{"id":5862,"date":"2007-05-11T00:00:00","date_gmt":"2007-05-11T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5862"},"modified":"2015-06-23T13:48:42","modified_gmt":"2015-06-23T11:48:42","slug":"lo-spirito-vi-insegnera-ogni-cosa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lo-spirito-vi-insegnera-ogni-cosa\/","title":{"rendered":"Lo Spirito vi insegner\u00e0 ogni cosa"},"content":{"rendered":"

Siamo riportati nel cenacolo dove Ges\u00f9 risorto ha ripreso le conversazioni interrotte dagli avvenimenti della passione. Di nuovo insieme a parlare delle cose gi\u00e0 dette, per approfondirne il significato e la portata. Alla luce della Pasqua, quei discorsi assumono un senso nuovo, pi\u00f9 concreto e pi\u00f9 vero. Una scuola della Parola che ricorda e spiega gli insegnamenti gi\u00e0 uditi, ma non ancora assimilati. Il Vangelo di oggi tradisce questa nuova situazione post-pasquale in cui ci troviamo. Ges\u00f9 dice infatti: “Questo cose vi ho detto quando ero ancora tra voi”, prima della mia passione e morte. Ora le cose sono cambiate, Ges\u00f9 non \u00e8 pi\u00f9 fra i suoi alla stessa maniera, \u00e8 nella condizione del Risorto, a cavallo fra cielo e terra, tra la condizione umana che porta incisa nelle piaghe del suo corpo, e la condizione divina che lo rende immortale, abitatore del cielo, gi\u00e0 nella casa del Padre.<\/p>\n

Il discorso di Ges\u00f9 tocca temi di grande importanza spirituale: l’inabitazione divina nel credente, la venuta dello Spirito santo, il dono straordinario della pace. Tutto \u00e8 legato all’amore dei discepoli per Ges\u00f9. Di questo amore si parla poco nei Vangeli, che preferiscono parlare pi\u00f9 di fede in Ges\u00f9, ma i concetti non sono poi molto lontani. Credere in Ges\u00f9 significa fidarsi di lui e affidarsi a lui, e questa \u00e8 una variante del concetto di amore. Comunque qui si parla esplicitamente di amore per ben tre volte. Ogni volta viene detto che l’amore comporta l’osservanza dei comandamenti di Ges\u00f9 riassunti nel comandamento nuovo (13,34-35). La prima volta questo amore ha come conseguenza il dono dello Spirito Consolatore (14,15-17); la seconda volta, comporta la venuta di Ges\u00f9 nel cuore di chi ama e la vita divina in lui (14,18-21); la terza volta l’amore assicura la presenza delle tre Persone divine nell’amante (14,23-26).<\/p>\n

Le tre presenze finiscono per essere la stessa unica presenza della Trinit\u00e0 nell’anima dei credenti. Colui che crede in Ges\u00f9 e lo ama, diventa tempio vivo di Dio. In lui Dio prende dimora stabile, in attesa di ricambiare l’ospitalit\u00e0 nella grande casa del cielo. Il termine “dimora”‘ (in greco mon\u00e9) ricorre anche all’inizio del discorso, quando Ges\u00f9 dice: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore. Io vado a prepararvi un posto”‘ (14,2). La dimora di Dio in chi lo ama si trasformer\u00e0, alla fine della vita terrena, in una dimora stabile nella casa celeste del Padre. Il che equivale a dire: Dio abita in noi e noi abitiamo in Dio. Colui che i cieli dei cieli non possono contenere, si compiace di abitare nel cuore di chi ama; limita la sua infinita grandezza e si fa piccolo in noi come si fece bambino nel grembo di Maria.<\/p>\n

In realt\u00e0 \u00e8 lui che ci contiene e ci avvolge con il suo abbraccio di tenerezza infinita. Qui inizia il nuovo tipo di culto ‘in Spirito e Verit\u00e0’, cio\u00e8 il culto interiore di adorazione, di amore, di servizio guidato dallo Spirito, maestro interiore, e da Cristo “‘Via, Verit\u00e0 e Vita” (14,6). Non siamo mai soli. Ges\u00f9 aveva assicurato: “Non vi lascio orfani, ritorner\u00f2 da voi” (14,8). Tornato tra noi con la sua risurrezione dai morti, resta tra noi mediante lo Spirito che egli ci ha donato e che forma con lui e con il Padre una cosa sola. La venuta dello Spirito santo nella Chiesa e nei credenti \u00e8 una forma diversa del ritorno di Ges\u00f9 risorto fra i suoi. La presenza delle tre Persone divine \u00e8 inscindibile, non sono mai separabili. Dove c’\u00e8 lo Spirito, l\u00ec c’\u00e8 Dio Padre, Figlio e Spirito santo. Ges\u00f9 pu\u00f2 dire in forma equivalente: “Noi verremo a lui e prederemo dimora presso di lui” (14,23), o dire “Vi dar\u00f2 un altro Consolatore, che rimanga con voi per sempre, egli dimora presso di voi e sar\u00e0 in voi”. (14,16-17).<\/p>\n

Si parla dello Spirito santo in cinque brani disseminati nei discorsi di addio tenuti nel cenacolo prima e dopo la Pasqua. Per lo pi\u00f9 viene indicato con il nome di Paraclito, paraklet\u00f2s, che nel greco ha una molteplicit\u00e0 di significati: testimone, portavoce, consolatore, maestro, guida, protettore, avvocato difensore. Tutti questi significati sono radicati nel concetto etimologico fondamentale del verbo greco para-kal\u00e8<\/em>, che comporta un “chiamare vicino”, un essere accanto a qualcuno per assisterlo, difenderlo e guidarlo. Con il termine polivalente Par\u00e0clito, Giovanni indica dunque lo Spirito come colui che prende il posto di Ges\u00f9 nella Chiesa (“un altro Par\u00e0clito”). Inviato a nome di Ges\u00f9, dietro sua preghiera al Padre, in unit\u00e0 con lui, egli \u00e8 presenza divina nel credente divenuto suo tempio (14,16-17), \u00e8 maestro interiore incaricato di ricordare e spiegare le verit\u00e0 insegnate da Cristo (14,26), \u00e8 testimone che sostiene e corrobora la testimonianza cristiana (15,26), \u00e8 avvocato difensore dei credenti trascinati davanti ai tribunali del mondo (16,7-11), in una parola \u00e8 la guida della Chiesa verso tutta intera la verit\u00e0 (16,13-15), alla radice dunque dello sviluppo della teologia cristiana.<\/p>\n

Strettamente legato alla venuta dello Spirito \u00e8 il dono della pace, che Ges\u00f9 lascia ai suoi come regalo pasquale (Gv<\/em> 20,19.21). Per gli apostoli, che erano ebrei, il concetto di pace era moneta corrente che si scambiavano in ogni saluto. Era il bene messianico per eccellenza, atteso e desiderato come la somma di tutti i benefici e le benedizioni che Dio pu\u00f2 dare alle sue creature. Soprattutto, era la condizione spirituale della salvezza portata dal Messia, principe della pace. Frutto della sua vittoria sul male, certezza dell’amore di Dio, anticipo della gloria raggiunta dal Risorto. \u00c8 lo stato di sicurezza che pone il credente al riparo da ogni tipo di male, che lo fa sentire figlio amato del Padre, gi\u00e0 erede delle gioia eterna che Dio gli assegner\u00e0 alla fine della vita. Insomma \u00e8 la condizione di tranquillit\u00e0, di serenit\u00e0 e di gioia interiore che solo la tenerezza misericordiosa del Padre pu\u00f2 dare ai suoi figli pellegrini nel mondo. Essa nasce e germoglia nelle profondit\u00e0 del nostro cuore sotto l’azione feconda dello Spirito che Ges\u00f9 ha donato a tutti noi come frutto della sua Pasqua.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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