{"id":55061,"date":"2019-08-03T13:34:18","date_gmt":"2019-08-03T11:34:18","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=55061"},"modified":"2020-04-20T18:45:33","modified_gmt":"2020-04-20T16:45:33","slug":"politica-risposte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/politica-risposte\/","title":{"rendered":"POLITICA. Chi dovrebbe dare risposte, evita accuratamente di darle"},"content":{"rendered":"
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di Daris Giancarlini<\/strong><\/p>\n

Desolante, deprimente, a tratti disgustoso: lo spettacolo che stanno dando i protagonisti dell\u2019attuale scenario politico italiano oscilla costantemente tra la commedia e la farsa. Ma quello che rischiano il Paese e gli italiani \u00e8 il dramma. <\/span><\/p>\n

Per colpa di un personale politico – maggioranza o opposizione, non fa differenza che ha scambiato o svenduto il perseguimento dell\u2019interesse collettivo con la ricerca spasmodica e incessante del consenso. <\/span><\/p>\n

Chi per conseguire qualcosa d\u2019altro dalla democrazia come l\u2019abbiamo conosciuta fino a oggi (quanto fascino esercita<\/span>la suggestione putiniana della \u2018democrazia illiberale\u2019…), chi per restare abbarbicato a un potere conquistato promettendo ci\u00f2 che si sapeva gi\u00e0 non avrebbe potuto mantenere, facendo cos\u00ec passare la vulgata di un \u2018popolo bue\u2019 che si pu\u00f2 irridere e gabbare a piacimento, e a costo zero, avvolgendolo in una lattiginosa coltre di perenne propaganda. <\/span><\/p>\n

L\u2019anti-politica tanto di moda di questi tempi ci \u00e8 stata spacciata come \u2018cambiamento\u2019… In realt\u00e0 si sta rivelando<\/span> soltanto uno stratagemma per mascherare la mancanza di capacit\u00e0, o di volont\u00e0, di fare la politica, quella vera e seria, che ogni democrazia che si rispetti pretende si faccia. Per non snaturarne il profilo con pericolosi<\/span> maquillage a uso e consumo del potente di turno.<\/span><\/p>\n

Tornare alla seduta del Senato del caldo pomeriggio romano del 24 luglio scorso serve a riflettere sulla pochezza, ma anche sulla drammaticit\u00e0, del passaggio epocale che la democrazia italiana sta attraversando. C\u2019\u00e8 un Presidente del Consiglio, l\u2019autonominatosi \u2018avvocato del popolo\u2019 Giuseppe Conte, che decide di andare in aula (assente Salvini, quello che il premier intende difendere) per riferire su quanto palazzo Chigi (che tutto dovrebbe conoscere dell\u2019attivit\u00e0 dei vari ministri) \u00e8 in grado di spiegare sulla vicenda dei presunti legami Lega-Russia.<\/span><\/p>\n

Conte – che poi spiegher\u00e0 poco o niente di pi\u00f9 rispetto a quanto i giornali non avessero gi\u00e0 pubblicato – entra in aula, comincia a parlare, e immediatamente i senatori cinquestelle si alzano e se ne vanno. E Conte era stato indicato come premier proprio dai grillini! I quali, su richiesta – angosciata – dello stesso Conte, spiegano di<\/span>aver abbandonato l\u2019aula \u201cperch\u00e9 doveva essere il capo della Lega a venire in aula a dare spiegazioni\u201d. Fosse anche cos\u00ec, sempre al \u2018loro\u2019 premier avrebbero fatto lo sgarbo.<\/span><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Ma altri commentatori osservano che il gesto \u00e8 diretto proprio a Conte per il suo \u2018via libera\u2019 alla Tav (una delle tante promesse, quella di stopparla, che i grillini sapevano benissimo di non poter mantenere, e che invece il pragmatismo del premier valuta come opera da realizzare).<\/span><\/p>\n

Tutta la vicenda fornisce la misura della crisi profonda e della confusione che regna nel Movimento, con il suo co-fondatore Beppe Grillo che, dopo il s\u00ec all\u2019Alta velocit\u00e0 ferroviaria, quasi ripudia le sue \u2018creature\u2019, e un Luigi Di Maio sempre pi\u00f9 in difficolt\u00e0 dopo le batoste elettorali che hanno dimezzato il consenso ai grillini, a tutto favore della Lega.<\/span><\/p>\n

Il cui leader, vice premier e ministro dell\u2019Interno, in quell\u2019aula di palazzo Madama ha scelto di non andare proprio. Per dare invece la sua versione dei fatti, senza contraddittorio, in una diretta Facebook: scelta simbolica di quanto poco rientri nell\u2019ottica salviniana la centralit\u00e0 del Parlamento, e di quanto invece sia fondamentale, per lui e per il suo potente apparato massmediatico, coltivare prima e sopra a tutto gli umori che gran parte del suo elettorato esprime in Rete, sollecitato e indirizzato dal \u2018team\u2019 dello stesso vice premier. <\/span><\/p>\n

La seduta del 24 luglio poteva essere l\u2019apoteosi per la principale forza di opposizione, il Pd. Che invece – dilaniato dalle mai sopite contrapposizioni interne – ha scelto, anche in questo caso, di farsi del male da solo. L\u2019ex premier ed ex segretario del partito, Matteo Renzi, prima annuncia di voler parlare in aula sul \u2018Russiagate\u2019 e poi viene stoppato dalla segreteria Zingaretti, e allora sceglie anche lui – come Salvini – di affidare alla Rete il proprio intervento.<\/span><\/p>\n

Nomi che girano e si contrappongono, carriere che ballano, poltrone che non si vogliono abbandonare: il mondo politico segue le sue logiche, mentre il Paese reale va per conto suo. Dove? Lo dovrebbe dire la politica. Ma di questi tempi non ce n\u2019\u00e9 traccia.<\/span><\/p>\n

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