u00e8 aperta la sorgente traboccante e inesauribile che zampilla verso la vita eterna (Gv<\/em> 4,13). Prima di questo tempo, lo Spirito era presente a consacrare i profeti e le guide del popolo di Dio: ora con la sua pienezza crea figli di Dio donando loro la vita divina. Prima era come bere acqua da una sorgente, ora come ingoiare una sorgente che zampilla dentro ogni figlio di Dio e grida verso il Padre del cielo: “Abb\u00e0<\/em>” (pap\u00e0), insieme a Ges\u00f9. Il secondo effetto, quello del parlare in lingue straniere (glossolalia), indica l’universalit\u00e0 del dono offerto a tutti coloro che ascoltano la parola di Dio e credono in Ges\u00f9, a qualunque popolo o razza appartengano. Insomma, a Pentecoste \u00e8 nata la Chiesa come popolo di figli di Dio in cammino verso la casa del Padre. \u00c8 una lunga carovana di persone e di popoli provenienti da ogni parte del mondo, che confessano la propria fede, pregano e cantano in tutte le lingue della terra.<\/p>\n Nel deserto del Sinai nacque l’antico popolo d’Israele; a Gerusalemme, citt\u00e0 della Pasqua e della Pentecoste cristiana, siamo nati tutti noi, nel soffio e nel fuoco dello Spirito. Si avvera la profezia cantata nel Salmo<\/em> 87: “Tutti l\u00e0 sono nati. Si dir\u00e0 di Sion: l’uno e l’altro \u00e8 nato in essa. Il Signore scriver\u00e0 nel libro dei popoli: l\u00e0 costui \u00e8 nato. E danzando canteranno: sono in te tutte le mie sorgenti”, le sorgenti dello Spirito. Le letture della liturgia odierna mettono in evidenza tre dimensioni salvifiche del dono dello Spirito. Il racconto degli Atti descrive la dimensione ecclesiale del dono dello Spirito, che tende a creare la comunit\u00e0 di figli di Dio, composta da persona di ogni razza, lingua e nazione che \u00e8 sotto il cielo. La Lettera di Paolo ai Romani illustra la funzione escatologica del dono dello Spirito, che garantisce, come una caparra, la vita eterna con Dio e la risurrezione del nostro corpo mortale alla fine dei tempi (Rm<\/em> 8,11). Il Vangelo di Giovanni insiste sulla dimensione personale del dono di Dio, che abita in noi facendoci templi vivi della Trinit\u00e0 beata, e diventando Maestro interiore e guida per la comprensione profonda della verit\u00e0 portata da Ges\u00f9 (Gv<\/em> 14,16.26).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Oggi fissiamo la nostra attenzione sul racconto di Pentecoste fornitoci da Luca nel libro degli Atti degli apostoli, anche perch\u00e9 il brano del Vangelo lo abbiamo gi\u00e0 in parte commentato nella VI domenica di Pasqua. 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