{"id":5707,"date":"2007-03-02T00:00:00","date_gmt":"2007-03-01T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5707"},"modified":"2021-03-26T16:52:28","modified_gmt":"2021-03-26T14:52:28","slug":"la-trappola-celata-nel-genere","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-trappola-celata-nel-genere\/","title":{"rendered":"La trappola celata nel “genere”"},"content":{"rendered":"

Gioved\u00ec prossimo, 8 marzo, sar\u00e0 un tripudio di mimose in omaggio alle donne. Tra convegni e conferenze e cene per sole donne (purtroppo non solo le cene), si consumer\u00e0 il rito della celebrazione per ricordare che l’obiettivo della parit\u00e0 tra i sessi \u00e8 ancora da raggiungere. I recenti fatti di cronaca di violenza sulle donne sono l\u00ec a ricordarlo tragicamente, accanto alle statistiche che dicono che le donne sono ancora penalizzate sul lavoro, nella societ\u00e0, nella politica e cos\u00ec via. Il quadro si fa ancor pi\u00f9 sconfortante se si guarda alle giovani che di questa festa forse colgono pi\u00f9 il lato amicale, ma in generale vi \u00e8 una certa indifferenza alle questioni delle ‘pari opportunit\u00e0’ tra uomo e donna. Eppure l’Unione europea ha proclamato il 2007 ‘Anno delle pari opportunit\u00e0’. Anche sul fronte ecclesiale l’attenzione data alla ‘questione femminile’ pare arenarsi ogni volta dinanzi alla barriera delle rivendicazioni che, a detta soprattutto dei pensatori non credenti, dovrebbero avere come obiettivo l’accesso delle donne al sacerdozio, ma non \u00e8 questo che le donne cattoliche vogliono, almeno nella maggioranza. Oggi, per\u00f2, l’introduzione nel linguaggio di un nuovo termine, ‘il genere’, ripropone la questione femminile sotto una nuova prospettiva. \u00c8 da tempo, infatti, che nelle sedi politiche a tutti i livelli (dall’Onu all’Europa al comune di 100 abitanti) non si parla pi\u00f9 di politiche per la parit\u00e0 tra uomini e donne, ma di politiche per la parit\u00e0 di genere. Eppure la parola ‘genere’ adottata in sostituzione di ‘sesso’ non \u00e8 cos\u00ec innocente come sembra. In realt\u00e0 scrivendo ‘genere’ si intende dire uomo e donna ma anche omosessuale, bisessuale, transessuale, ermafrodito e quant’altro pu\u00f2 essere immaginato, poich\u00e9 la differenza sessuale sarebbe, secondo la filosofia che l’ha generata, solo un frutto culturale e non anche un dato biologico. Scrivendo ‘genere’, ogni scelta \u00e8 sullo stesso piano e ha gli stessi diritti; anzi, di pi\u00f9, vi \u00e8 anche la tutela della libert\u00e0 di scelta con percorsi riservati per evitare ogni forma di discriminazione. \u00c8 quanto si legge nella proposta di legge regionale che la terza commissione del Consiglio comunale di Perugia ha approvato il 14 febbraio con il solo voto contrario di Vincenzo Carloni (Margherita) e l’astensione dei due consiglieri di opposizione Orsini Federici e Camicia. ‘Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dalla identit\u00e0 di genere’ \u00e8 il titolo della proposta presentata e sostenuta dalla consigliera Ds Maria Pia Serlupini, incaricata dal sindaco Locchi a seguire le Politiche delle differenze e delle pari opportunit\u00e0. Va detto subito che il testo non \u00e8 frutto del suo sacco. Si tratta di un fac-simile della legge, con lo stesso titolo, che la Regione Toscana ha gi\u00e0 approvato nel novembre 2004, e di proposte di legge presentate in Piemonte, in Emilia e in Lombardia. Tutte a firma Ds e sostenute dalle associazioni gay. Obiettivo della proposta di legge: ‘La Regione garantisce il diritto all’autodeterminazione di ogni persona in ordine al proprio orientamento sessuale e alla propria identit\u00e0 di genere’ e per fare ci\u00f2, tra le altre cose si dice che le Usl ‘assicurano adeguati interventi di informazione, consulenza e sostegno per rimuovere gli ostacoli alla presa di cosceinza della persona circa il proprio orientamento sessuale o la propria identit\u00e0 di genere’, e inoltre ‘promuovono il confronto culturale sulle tematiche familiari’. Per fare ci\u00f2 le Usl ‘possono stipulare convenzioni con le associazioni e i gruppi rappresentativi dei diversi orientamenti sessuali e identit\u00e0 di genere’. Come non pensare che i fondi sono destinati alle associazioni dei gay? Difficile immaginare, oggi, che uomini e donne che si sentono semplicemente tali possano dar vita ad associazioni per promuovere la conoscenza di ci\u00f2 che per la maggioranza della popolazione \u00e8 un dato della natura e della cultura del tutto normale! Tutta la proposta di legge, pi\u00f9 che contro le discriminazioni, pare essere a favore della incentivazione delle ‘differenze di genere’, ben oltre la differenza uomo\/donna. In questo panorama culturale, ripensare l’identit\u00e0 della donna, il suo ruolo nella societ\u00e0, pu\u00f2 e deve significare ripensare l’identit\u00e0 dell’essere umano nel suo essere donna e uomo. Non a caso 26 anni dopo la indimenticabile lettera di Giovanni Paolo II Mulieris dignitatem la Congregazione per la dottrina della fede nel 2004 ha inviato ai vescovi una Lettera sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo. Questa lettera inizia proprio dal problema dell’identit\u00e0 e del genere e propone, diversamente da quanto fa pensare il titolo, una riflessione sulla ‘attualit\u00e0 dei valori femminili’ nella Chiesa e nella societ\u00e0. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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