{"id":55693,"date":"2019-11-08T13:56:33","date_gmt":"2019-11-08T11:56:33","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=55693"},"modified":"2019-12-06T10:58:33","modified_gmt":"2019-12-06T08:58:33","slug":"piazze-mondo-protesta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/piazze-mondo-protesta\/","title":{"rendered":"Piazze in ebollizione, il mondo protesta"},"content":{"rendered":"
di Jean-Dominique Durand*<\/strong><\/span><\/p>\n La Francia dei \u201cgilets jaunes\u201d. Poi Algeria, Cile, Hong Kong, Libano, Bolivia, Catalogna, Romania, Regno Unito… Le strade nel mondo urlano contro i governi, contro i poteri politici, i popoli entrano in ebollizione. Il mondo globale non \u00e8 soltanto il mondo degli scambi mercantili, della finanza o del turismo. La contestazione diventa globale.<\/span><\/p>\n Non c\u2019\u00e8 un\u2019unica regia, i temi per i quali ci si solleva sono differenti. Non esiste un \u201ccapo\u201d che organizza tutto. Ognuno ha la sua propria storia e vicenda locale; poi una scintilla fa divampare l\u2019incendio. Ma si possono rintracciare almeno quattro elementi di contatto.<\/span><\/p>\n Il primo, forse pi\u00f9 evidente, \u00e8 il ruolo delle reti sociali, cio\u00e8 di internet, come arma di mobilitazione di massa. I manifestanti non hanno bisogno n\u00e9 di un capo riconosciuto da tutti, n\u00e9 di un\u2019organizzazione strutturata. Basta lanciare anche anonimamente una protesta, un appello per scendere in strada e proporre un luogo centrale, in genere ben conosciuto da tutti, nella capitale. Poi il fuoco si sparge, esce dalla citt\u00e0 principale, si diffonde in tutto il Paese, a volte nei pi\u00f9 piccoli villaggi o citt\u00e0 di provincia.<\/span><\/p>\n Un secondo punto comune \u00e8 l\u2019espressione di preoccupazioni sociali, il timore che la globalizzazione e le nuove tecnologie creino societ\u00e0 a doppia velocit\u00e0, che si lascino per strada i pi\u00f9 poveri, le persone fragili come anziani, disabili o semplicemente abitanti di periferie, e – novit\u00e0 – le classi medie. Sembra avvertirsi l\u2019aumento delle disuguaglianze di fronte a un liberalismo mondiale senza viso n\u00e9 anima.<\/span><\/p>\n Un terzo elemento comune \u00e8 la sfiducia nei confrontidella classe dirigente, dei poteri politici, in realt\u00e0 di ogni potere: i dirigenti d\u2019impresa, i politici (che siano sindaci, ministri o parlamentari), i giornalisti, gli intellettuali, i sindacalisti. Le rivolte sono dirette contro tutte le \u00e9lite. \u00c8 la contestazione del cosidetto \u201csistema\u201d, parola che identifica un nemico, senza definizione puntuale. Si tratta di cacciare i dirigenti, senza fare distinzioni,\u00a0<\/span>senza sapere chi potrebbe sostituirli n\u00e9 preparare una nuova, competente classe dirigente.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n Un quarto punto riguarda il fatto che le manifestazioni succedono ad altre manifestazioni anche quando il governo ha ceduto di fronte alle rivendicazioni, anche quando si cerca di correggere la rotta. I governi possono abbandonare i progetti contestati, fino a dare le proprie dimissioni, ma talvolta le proteste proseguono per settimane, ogni giorno, come un movimento perpetuo capace di durare all\u2019infinito, persino nel momento in cui le ragioni iniziali del malcontento sono venute meno. In vari casi si verifica che i manifestanti non propongano nulla di concreto, non avanzino richieste alternative. E anche quando si invocano nuove elezioni, i candidati potenziali sono rapidamente marginalizzati.<\/span><\/p>\n Queste contemporanee rivolte in tanti Paesi rivelano un mondo sempre pi\u00f9 fratturato e complesso. Dopo la caduta dei regimi comunisti in Europa, la democrazia rappresentativa sembrava assicurare un avvenire democratico in tutto il mondo, con un mercato equilibrato. Ma la storia, come diceva il filosofo Jacques Maritain, \u00e8 sempre ambivalente e sorprendente.<\/span><\/p>\n Il liberalismo \u00e8 diventato finanziario e globale, la democrazia \u00e8 sempre pi\u00f9 populista, il nazionalismo si diffonde, le classi dirigenti sono contestate anche grazie alle reti sociali e al diffondersi di fake news. Per\u00f2, paradossalmente, i manifestanti chiedono ovunque pi\u00f9 democrazia, pi\u00f9 rispetto e dignit\u00e0, pi\u00f9 giustizia sociale, pi\u00f9 onest\u00e0 nella gestione degli affari pubblici.<\/span><\/p>\n In fin dei conti, se questo mondo globale appare minacciato dalle fratture che lo attraversano, resta la speranza che diventi migliore.<\/span><\/p>\n *<\/span>Professore di Storia contemporanea a Lione<\/em><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" di Jean-Dominique Durand* La Francia dei \u201cgilets jaunes\u201d. 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