{"id":56098,"date":"2020-01-23T16:29:08","date_gmt":"2020-01-23T14:29:08","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=56098"},"modified":"2020-01-28T16:32:32","modified_gmt":"2020-01-28T14:32:32","slug":"sacro-linguaggio-silenzio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/sacro-linguaggio-silenzio\/","title":{"rendered":"Il sacro linguaggio del silenzio"},"content":{"rendered":"
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Durante la messa ci sono alcuni momenti di silenzio, spesso per\u00f2 disturbati. Allora, non sarebbe meglio eliminare questi \u2018vuoti\u2019?<\/strong><\/em><\/p>\n

Il celebrare cristiano da sempre ha a che fare con il \u201ccorpo\u201d.\u00a0<\/span>In primis perch\u00e9 \u00e8 la Chiesa tutta che celebra, il Capo e le sue membra (<\/span>1Cor<\/em> 12), come fossero in un unico corpo armonico, infatti \u201cle azioni liturgiche non sono azioni private ma celebrazioni della Chiesa\u201d (<\/span>Sacrosanctum Concilium<\/em>, n. 26).<\/span><\/p>\n

Secondo, ma non per priorit\u00e0, perch\u00e9 le azioni liturgiche vengono effettuate con il corpo. Se ci pensiamo bene, ogni celebrazione coinvolge il nostro corpo, si esprime attraverso di esso, recepisce attraverso i sensi.<\/span><\/p>\n

Proprio su questa seconda dimensione vorrei soffermarmi, cercando di comprendere come ogni cosa che compiamo, ogni atteggiamento che assumiamo durante una celebrazione ha senso, facendo s\u00ec che non siano casuali.<\/span><\/p>\n

Uno dei linguaggi rituali tipici della liturgia – cio\u00e8 un atteggiamento che assume la comunit\u00e0 celebrante – \u00e8 quello del silenzio. S\u00ec, anche il silenzio \u00e8 un linguaggio rituale; e ne parliamo per primo perch\u00e9 \u00e8 quello con cui tutti, presbiteri e fedeli, abbiamo pi\u00f9 difficolt\u00e0.<\/span><\/p>\n

Siamo bombardati quotidianamente da parole e suoni, immersi nella \u201ccomunicazione\u201d… Eppure la liturgia \u00e8 una scuola dove si impara, o almeno si dovrebbe, che il silenzio stesso \u00e8 co<\/span>municativo. Se pensiamo al silenzio come mera assenza di parole, non riusciremo a coglierne la portata. Non possiamo intenderlo solo cos\u00ec.<\/span><\/p>\n

La tradizione biblica viene in nostro soccorso. Basti ricordare il dialogo tra Dio ed Elia riportato nel\u00a0<\/span>Primo libro dei Re<\/span><\/em> (cap. 19): Elia percepisce di essere alla presenza di Dio non nel vento impetuoso, o nel terremoto, o nel fuoco, ma nel \u201csussurro di una brezza leggera\u201d (v. 12, letteralmente \u201cla voce del silenzio\u201d). Questo significa che ci\u00f2 che consideriamo semplicemente un momento in cui si tace, \u00e8 in realt\u00e0 il momento in cui si parla, e ancor pi\u00f9 si ascolta.<\/span><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Il silenzio orante \u00e8 lo spazio – sebbene non l\u2019unico – nel quale il Signore si pone in dialogo con noi. Per questo la liturgia \u00e8 pervasa da momenti di silenzio, a iniziare dal silenzio che ci si impone, quasi in maniera naturale – o cos\u00ec dovrebbe – quando si entra in chiesa. <\/span><\/p>\n

Ci si raccoglie, dopo esserci lasciati alle spalle il frastuono del mondo, per dare inizio al dialogo con Dio. L\u2019 Ordinamento<\/span> generale del Messale romano<\/em>, al n. 45, indica gli altri momenti in cui nella celebrazione eucaristica \u201csi deve osservare, a suo tempo, il sacro silenzio, come parte della celebrazione\u201d. <\/span><\/p>\n

E sottolinea come la \u201cnatura del silenzio\u201d dipenda \u201cdal momento in cui ha luogo nelle singole celebrazioni. Cos\u00ec, durante l\u2019atto penitenziale e dopo l\u2019invito alla preghiera, il silenzio aiuta il raccoglimento; dopo la lettura o l\u2019omelia, \u00e8 un richiamo a meditare brevemente ci\u00f2 che si \u00e8 ascoltato; dopo la Comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di supplica\u201d.<\/span><\/p>\n

Stare in silenzio nella liturgia, in fin dei conti, significa – paradossalmente – parlare e ascoltare.<\/span><\/p>\n

Don Francesco Verzini<\/strong><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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