{"id":55177,"date":"2019-09-05T12:41:21","date_gmt":"2019-09-05T10:41:21","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=55177"},"modified":"2019-09-05T12:41:21","modified_gmt":"2019-09-05T10:41:21","slug":"rivolte-carcere-capanne-cause-volontari","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/rivolte-carcere-capanne-cause-volontari\/","title":{"rendered":"Rivolte al carcere di Capanne. Le cause secondo chi vi svolge volontariato"},"content":{"rendered":"
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Nell\u2019aprile scorso il Garante dei detenuti Stefano Anastasia, in una relazione alla Terza commissione consiliare della Regione Umbria, aveva gi\u00e0 evidenziato le principali criticit\u00e0 delle carceri umbre: la crescita della popolazione penitenziaria abbinata alla scarsit\u00e0 delle risorse pubbliche disponibili; condizioni di vita e di salute dei detenuti contrassegnate dalla difficolt\u00e0 di accedere alle visite specialistiche e agli esami diagnostici; la mancanza lamentata dai detenuti di attivit\u00e0 di reinserimento e di un adeguato sostegno alle iniziative culturali. <\/span><\/p>\n

\u00c8 in questo clima che si sono venuti a creare, nei giorni scorsi, due gravi episodi di rivolta<\/a> all\u2019interno della casa circondariale di Capanne a Perugia. <\/span><\/p>\n

\u201cIl problema \u00e8 che i detenuti non hanno molte possibilit\u00e0 di lavorare. Se non lavorano, non hanno quei 50\/100 euro al mese per pagarsi delle piccole cose che vogliono comperarsi: un caff\u00e8, una pasta in pi\u00f9, le sigarette, i vestiti. Non essendo autonomi economicamente si sentono sempre nel bisogno. In pi\u00f9 va aggiunto il sovraffollamento, la reclusione, il caldo. Quindi, in queste condizioni, basta poco per provocare il caos\u201d. <\/span><\/p>\n

Questo il commento sulla vicenda di suor<\/span> Carla Casadei<\/strong>,\u00a0che da anni presta il suo servizio in carcere con con l\u2019Associazione perugina di volontariato. Nei mesi invernali suor Carla si reca nella sezione femminile per un laboratorio di cucito insieme ad un\u2019altra volontaria che \u00e8 modellista. <\/span><\/p>\n

\u201cAndiamo per due ore alla settimana e facciamo fare alle detenute dei piccoli lavoretti\u201d. Durante tutto l\u2019anno poi si reca nella sezione maschile per i colloqui personali. \u201cLe attivit\u00e0 lavorative \u2013 continua Casadei – vengono concesse solo ad alcuni tipi di detenuti, nel fine pena o per pene lunghe. Per\u00f2 non sono organizzate in maniera continuativa, ma per turni.<\/span><\/p>\n

Ecco quindi che per 2 mesi svolgono la mansione di scopini, portavitto (coloro che portano il cibo nelle celle), bibliotecari, cuochi. Per\u00f2 su circa 300 detenuti, a lavorare saranno una ventina e per un tempo limitato. Bisognerebbe poi coinvolgere pi\u00f9 aziende esterne. Dentro il carcere di Perugia c\u2019\u00e8 una piccola attivit\u00e0 aziendale che viene dall\u2019esterno, la Plurima, che fa fascicolazione di documenti,<\/span> ma sono coinvolti solo\u00a0<\/span>3 detenuti\u201d.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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\u00c8 dello stesso parere padre<\/span> Francesco Bonucci<\/strong>,\u00a0cappellano del carcere di Capanne, intervistato da\u00a0<\/span>Umbriaoggi.news<\/a>. \u201cPenso che queste persone hanno bisogno di essere pi\u00f9 impegnate durante la giornata perch\u00e9 passano la maggior parte del tempo senza far nulla e questa \u00e8 la cosa pi\u00f9 urgente. Dopo tanto tempo senza avere niente da fare anche la persona pi\u00f9 normale impazzisce\u201d ha dichiarato Bonucci.<\/span><\/p>\n

Cosa ne pensano invece politici ed istituzioni? \u201cLa soluzione \u00e8 costruire nuovi carceri e non certo far uscire i delinquenti, sia chiaro\u201d ha detto Emanuele\u00a0<\/span>Prisco (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce<\/em><\/a>).<\/span><\/p>\n

Valentina Russo<\/strong><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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