{"id":55752,"date":"2019-11-28T17:10:38","date_gmt":"2019-11-28T15:10:38","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=55752"},"modified":"2019-12-06T12:33:59","modified_gmt":"2019-12-06T10:33:59","slug":"nembrini2019","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/nembrini2019\/","title":{"rendered":"Il prof. Nembrini a Perugia. Pinocchio, modello del metodo educativo"},"content":{"rendered":"

Sabato 23 novembre, nell’Auditorium della Figc di Perugia, si \u00e8 svolto un affollatissimo incontro con Franco Nembrini<\/strong><\/a>, insegnante, educatore, autore di seguitissime trasmissioni televisive dedicate alla Divina Commedia di Dante, dal 2018 membro del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Tema:\u00a0 <\/span>\u201cLa storia di Pinocchio, modello e paradigma del metodo educativo\u201d.\u00a0 <\/span><\/p>\n

L\u2019iniziativa \u00e8 stata introdotta dal saluto di don Calogero Di Leo<\/a>, direttore dell\u2019Ufficio Catechistico della Diocesi, che l\u2019ha promossa insieme\u00a0 <\/span>agli Uffici di Pastorale Familiare e per l\u2019Educazione e la Scuola e in collaborazione con il Centro Culturale Maest\u00e0 delle Volte.<\/p>\n

La passione per la letteratura e come trasmetterla<\/h2>\n

Nembrini\u00a0<\/span>ha raccontato l\u2019origine della sua passione per la letteratura. A undici anni d\u2019estate and\u00f2 a lavorare lontano da casa: una notte, mentre trasportava\u00a0<\/span>le cassette di merci\u00a0<\/span>gi\u00f9 per le scale del magazzino e piangeva desolato, gli tornarono in mente i versi che Dante mette in bocca a Cacciaguida come profezia dell\u2019esilio: “Tu proverai s\u00ec come sa di sale lo pane altrui, e come \u00e8 duro calle lo scendere e \u2018l salir per l\u2019altrui scale” (Paradiso 17, 59-60).<\/p>\n

\u201cFui folgorato e piansi di commozione. Tante volte avevo provato\u00a0 <\/span>a raccontare a casa il disagio e la fatica, senza trovare mai le parole. Ed ecco che Dante parlava di me! Ho scoperto allora che cos\u2019\u00e8 l\u2019interesse (\u2018essere dentro\u2019): Dante parla a me. Quel giorno \u00e8 cominciato un dialogo con la letteratura che non si \u00e8 pi\u00f9 fermato.\u201d \u00a0<\/span><\/p>\n

Da insegnante, inviter\u00e0 da subito i suoi studenti\u00a0<\/span>a questa avventura, leggendo loro ci\u00f2 che Machiavelli racconta per lettera a Francesco Vettori: dopo una giornata passata in mezzo a cose e compagnie che lo hanno solo svilito, la sera torna a casa, si toglie le vesti piene di fango e, indossati\u00a0 <\/span>\u201cpanni reali e curiali\u201d (con il cuore in mano, consapevole della grandezza del proprio desiderio),\u00a0<\/span>rivolge le sue domande ai grandi (\u201centro\u00a0<\/span>nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente,\u00a0mi pasco di quel cibo che solum \u00e8 mio e ch\u2019io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanit\u00e0 mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povert\u00e0, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro\u201d).<\/p>\n

L\u2019insegnante \u00e8 colui che aiuta gli alunni a chiarire le loro domande e li accompagna\u00a0 <\/span>a interloquire con i grandi, come lui stesso ha fatto per s\u00e9.\u00a0<\/span><\/p>\n

L’educazione<\/h2>\n

L\u2019educazione non \u00e8 un travaso di cose dalla testa dell\u2019adulto nella testa vuota di un ragazzo.\u00a0 <\/span>E\u2019 invece un dinamismo assicurato dalla natura stessa. Non bisogna \u201cpreoccuparsi\u00a0 <\/span>di educare.\u201d La scienza dice che un bambino, se ha vissuto per nove mesi\u00a0<\/span>nella pancia di una donna contenta,\u00a0<\/span>verr\u00e0 al mondo con un sentimento della vita bello e grande; se invece la madre \u00e8 sempre arrabbiata o addirittura ostile, far\u00e0 pi\u00f9 fatica.<\/p>\n

Compito di adulto dunque \u00e8 vivere alla grande, perch\u00e9 i figli si auto-educano: alla nascita Dio garantisce a ciascuno l\u2019anima, o (per dirla con Dante) il desiderio, quella tensione inevitabile e indistruttibile al bene, alla felicit\u00e0, al compimento di s\u00e9, che alzando gli occhi e guardando il cielo ci fa domandare: cos\u2019\u00e8 questa nostalgia davanti alle stelle, al tramonto, alla donna?\u00a0 <\/span>chi ha fatto tutto questo per me? Dio fa cos\u00ec ogni mattina e il cuore di ogni uomo \u00e8 capace di riconoscerlo. L\u2019educazione pu\u00f2 solo ripartire da qui.<\/p>\n

L\u2019educazione \u00e8 una comunicazione di s\u00e9 che avviene vivendo. Educhiamo anche se non vogliamo:\u00a0<\/span>per il fatto stesso che un adulto vive,\u00a0<\/span>trasmette anche un certo sentimento della vita. I figli ci guardano: ma cosa vedono? Cosa fanno davvero, quando mandano tutto e tutti a quel paese? Non sono cattivi, ma ci stanno disperatamente chiedendo: pap\u00e0, dammi una ragione per cui io possa seguirti! La risposta pi\u00f9 bella e vera di un genitore si trova nel Deuteronomio<\/em> (6, 20-24).\u00a0 <\/span><\/p>\n

I<\/span>o e la mamma seguiamo queste norme per essere felici come appunto siamo oggi. Ai figli non interessa che i genitori siano bravi o perfetti, ma che siano veri, lanciati in corsa, entusiasti perch\u00e9 c\u2019\u00e8 tanto bene da guardare, tanto bene da fare, tanto da perdonare. Si chiama testimonianza, o contagio, o incarnazione. Della felicit\u00e0 non si pu\u00f2 parlare:\u00a0<\/span>o sei felice tu, o non serve. I figli hanno bisogno di incontrare qualcuno che stia davanti alla vita cos\u00ec.<\/p>\n

Pinocchio<\/h2>\n

Venendo a Pinocchio, Nembrini\u00a0 <\/span>ricorda che la sua lettura \u00e8 nata da uno sviluppo dell\u2019intuizione del libro di Giacomo Biffi Contro maestro Ciliegia. Commento teologico a \u2018Le avventura di Pinocchio\u2019<\/em> (1977). Collodi, ateo dichiarato, prov\u00f2 a scrivere un libro per bambini. Dovendo trovare una lingua adatta, ripesc\u00f2 quella di sua madre che, religiosissima, gli parlava con un linguaggio cristiano.<\/p>\n

Cos\u00ec, senza saperlo, senza mai usare parole religiose, ha dipinto la vicenda umana secondo la dottrina della Chiesa. Una storia che comincia con un padre che da un nulla tira fuori un figlio, il quale subito si ribella, se ne va da casa e muore, ma alla fine per l\u2019intervento di una donna compie il suo destino e diventa vero figlio di suo padre: \u00e8 la storia della salvezza.<\/p>\n

Qualche esempio. L\u2019inizio della storia corregge il classico incipit delle favole: \u201cC\u2019era una volta\u2026 Un re?\u2026 No, un pezzo di legno\u201d. Collodi sembra dire: ontologicamente all\u2019inizio c\u2019\u00e8 Dio, ma cosa accade esistenzialmente? Nascendo, l\u2019uomo non ha il problema di Dio: apre gli occhi ed \u00e8 proteso alla saziet\u00e0, al compimento, alla felicit\u00e0. All\u2019inizio si tratta del seno della madre, del latte, poi dei biscotti\u2026\u00a0 <\/span><\/p>\n

Via via tende sempre a un nuovo oggetto, lo afferra e in quell\u2019afferrarlo si accorge che il desiderio \u00e8 pi\u00f9 grande,\u00a0 <\/span>e procede\u00a0 <\/span>di oggetto in oggetto, fino a capire che l\u2019unico oggetto adeguato al desiderio del cuore \u00e8 l\u2019infinito, l\u2019eterno, e allora si avventura alla ricerca di Dio.<\/p>\n

Tutto si decide nel modo in cui stiamo di fronte alla vita. Collodi, prima di introdurre Geppetto, inventa un personaggio che \u00e8 sconfitto dal suo rapporto con la realt\u00e0: Maestro Ciliegia.\u00a0 <\/span>Vuole dirci che ci sono due possibili partenze: o con Maestro Ciliegia (che non accetta che quel pezzo di legno non sia niente di pi\u00f9, e allora la paura vince: il razionalismo moderno), oppure con Geppetto il falegname, che guarda le cose con meraviglia\u00a0 <\/span>(\u201cvoglio un pezzo di legno per farne un burattino meraviglioso!\u201d).<\/p>\n

E\u2019 quanto dice Dio dell\u2019uomo che trae dalla materia. Ma il burattino non \u00e8 ancora finito che gi\u00e0 manca di rispetto a Geppetto: \u201cBirba di un figliuolo! Ma oramai \u00e8 tardi, dovevo pensarci prima.\u201d Dio fa l\u2019uomo, che subito lo tradisce: poteva benissimo rifarlo da capo, invece lo ama (\u201cti amer\u00f2 di un amore eterno\u201d).<\/p>\n

E\u2019 la fedelt\u00e0 di Dio, che piange (come Geppetto) avendo gi\u00e0 nella coda dell\u2019occhio il Calvario, poich\u00e9 questa fedelt\u00e0 gli coster\u00e0 il Figlio. Potessimo avere questa coscienza al mattino, davanti a un figlio: \u00e8 troppo grande quello che ho davanti, non si pu\u00f2 tornare indietro. Una fedelt\u00e0 che sa della croce: sentire i figli degni di sacrificio. Ma oggi i figli non li ama nessuno, non li perdona nessuno: c\u2019\u00e8 l\u2019orfanezza di cui parla papa Francesco.<\/p>\n

Pinocchio riesce a liberarsi del padre (\u201ccome sarei pi\u00f9 libero senza quei rompiscatole\u00a0 <\/span>di pap\u00e0 e mamma!\u201d).\u00a0 <\/span>Si chiude a casa e dice \u201cFinalmente libero!\u201d E\u2019 il grido della filosofia moderna: siamo finalmente usciti dallo stato di minorit\u00e0, non dipendiamo pi\u00f9 da nessuno. Pinocchio, che pensa di esser pi\u00f9 libero perch\u00e9 ha eliminato ogni appartenenza, si ritrova con la natura che diventa cattiva e con una fame tremenda. Non trova nulla da mangiare. Ha gran paura dei tuoni, ma la fame \u00e8 pi\u00f9 grande, e le tenta tutte (non si educa con la paura – perch\u00e9 ai figli non importa nemmeno di morire – ma con una proposta, perch\u00e9 c\u2019\u00e8 qualcosa di pi\u00f9 grande e bello da vedere).<\/p>\n

Pinocchio esce di casa, ed ecco la descrizione del mondo adulto come lo sentono i giovani. Va in paese, cio\u00e8 nella comunit\u00e0, nel mondo degli adulti. Trova tutto buio, deserto:\u00a0 <\/span>chiuse le\u00a0 <\/span>botteghe (i luoghi che dovrebbero dargli da mangiare, la scuola, la famiglia, forse la chiesa), chiuse le porte delle case. \u201cPareva il paese dei morti.\u201d<\/p>\n

Allora torna a casa. Nemica la realt\u00e0, nemici\u00a0 <\/span>gli altri; alla fine, nemico di se stesso, mette i piedi sul focolare pieno di brace e si addormenta. I nostri ragazzi bruciano e intanto dormono, pensano in sogno di fare chiss\u00e0 ch\u00e9 ma nella realt\u00e0 si consumano per niente.\u00a0 <\/span>Chi li sveglier\u00e0?\u00a0 <\/span>\u201cSul far del giorno (all\u2019alba del terzo giorno) si svegli\u00f2 perch\u00e9 qualcuno aveva bussato alla porta.\u201d E\u2019 Geppetto, un adulto che lo va a cercare.<\/p>\n

Pinocchio lo riconosce, vorrebbe volare in braccio a suo padre, ma non pu\u00f2 perch\u00e9 ha i piedi bruciati. Ecco la situazione di stallo educativo. Apri la porta! Ma la porta non si apre. A chi tocca la prima mossa? A Pinocchio senza piedi? No, all\u2019adulto. Geppetto si arrampica e entra dalla finestra. L\u2019adulto \u00e8 colui che per ognuno dei figli, o degli alunni, si inventa la strada per raggiungerlo, la finestra per arrivare a lui, e non molla finch\u00e9 non la trova.\u00a0<\/span><\/p>\n

Pinocchio alla fine \u00e8 diventato un asino. Nel circo si rompe una zampa e capisce che morir\u00e0 (hai davanti\u00a0 <\/span>tuo figlio che \u00e8 diventato una bestia). Al circo tutti applaudiscono (il contesto non aiuta i ragazzi: pi\u00f9 ne combinano, pi\u00f9 gli si dice che sono bravi). Pinocchio alza ancora una volta il capo e guarda in alto, vede la fatina con il suo ritratto al collo, si mette a chiamarla ma dalla bocca esce solo un raglio.<\/p>\n

Il figlio ti raglia contro, ma l\u2019educatore non si ferma al raglio: sa, crede,\u00a0 <\/span>scommette sul fatto che con quel raglio il figlio stia gridando \u2018fatina mia!\u2019. Si chiama misericordia. L\u2019educatore d\u00e0 la vita per l\u2019altro prima ancora che l\u2019altro cambi. Il perdono non \u00e8 la gentile concessione dell\u2019adulto, perch\u00e9 a perdonare \u201csettanta volte sette\u201d non ce la fa nessuno, nemmeno la mamma pi\u00f9 amorevole: \u00e8 un perdono che precede, \u00e8 amore. \u201cPadre, perdona loro che non sanno quello che fanno, ma io so che il loro cuore cerca te.\u201d San Giovanni Bosco andava in giro per le strade con le tasche piene di caramelle, incontrava i ragazzi – corrotti, mafiosi, lussuriosi \u2013 e trapassava il loro raglio (\u201cqualcuno mi voglia bene, qualcuno mi perdoni\u201d).<\/p>\n

Il finale<\/h2>\n

Geppetto \u00e8 il pap\u00e0. Il pescecane \u00e8 il male, che prende e imprigiona. Pinocchio in fondo al pesce vede il pap\u00e0. Si rovesciano i ruoli: si diventa figli dei propri figli (Vergine madre, figlia del tuo figlio). Pinocchio vuole fuggire (si pu\u00f2 far della vita una cosa grande). E invece Geppetto: \u201cIllusioni,\u00a0 <\/span>ragazzo mio\u2026(pensa a studiare\u2026) Ti pare possibile che un burattino come te\u2026 (hai solo 15 anni e vuoi insegnarmi qualcosa?)\u201d.<\/p>\n

Ma Pinocchio gli risponde: Proviamo e vedrai , vieni dietro a me e non aver paura. Pinocchio fa luce a suo padre, finch\u00e9 arrivano alla bocca del pescecane. Affacciandosi e guardando in alto, Pinocchio scorge un cielo stellato e una splendida luna (Uscimmo fuori a riveder le stelle). Preso in braccio il padre,\u00a0<\/span>va verso il mare, l\u2019infinito per cui entrambi sono fatti.\u00a0<\/span><\/p>\n

Un augurio ha concluso l\u2019incontro: che i nostro figli, perdonati\u00a0<\/span>a sufficienza, divengano nostri maestri, degni del nostro sacrificio. Che diventino cos\u00ec grandi da poterli seguire.<\/p>\n

Alessandra Di Pilla<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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