{"id":55671,"date":"2019-10-31T12:48:51","date_gmt":"2019-10-31T10:48:51","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=55671"},"modified":"2021-11-11T16:01:41","modified_gmt":"2021-11-11T14:01:41","slug":"voto-umbro-nazionale","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/voto-umbro-nazionale\/","title":{"rendered":"Il voto umbro \u00e8 nazionale"},"content":{"rendered":"

Ma \u00e8 vero o no che l\u2019esito delle elezioni in Umbria \u00e8 anche un<\/span> segnale importante per il futuro della politica nazionale?<\/span><\/p>\n

S\u00ec, lo \u00e8. Innanzi tutto, ha confermato (ammesso che ce ne fosse bisogno) che l\u2019elettorato dei cinquestelle non gradisce l\u2019apparentamento con il Partito democratico \u2013 salvo che per l\u2019alleanza di governo, digerita per\u00f2 solo perch\u00e9 l\u2019alternativa sarebbero le elezioni politiche anticipate. <\/span><\/p>\n

O, andando pi\u00f9 a fondo, ha mostrato che il Movimento 5 stelle \u00e8 in crisi di identit\u00e0 fin dal momento in cui da partito anti-sistema \u00e8 diventato partito di governo con la nascita del primo esecutivo Conte (primavera 2018). Finch\u00e9 sei antisistema, non hai problemi ad appoggiare simultaneamente quelli che vogliono la botte piena (meno tasse) e quelli che vogliono la moglie ubriaca (pi\u00f9 gente in pensione e pi\u00f9 a lungo).<\/span><\/p>\n

Quando per\u00f2 sei al governo, ti accorgi che non puoi dare le due cose insieme, e magari nessuna delle due.\u00a0<\/span>Appena si rende conto di questo, chi li aveva votati una volta se va, perch\u00e9 il M5s non ha storia e non ha radici. Storia e radici, invece, ha – o avrebbe – il Pd. E questo spiega perch\u00e9 il 27 ottobre, nonostante tutto, abbia preso ancora un po\u2019 di voti. Ma nessuno si deve illudere.<\/p>\n

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Anche il Pd \u00e8 in crisi di identit\u00e0, ed \u00e8 una crisi ancora pi\u00f9 profonda di quella dei grillini; risale molto indietro. Anche questo dimostra che il voto umbro \u00e8 un segnale a livello nazionale. Proviamo a spiegarlo in breve.<\/span><\/p>\n

C\u2019era una volta il Pci, che aveva un\u2019organizzazione granitica, un radicamento popolare, un\u2019ideologia (quella marxista) e collegamenti internazionali (il mondo sovietico). Tutto questo faceva la sua forza, anche se, nello stesso tempo, forniva ottime giustificazioni a chi lo voleva mantenere lontano dal governo votando per i suoi avversari a costo di doversi \u201cturare il naso\u201d, come diceva Montanelli. <\/span><\/p>\n

Intanto per\u00f2 il vecchio Pci, per una scelta precisa di Togliatti, svolgeva<\/span> sottobanco in Italia un ruolo che altrove svolgevano i partiti laburisti, cristiano-sociali e socialdemocratici: ossia il ruolo di una sinistra progressista e socialmente avanzata, ma democratica e non rivoluzionaria. <\/span><\/p>\n

Ai militanti lasciava credere che questa fosse una commedia, in attesa della rivoluzione che un bel giorno sarebbe comunque arrivata. Di fatto, per\u00f2, questo progressismo non rivoluzionario si combinava silenziosamente con quello analogo della parte pi\u00f9 progressista della Dc, e cos\u00ec pian<\/span> piano l\u2019Italia realizzava lo \u201cStato sociale\u201d che abbiamo tuttora.<\/span><\/p>\n

\u00c8 poi accaduto che tutto il bagaglio ideologico del vecchio Pci \u00e8 scomparso drammaticamente quando nei Paesi del \u201csocialismo reale\u201d i regimi comunisti sono crollati da un giorno all\u2019altro, e con loro le speranze – sempre pi\u00f9 mitologiche – nella futura rivoluzione. Il nome stesso di \u201cpartito comunista\u201d\u00a0<\/span>era ormai solo un peso morto. Cos\u00ec il Pci si \u00e8 riciclato in un partito nuovo, conservando per\u00f2 la fedelt\u00e0 dei vecchi militanti e le strutture organizzative; e quindi una certa forza elettorale, finch\u00e9 durava.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Anzi, poi questo nuovo partito \u00e8 sembrato diventare ancora pi\u00f9 forte fondendosi con una quota non trascurabile di quella che era stata l\u2019ala progressista della vecchia Dc, scomparsa anch\u2019essa.<\/span><\/p>\n

Restava al Pd quel ruolo di partito progressista e democratico che di fatto avevano gi\u00e0 svolto i partiti suoi progenitori. Tutto bene, quindi? No. Perch\u00e9 in Italia lo \u201cStato sociale\u201d, lo Stato del welfare era stato effettivamente costruito mantenendo l\u2019economia di mercato nei suoi aspetti migliori e neutralizzandone gli effetti perversi. <\/span><\/p>\n

Non dimentichiamo che oggi in Italia una buona met\u00e0 della spesa pubblica \u00e8 rappresentata dalle pensioni e dalla sanit\u00e0, senza contare gli altri servizi: una colossale ridistribuzione di risorse fra le classi sociali. I partiti della sinistra progressista, in Italia come nel resto dell\u2019Europa occidentale, hanno raggiunto \u2013 bene o male \u2013 il loro obiettivo, e a questo risultato nessuno vuole rinunciare (neppure le destre).<\/span><\/p>\n

Ma se questo \u00e8 vero, questi partiti progressisti hanno esaurito la loro funzione storica. Sul terreno rimangono ancora tantissimi problemi, nessuno pu\u00f2 negarlo, ma le vecchie ricette non servono pi\u00f9. Vedi la crisi dei socialisti francesi, tedeschi e spagnoli, e dei laburisti inglesi.<\/span><\/p>\n

Il declino del Pd in Umbria non dipende dunque (solo) da Catiuscia Marini e soci; e non \u00e8 un fatto solo umbro, e neppure solo italiano. Bisogna ripensare un\u2019intera politica; e va ripensata collegialmente a livello europeo, anzi mondiale. Nel frattempo, buona fortuna a Donatella Tesei e a Giuseppe Conte. E a tutti noi.<\/span><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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