{"id":5672,"date":"2007-02-09T00:00:00","date_gmt":"2007-02-09T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5672"},"modified":"2015-06-24T13:05:07","modified_gmt":"2015-06-24T11:05:07","slug":"beati-voi-la-via-della-felicita-vera","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/beati-voi-la-via-della-felicita-vera\/","title":{"rendered":"Beati voi! La via della felicit\u00e0 vera"},"content":{"rendered":"
Non capita spesso sentirsi chiamare beati in un mondo di gente depressa e scontenta anche dietro la facciata di un comportamento spigliato, di un’apparente serenit\u00e0. \u00c8 pi\u00f9 facile compatire che congratularsi. Anche perch\u00e9 la gelosia avvelena spesso i rapporti anche fra gli amici pi\u00f9 intimi. Sentiamo a volte dire: “beato lui!” o “beati loro!” ma sempre con una punta di invidia o di desiderio. La beatitudine per lo pi\u00f9 \u00e8 bandita dal nostro vocabolario e la guardiamo con diffidenza, perch\u00e9 la scambiamo con l’infantilismo e l’incoscienza dei menomati psichici. Cos\u00ec il nostro panorama umano \u00e8 composto di facce pensose, preoccupate, a volte truci, quasi sempre scontente.<\/p>\n
Suona quindi strano sentire Ges\u00f9 chiamare beati proprio coloro che noi definiamo disgraziati. E siccome non era uno sprovveduto o un idealista, dobbiamo capire perch\u00e9. Luca colloca l’episodio ai piedi della montagna, da dove Ges\u00f9 \u00e8 appena disceso. Si era recato lass\u00f9 a pregare e vi aveva passato tutta la notte. Al mattino chiam\u00f2 i suoi discepoli e tra loro ne scelse dodici, che chiam\u00f2 apostoli. Discese poi dal monte in un luogo pianeggiante con questo gruppo ristretto di seguaci, che restarono a lui pi\u00f9 vicini mentre egli cominci\u00f2 ad esporre uno dei suoi discorsi pi\u00f9 importanti, quello che viene chiamato il Discorso della montagna. Gli ascoltatori sono disposti a cerchi concentrici: pi\u00f9 vicini i dodici, poi i discepoli, ai margini la folla numerosa. Sembra di essere tornati ai piedi del monte Sinai, dove Dio parla al suo popolo appena liberato per mezzo di Mos\u00e8 (Es 20,1-20). Dio rende le sue orme visibili e ripetitive per indicare la continuit\u00e0 del suo passaggio.<\/p>\n
La differenza con il discorso di Mos\u00e8 ai piedi del Sinai, dove vengono enunciati i dieci comandamenti, sta nel fatto che qui il discorso di Ges\u00f9 rassomiglia ad un canto, piuttosto che al freddo enunciato di un codice. Il suo \u00e8 un lieto messaggio, un annuncio di felicit\u00e0, non una legge. Le sue non sono proibizioni, sono proposte di felicit\u00e0, costituiscono la realizzazione piena di s\u00e9 e del proprio vivere. Perci\u00f2 le prime parole che pronuncia sono quattro beatitudini. \u00c8 un invito alla gioia. Nella lingua aramaica di Ges\u00f9 la parola “beatitudine” \u00e8 indeclinabile come un invito o un esclamazione, essa suonava: “ash\u00e8re”\u00a0<\/em>e aveva una pluralit\u00e0 di significati: “felicit\u00e0”, “coraggio!”, “in piedi!”, “in cammino!”.<\/p>\n Andr\u00e9 Chouraqui, un notissimo intellettuale ebreo, accademico di Francia, che ha tradotto in francese dai testi originali tutta la Bibbia, compreso il Nuovo Testamento, traduce la frase “beati voi poveri con ‘in marcia, voi umili”. Si tratta di un’esortazione rivolta a chi \u00e8 depresso, abbattuto, disorientato, stanco, come lo \u00e8 chi vive nella povert\u00e0 estrema, nella fame, nel dolore e nella persecuzione. Ges\u00f9 invita tutti questi poveri ad un recupero di dignit\u00e0, ad un cammino di speranza. Dio ama i suoi poveri con amore di preferenza, perche pi\u00f9 bisognosi di assistenza e di aiuto. Con la sua potenza sovrana e con il suo amore sconfinato \u00e8 accanto a loro, non li abbandoner\u00e0 mai a se stessi. La loro serenit\u00e0 e la loro gioia nasce da questa certezza di fede. Finora i poveri, i disgraziati, i sofferenti, i malati, erano considerati gente abbandonata da Dio, quindi maledetta. Ges\u00f9 capovolge questa convinzione: il Dio cristiano \u00e8 il Dio dei poveri, dei malati, degli scoraggiati, dei sofferenti.<\/p>\n Egli non pu\u00f2 rimanere indifferente davanti all’ingiustizia, alle prepotenze, all’emarginazione che subiscono; mette a disposizione loro tutto la sua potenza salvifica, prende le loro difese, si fa giudice delle ingiustizie da loro subite e assicura loro la vita eterna, quella descritta nella parabola del povero Lazzaro (16,18-21). Con Ges\u00f9 \u00e8 arrivato il tempo della loro consolazione. I poveri nella lingua di Ges\u00f9 venivano chiamati ‘anawim. Il vocabolo indicava colui che non ha nulla o ben poco per vivere, colui che non conta, che non ha aiuti e appoggi umani, che \u00e8 sfruttato, oppresso, emarginato. Egli trova la sua sicurezza solo in Dio, perci\u00f2 \u00e8 anche la persona buona, umile e pia che prega e ha fede robusta. “Povera” in tal senso si definisce Maria nel canto del Magnificat (1,48).<\/p>\n Da qui nasce la gioia e la serenit\u00e0 dei credenti che vivono nelle condizioni di cui sopra. Sono felici perche Dio \u00e8 vicino a loro e se ne prende cura amorosa. Le beatitudini sono inconcepibili senza questa profonda fede in Dio vicino, amorevole e misericordioso. Luca enuncia le beatitudini su alcune situazioni di vita per lo pi\u00f9 non scelte dai protagonisti, Matteo allarga l’orizzonte delle beatitudini anche alle scelte di vita. Per lui le beatitudini sono anche un impegno di vita liberamente adottato: riguardano lo spirito di povert\u00e0 e di distacco, l’afflizione per i mali del mondo, la mitezza nei rapporti umani, la ricerca appassionata della giustizia, l’atteggiamento di misericordia, la purezza del cuore, la costruzione della pace. Secondo il Vangelo Ges\u00f9 ha enunciato diverse beatitudini (come quella della fede e dell’ascolto); Matteo ha raccolto nel Discorso della montagna ben otto di esse, a differenza di Luca che ne ha selezionate solo quattro.<\/p>\n Il nostro evangelista ha affiancato alla beatitudini anche quattro ‘guai’ in parallelo antitetico. Non sono maledizioni; il Dio di Ges\u00f9 non maledice nessuno. Sa solo benedire. Sono ammonizioni e avvertimenti che nascono dalle preoccupazioni di chi ama e vuole la salvezza di tutti. \u00c8 come se dicesse: “State attenti, voi che siete ricchi, voi che siete sazi, voi che vivete dandovi alla pazza gioia senza prendere sul serio la vita, voi che siete alla ricerca delle gratifiche umane. Correte il rischio di escludere Dio dalla vita, di idolatrare i vostri soldi e le vostre consolazioni, di essere sazi del vostro benessere, e di rincorrere una felicit\u00e0 illusoria”. Dio non si preoccupa solo dei poveri, ma anche dei ricchi, perci\u00f2 li ammonisce a non ritenersi autosufficienti, basandosi solo sui beni che possiedono, sulla salute che godono, sulla gioia effimera del godimento che rincorrono. Forse oggi, per noi che ascoltiamo il Vangelo, tale ammonimento \u00e8 pi\u00f9 urgente della beatitudine.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Non capita spesso sentirsi chiamare beati in un mondo di gente depressa e scontenta anche dietro la facciata di un comportamento spigliato, di un’apparente serenit\u00e0. \u00c8 pi\u00f9 facile compatire che congratularsi. Anche perch\u00e9 la gelosia avvelena spesso i rapporti anche fra gli amici pi\u00f9 intimi. 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