{"id":56428,"date":"2020-03-12T15:47:02","date_gmt":"2020-03-12T13:47:02","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=56428"},"modified":"2020-03-12T15:47:02","modified_gmt":"2020-03-12T13:47:02","slug":"il-migliore-antivirus-e-il-senso-di-responsabilita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-migliore-antivirus-e-il-senso-di-responsabilita\/","title":{"rendered":"Il migliore antivirus \u00e8 il senso di responsabilit\u00e0"},"content":{"rendered":"
Stiamo affrontando una crisi collettiva, e la linea temporale su cui viaggiamo \u00e8 la stessa: ogni forma di fatalismo \u00e8 un \u2018assist\u2019 all\u2019 Marted\u00ec 10 marzo epidemia\u201d. Cos\u00ec lo scrittore Paolo Giordano scrive del virus che ha fatto diventare l\u2019Italia intera zona rossa, ammonisce a non praticare il diffuso vezzo dell\u2019I don\u2019t care<\/em>, \u201cnon me ne importa\u201d.<\/p>\n Sono i numeri che riguardano il contagio a non consentirlo: c\u2019\u00e8 chi ha calcolato che, con una proiezione di raddoppio ogni quattro giorni, in due settimane i malati saranno 50 mila, e 400 mila a fine marzo. Se permane l\u2019attuale tasso di mortalit\u00e0, il 5 per cento, i decessi potrebbero essere 18 mila in Italia.<\/p>\n \u201cNon si sa quando sar\u00e0 raggiunto il picco\u201d ha ripetuto in pi\u00f9 occasioni Silvio Brusaferro, capo dell\u2019Istituto superiore di sanit\u00e0. Il mondo scientifico, dopo una fase iniziale punteggiata di troppe asserzioni contraddittorie, su un punto \u00e8 unanime: il coronavirus \u2018cammina\u2019 sulle gambe delle persone.<\/p>\n E dunque, tutta Italia in quarantena. Anche con l\u2019intento di imporre dall\u2019alto quel senso di responsabilit\u00e0, verso se stessi e verso gli altri, che in molti, in troppi, hanno dimostrato di non possedere in queste giornate invece cruciali per provare a rallentare il contagio. Ma chi non dimostra questo senso di condivisione rischia che si inneschi, anche a causa dei suoi comportamenti superficiali, uno scenario di guerra: con gli ospedali intasati di contagiati e impossibilitati a fornire a tutti i pazienti il massimo e il meglio delle cure che meritano. \u201c\u00c8 gi\u00e0 come in guerra. Si cerca di salvare la pelle solo a chi ce la pu\u00f2 fare\u201d ha ammesso il dottor Christian Salaroli, che lavora nella Rianimazione dell\u2019ospedale di Bergamo.<\/p>\n Serve dunque un di pi\u00f9 – rispetto al recente passato – di solidariet\u00e0 e, come reclama Andrea Riccardi, di autodisciplina. Servir\u00e0 – ha ribadito il sindaco di Milano, Beppe Sala – \u201ctanto e tanto buon senso di chi governa e dei singoli cittadini\u201d. Occorre attuare \u201cazioni di buon vicinato\u201d, dando sfogo alle \u201ccapacit\u00e0 del bene\u201d, ha suggerito l\u2019arcivescovo del capoluogo lombardo, Mario Delpini. Non \u00e8 agevole rinunciare a uno stile di vita da un giorno all\u2019altro: specialmente se non c\u2019\u00e8 un colpevole da odiare ma un\u2019emergenza comune da affrontare. \u201cStiamo scambiando quote di libert\u00e0 con quote di responsabilit\u00e0\u201d dice il giornalista Ezio Mauro, e questo – soprattutto in un sistema mondiale globalizzato – rischia di diventare sempre pi\u00f9 frequente.<\/p>\n Perch\u00e9 i popoli si sono avvicinati, ma le disuguaglianze sono cresciute a dismisura: non in ogni Paese del mondo vigono le stesse regole di trasparenza, n\u00e9 le stesse precauzioni di controllo sanitario. Cos\u00ec si globalizzano e si contaminano le culture, ma – in base allo stesso meccanismo – si estende il contagio tra le persone.<\/p>\n Quello che ci viene richiesto nella fase attuale (nessuno sa quanto lunga) \u00e8 di uscire dalla gabbia di presunzione autoreferenziale in cui la societ\u00e0 dei social media sembra aver fatto sprofondare la maggioranza delle persone. Dobbiamo giocoforza \u201caccettare di essere parte\u201d, come ci ricorda nel suo ultimo libro, Odiare l\u2019odio<\/em>, Walter Veltroni.<\/p>\n Non esiste occasione migliore di questa per \u201csentirci parte\u201d. Anche perch\u00e9 altre strade non ce ne sono.<\/p>\n Daris Giancarlini<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Stiamo affrontando una crisi collettiva, e la linea temporale su cui viaggiamo \u00e8 la stessa: ogni forma di fatalismo \u00e8 un \u2018assist\u2019 all\u2019 Marted\u00ec 10 marzo epidemia\u201d. 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Serve pi\u00f9 solidariet\u00e0<\/h3>\n
\nIn una parola, dopo un lungo periodo in cui ognuno di noi si \u00e8 potuto concentrare sui propri diritti, \u00e8 ora chiamato a procedere dando la precedenza ai propri doveri. Adattandosi alle regole, e alle inevitabili ristrettezze, che i nostri nonni e genitori hanno sperimentato in tempo di guerra.
\nNon \u00e8 semplice, se anche Papa Francesco, nell\u2019Angelus di domenica 8 marzo pronunciato dalla Biblioteca vaticana, si \u00e8 definito \u201cingabbiato\u201d.<\/p>\n